Petizione:
Gentile Sindaco,
con la presente siamo a chiederLe di esprimersi pubblicamente, nella sua veste istituzionale, a difesa dell’apertura delle scuole nel nostro territorio. È quanto hanno fatto negli ultimi giorni sindaci e assessori di altri Comuni, rivolgendosi anche al governo nazionale. La chiusura delle scuole non dovrebbe essere presa in considerazione in zona arancione, e andrebbe scongiurata anche in zona rossa, a tutela dei diritti dei minori e di quello all’istruzione in particolare. La chiusura delle scuole non è ammissibile mentre la gran parte delle altre attività resta aperta. Oltretutto è stata decisa senza aver fornito ai cittadini alcuna evidenza sull'aumento dei contagi e dei focolai.
Gli studi scientifici pubblicati in questi mesi sulle più autorevoli riviste, descrivono il rischio epidemiologico nelle scuole, relativamente al Covid-19 anche con le varianti, come più basso rispetto a quello presente in molti altri contesti sociali, in alcuni dei quali vigono misure meno restrittive.
Dalla letteratura scientifica internazionale si apprende in particolare che:
- i giovani si ammalano meno di COVID-19;
- al contrario di quanto avviene per l'influenza, il ruolo dei più giovani nella trasmissione di SARS-CoV-2 è limitato;
- la trasmissione bambino-adulto ha un grado di probabilità inferiore a quella tra adulti;
- non si è osservata un’associazione significativa tra la riapertura delle scuole e l’incremento della diffusione del virus.
Date queste premesse:
La sospensione della didattica in presenza per i servizi educativi e dei cicli inferiori (nidi, infanzia, primaria, secondaria inferiore) è una misura sproporzionata, che calpesta le vite dei più piccoli e dei loro familiari. La didattica a distanza per questi bambini è un pallido tentativo di non spezzare le relazioni educative, ma assolutamente inadeguato dal punto di vista didattico se non dannoso da quello emotivo e neurologico.
È da ottobre che studenti e studentesse delle scuole superiori seguono forme di “didattica mista”, eufemismo per dire che la didattica in presenza è decurtata del 50% o più. Arrivano segnali allarmanti, anche dai reparti di neuropsichiatria infantile e dall'Ordine degli psicologi della nostra regione, sull'aumento di casi di depressione, disagio, autolesionismo negli adolescenti, lasciati soli in un vuoto imperdonabile.
I bambini e i ragazzi hanno già subito abbastanza, non devono ricevere il colpo di un’altra chiusura che si potrebbe protrarre fino a fine anno, i danni in termini psicofisici e formativi stanno diventando irreparabili.
Tutto ciò ha un impatto enorme sulle famiglie, già vessate psicologicamente ed economicamente, nostro paese: tutte condividono le stesse difficoltà, ma sappiamo che sono quelle più fragili – sul piano sociale, economico, culturale a pagare di più.
L’esperienza di dodici mesi ci ha indicato che la chiusura delle scuole ha un impatto violento sull’intero tessuto sociale, soprattutto in un territorio come il nostro dove le madri sono inserite nel tessuto lavorativo e i bambini finirebbero per essere accuditi dai nonni, anche non vaccinati e definiti come categorie fragili.
Le chiusure sono altamente lesive della dignità dei bambini e mettono a repentaglio la salute intesa così come l’OMS: “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”, senza peraltro avere alcuna incidenza sulle curve epidemiologiche (gli studi in altri paesi, dove hanno chiuso solo per periodi brevissimi e in territori circoscritti, sono ormai consolidati).
Si aggiunga nelle scuole sono rigorosamente rispettati i protocolli di sicurezza che hanno ben pochi equivalenti nel resto della società e della attività sociali e che i presunti dati sui focolai o sui 'bamnini untori' anche a fronte della temuta variante inglese non hanno nessun riscontro nella comunità scientifica. La campagna vaccinale ha subito contemplato il personale scolastico e ora un’altissima percentuale dei lavoratori e lavoratrici del mondo della scuola è già vaccinata. Proprio alla luce di quest’ultimo dato, è incomprensibile una chiusura delle scuole giustificata con la necessità di accelerare un piano vaccinale. Al contrario, vaccinare una categoria e poi lasciarla a casa, mentre altre – non contemplate tra le priorità del piano vaccinale – continuano a lavorare non vaccinate, eppure a stretto contatto con la collettività, costituirebbe un atto incomprensibile e sconcertante.
Le chiediamo quindi di farsi voce delle famiglie, dei lavoratori e delle lavoratrici e dei bambini e ragazzi del nostro Comune chiedendo al Governo nazionale di non rinnovare la previsione della chiusura delle scuole dopo il 6 aprile, data in cui finirà la validità dell'attuale DL, ma di prevedere e di farsi portavoce della necessità di aprire le scuole in tutte le zone.
Certi della Sua attenzione nei confronti della Comunità che rappresenta e amministra le porgiamo i nostri saluti più cordiali.
Genitori, studenti, docenti e cittadini tutti del Fermano