Ecodidattica e apprendimento per competenze
COME STA CAMBIANDO LA SCUOLA?
Alessandro Marescotti
docente IISS Righi Taranto
4 maggio 2017
Il desiderio di applicare le conoscenze
“Che beneficio c'è ad accumulare notizie di geografia e di storia, ad apprendere a leggere ed a scrivere, se con questo l'individuo perde il desiderio di applicare ciò che ha appreso e, soprattutto, se ha perduto la capacità di estrarre il significato delle esperienze future in cui via via si imbatterà?”
John Dewey (fondatore dell’attivismo pedagogico)
Cittadinanza attiva e scuola attiva
Cosa sono le competenze
COMPETENZA: comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale.
(European Qualifications Framework - Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli).
L’Unione Europea sta chiedendo alla scuola italiana di programmare per competenze e non solo per conoscenze. A scuola si deve imparare a saper fare e non solo a sapere. Si deve passare dal sapere teorico alle competenze.
Dal problema alle discipline
Nell’apprendimento per competenze la nuova scuola (voluta dai nuovi programmi) deve saper prevedere sia le discipline (organizzate per contenuti) sia i problemi della vita reale (che si possono risolvere con il “problem solving” e la “collaborazione” fra diverse discipline).
In molti casi si potrebbe partire dal problema per studiare le discipline. Dal concreto all’astratto. In altri si può fare il contrario.
Matematici e artigiani
Nella storia la tradizione dotta e la tradizione artigianale sono rimaste divise per tanto tempo.
Tradizione dotta: i matematici, pieni di conoscenze ma privi di tecniche applicative.
Tradizione artigianale: gli artigiani, pieni di problemi da risolvere ma privi di strumenti teorici per risolvere quelli più complessi.
Poi Galileo Galilei fece convergere le due tradizioni.
Quattro esempi di didattica per competenze
Affrontare situazioni di questo tipo significa affrontare “compiti di realtà”.
La scuola e i compiti di realtà
La competenza è possibile valutarla solo in situazione, perché è la capacità di assumere decisioni e di saper agire e reagire in modo pertinente e valido in situazioni contestualizzate e specifiche. Secondo le Linee guida, la competenza si può «accertare facendo ricorso a compiti di realtà (prove autentiche, prove esperte, ecc.), osservazioni sistematiche e autobiografie cognitive».
Cosa è la “prova autentica”
La prova autentica è basata su un compito autentico.
Il compito autentico è un compito che prevede che gli studenti costruiscano il loro sapere in modo attivo ed in contesti reali e complessi e lo usano in modo preciso e pertinente, dimostrando il possesso di una determinata competenza.
“In parole semplici: una normale attività della vita reale, ricca e splendida, in cui si utilizzano tutte le capacità acquisite e la creatività per risolvere un problema vero”. Questo scrive Fabio Biscaro.
Cosa è una “prova esperta”
Per prova esperta si intende una prova di verifica che non si limiti a misurare conoscenze e abilità, ma anche le capacità dell’allievo di risolvere problemi, compiere scelte, argomentare, produrre un microprogetto o un manufatto, in pratica aspetti della competenza.
Si differenzia dall’Unità di Apprendimento (UDA) perché mentre l’UDA si connota come percorso formativo (che poi viene verificato), la prova esperta ha il vero e proprio carattere di verifica.
La gara a squadre di fine anno che stiamo facendo è una “prova esperta”.
Unità didattiche e UDA
L’unità didattica si basa sulle discipline e scompone i contenuti delle discipline in modo da essere assimiliati agevolmente. E’ centrata sull’insegnante. Richiede lezione frontale.
L’UDA (unità di apprendimento) è basata su un problema da risolvere, su compiti di reatà. Si basa quindi non su conoscenze ma su comptenze (teoria+pratica). E’ centrata sullo studente e, in vari casi, sul gruppo e quindi sull’apprendimento cooperativo (cooperative learning). L’UDA richiede - accanto alla lezione frontale - una “scuola-laboratorio” e ambienti di lavoro centrati sul compito da risolvere. L’UDA richiede piattaforme cloud e strumenti digitali di condivisione.
Cosa è l’autobiografia cognitiva
“Con l’autobiografia cognitiva lo studente racconta e descrive se stesso e come è diventato, grazie all’intreccio tra le conoscenze apprese a scuola e gli eventi, le relazioni e i contesti di vita che accompagnano la sua crescita personale. È pertanto uno strumento di autoanalisi che si basa sulla consapevolezza di come conoscenze, abilità e competenze divengano saperi autentici, rielaborati, interpretati e vissuti nell’identità personale”.
Io spesso ho definito l’autobiografia cognitiva con una definizione più semplice: “diario didattico”.
Cosa sono le “osservazioni sistematiche”
Per valutare le competenze è necessario rilevare e valorizzare i processi di pensiero critico, di soluzione dei problemi, di lavoro in gruppo e di ragionamento e di apprendimento permanente. Il MIUR chiede di utilizzare strumenti attraverso cui effettuare osservazioni sistematiche . Gli strumenti possono essere diversi: griglie o protocolli strutturati, semistrutturati o non strutturati e partecipati, questionari e interviste.
L’insegnante dovrebbe tenere traccia di come ogni studente interagisce con i compagni, sa esprimere e infondere fiducia, sa creare un clima propositivo partecipazione, rispetta i temi assegnati, porta a termine la consegna ricevuta.
DRODI
DRODI è il DROpbox DIdattico nel quale facciamo confluire i lavori svolti.
DRODI serve a favorire questa transizione verso una scuola nuova, mentenendo traccia dei progressi, dei processi, dei casi di studio, e così via.
Importante è anche il gioco a squadre come PROVA ESPERTA.
Concludendo