PREMESSA
Negli ultimi anni scelte politiche guidate dall’ottica del risparmio hanno impoverito la Scuola delle sue risorse più preziose. I pesanti tagli al personale scolastico generati dalla “riforma” Gelmini del 2008, per quanto riguarda i docenti, hanno generato le ormai tristemente famose “classi pollaio”; mentre per quanto riguarda il personale di segreteria e i collaboratori scolastici (per i nostalgici i “vecchi bidelli”), se da un lato hanno prodotto e continuano a produrre uno stato di cronica e progressivamente più acuta difficoltà degli uffici a far fronte alla miriade di compiti e procedure che Ministero e Regione Veneto gli riversano addosso; dall’altro spesso rendono difficilmente praticabile tanto l’indispensabile sorveglianza dei locali e la loro accurata pulizia; quanto la necessaria vigilanza e assistenza dei giovani allievi.
Oggi l’andamento della pandemia sta platealmente acuendo le difficoltà che gli operatori scolastici sono chiamati a fronteggiare.
Mancano docenti per sdoppiare le classi e gestire così, in presenza a scuola, un numero contenuto di alunni. Inoltre anche i finanziamenti specifici stanziati a settembre u.s. per i cosiddetti docenti Covid (supplenti per lo sdoppiamento delle classi), a causa della mancata lungimiranza ormai cronica delle istituzioni, non hanno permesso di coprire tutti i posti disponibili, per mancanza di personale qualificato.
I servizi aggiuntivi risultano sempre più ridotti, le compresenze dei docenti, necessarie per creare situazioni didattiche di benessere educativo, di didattica innovativa, di supporto ai singoli alunni, si riducono costantemente: e questo proprio mentre emerge con forza il bisogno dei giovani allievi di poter contare su tempi di apprendimento più distesi, e le famiglie - alle prese con mille preoccupazioni quotidiane e con impegni lavorativi sempre più pressanti - avrebbero la necessità di servizi educativi più prossimi ai luoghi di residenza, meglio organizzati.
Proprio ora, con tutto il mondo col fiato sospeso per quello che sta accadendo a livello sanitario, con le preoccupazioni economiche e occupazionali che il perdurare della pandemia sta generando, l’operazione avviata dai sindaci di Borgo Valbelluna e Limana appare improvvida, inopportuna, immotivata e del tutto avulsa dai problemi concreti con cui sono alle prese i cittadini che amministrano.