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RICHIESTA DI UN RICONOSCIMENTO NORMATIVO PER IL PARTO EXTRAOSPEDALIERO IN

PUGLIA

Al Presidente della Regione Puglia

N. Vendola

Al Presidente del Consiglio Regionale della

Puglia

O. Introna

Al Presidente della Commissione Assistenza

Sanitaria

e Servizi Sociali della Regione Puglia

L. Marino

e p.c.

All’Assessore al Welfare della Regione Puglia

Dr.ssa E. Gentile

All’Assessore alla Sanità della Regione Puglia

Dr. E. Attolini

Siamo un gruppo di mamme che hanno avuto la possibilità di vivere l’esperienza più forte e stravolgente della propria

vita: dare alla luce i propri figli nel calore delle mura domestiche.

Alcune di noi hanno scelto di partorire anche dopo un pregresso cesareo, conoscendo le raccomandazioni espresse

dall’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui “Non c'è nessuna prova che dopo un precedente cesareo sia

richiesto un ulteriore cesareo per la gravidanza successiva” e che quindi “I parti vaginali, dopo cesareo, dovrebbero

venir incoraggiati” (OMS, Tecnologia appropriata per la nascita, Maggio 1985)

Abbiamo intrapreso questa strada perché ci siamo rese conto che questo era l’unico modo per rispettare noi stesse, i

nostri figli e le nostre idee per quanto riguarda l’evento nascita.

Siamo consapevoli che una scelta del genere possa sembrare anacronistica o incosciente agli occhi di qualcuno, ma

noi abbiamo valutato i pro e i contro, con consapevolezza e senza superficialità, e siamo sicure di aver dato ai nostri

figli una nascita degna di questo nome, in un ambiente sereno, protetto, intimo, senza tensioni e inutili medicalizzazioni.

Non abbiamo avuto paura perché siamo sempre state accompagnate, con empatia e professionalità, dalla nostra

ostetrica durante tutta la gravidanza, il parto e il post-parto.

Riteniamo che, al giorno d’oggi, l’ospedale sia il luogo più sicuro per partorire in una situazione di patologia, che

richieda tutta l’assistenza medica necessaria o in presenza di reale pericolo per la mamma e/o il bambino.

Al contrario, in presenza di gravidanza fisiologica, il contesto ospedaliero spesso non favorisce una nascita serena,

nel rispetto della donna e del bambino. L’enfasi sul rischio, la paura degli operatori, le carenze di personale, i protocolli

rigidi, la scarsa autonomia delle ostetriche, l’eccessiva medicalizzazione, tutto concorre ad allontanare il percorso della

nascita dalla fisiologia e dalla naturalità.

Il parto a domicilio potrebbe contribuire a contrastare questa tendenza, favorendo una de-medicalizzazione di

gravidanze e parti fisiologici ed al contempo liberando risorse per garantire una più adeguata assistenza ospedaliera ai

casi effettivamente patologici. La diffusione della pratica in Puglia è ostacolata anche dalla non rimborsabilità, laddove

un riconoscimento normativo concorrerebbe, oltre a favorire un riconoscimento etico-culturale ed un consenso

collettivo, a contrastare le disequità sociali di accesso ai servizi migliorandone la fruibilità.

Insieme a noi, molte altre donne, con i loro mariti/compagni ed i loro familiari, credono profondamente nella

necessità di un cambiamento serio e auspicano che la nostra società faccia passi concreti in tal senso.

A tale proposito osserviamo quanto segue.

- Il 90 % dei parti non richiede cure mediche e dunque l’ospedalizzazione della gestante non è, nella maggior parte

dei casi, doverosa.

- Il parto domiciliare assistito, peraltro già ampiamente diffuso in alcuni Paesi del Nord Europa, presenta, per le

donne a basso rischio, un elevato grado di sicurezza, com’è attestato da numerosi studi recenti (H. Tyson, 1991; O.

Olsen, 1997; MP Aikins et al, 1998; EK Hutton, 2009; PA Jassen et al., 2009; A. De Jonge, BY Van der Goes, et al.,

2009). I dati rassicuranti, partendo da una preventiva selettività delle gestanti ammesse al parto domiciliare, si basano

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sulla continuità assistenziale e su vari fattori e condizioni che garantiscono a partoriente e neonato un grado di sicurezza

perlomeno paragonabile a quello dei parti in ospedale, oltre ad una riduzione di esiti avversi materni.

- L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che “la donna deve avere la possibilità di partorire in un luogo

che sente sicuro, al livello più periferico possibile in cui sia possibile fornire assistenza appropriata e sicurezza. Per

donne con gravidanze a basso rischio, tali luoghi posso essere la casa, le case maternità, gli ospedali” (Care in Normal

Birth: a Practical Guide, Report of a technical Working Group, WHO Publication no. WHO/FRH/MSM/96.24,

Geneva).

- Il Parlamento Europeo, con la risoluzione A2 - 38/88 (Carta Europea dei diritti della partoriente), considera tra i

diritti della partoriente che sia assicurata “l’assistenza adeguata qualora venga scelto il parto a domicilio,

compatibilmente con le condizioni psicofisiche della partoriente e del nascituro e con le condizioni ambientali”.

- In Italia il parto domiciliare è previsto dalla normativa vigente e non mancano, a livello regionale, riconoscimenti

normativi del parto extraospedaliero (a domicilio o in case maternità) come legittima scelta avente diritto ad assistenza

gratuita, nella duplice modalità di erogazione di un servizio pubblico o contributo per spese di assistenza privata: esso è

rimborsato di fatto dal SSN in Emilia Romagna (L.R. 26/1998), Marche (L.R. 22/1998), Piemonte (DGR 80-5989 del

7/5/2002), Lazio (L.R. 29/2011), Province autonome di Trento e Bolzano (Delibera n° 10565 del 26/9/1997); inoltre

altre regioni prevedono già un riconoscimento normativo e sociale con l’obiettivo di favorire la libertà da parte della

donna nella scelta del luogo e della modalità del parto: Lombardia (L.R. 16/1987), Toscana (Delibera n. 41 del

17/02/1999), Abruzzo (L.R. 35/1990), Liguria (L. R. 24/1995), Valle d’Aosta (L.R. 44/1998), Sicilia (Decreto del

19/11/2010 relativo alle case maternità).

- La realtà pugliese, come riconosciuto nel Piano Sanitario Regionale 2008/2010, presenta tra le maggiori criticità il

costante incremento del fenomeno di medicalizzazione della gravidanza fisiologica ed il progressivo aumento di tagli

cesarei nei presidi ospedalieri delle ASL, oltre che nelle strutture private. In particolare, la Puglia è quarta tra le

regioni italiane per numero di tagli cesarei (47% circa, percentuale relativa al 2008, riportata dalle Linee Guida

2010), dato oltremodo significativo se rapportato alla posizione di vertice già occupata dall’Italia a livello europeo, se

non mondiale, e addirittura sconcertante ove paragonato al limite del 10-15% raccomandato dall’OMS. E’ abituale e

routinario il ricorso al taglio cesareo per pregresso taglio cesareo, contrariamente a quanto raccomandato dall’OMS

(Tecnologia appropriata per la nascita, 1985) e a quanto nuovamente ribadito nelle Linee Guida 2012 (SNLG ISS,

Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole).

- L’istituzione dell’assistenza extraospedaliera alle nascite, non ancora regolamentata in Puglia, potrebbe concorrere

in vario modo alla realizzazione di fondamentali obiettivi prefissati a livello normativo:

1) dal Progetto Obiettivo Materno Infantile (D.M. del 24/4/2000): “ridurre la mortalità perinatale” (secondo

l’OMS i più bassi tassi di mortalità si attestano in concomitanza di basse percentuali di cesareo), “assicurare processi

assistenziali tendenti alla sempre maggiore umanizzazione dell'evento nascita, coniugando la possibilità di far

coesistere la sicurezza per la partoriente ed il nascituro ed il rispetto di quanto desiderato dalla donna”, “attivare

progetti di assistenza domiciliare puerperale, con lo scopo di sostenere le fasce socialmente più deboli, promuovere

l'allattamento al seno, favorire il migliore inserimento del nuovo nato nel nucleo familiare”, tenendo conto

“dell'adeguamento alla realtà socio-sanitaria e culturale profondamente mutata negli ultimi tempi”;

2) dal Piano Sanitario Nazionale 2006/2008: “il miglioramento dell’assistenza ostetrica e pediatrico/neonatologica

nel periodo perinatale, anche nel quadro dell’umanizzazione dell’evento nascita, la riduzione del ricorso al taglio

cesareo, la promozione dell’allattamento al seno”;

3) dallo schema di Piano Sanitario Nazionale 2011/2013, reperibile all’URL

http://www.salute.gov.it/pubblicazioni/: la riduzione del ricorso al taglio cesareo e la demedicalizzazione delle

gravidanze fisiologiche e a basso rischio mediante l’allocazione di adeguate risorse economiche ed umane nell’ambito

della rete di presidi chiamata ad assicurare l’evento parto “non come un intervento medicalmente assistito, ma come un

evento biologico, familiare e sociale garantendo comunque un intervento immediato in caso di comparsa improvvisa di

fattori di rischio per la mamma e il neonato”;

4) dal Piano Sanitario Regionale 2008/2010: l’attuazione di un modello sociale di salute basato sull’empowerment,

cioè sulla valorizzazione delle competenze della donna nell’affrontare la gravidanza e il parto.

Riteniamo che un’offerta sanitaria che preveda e regolamenti, oltre all’assistenza domiciliare post-parto, anche il

parto a domicilio, possa contribuire alla risoluzione delle sopra evidenziate criticità, con notevoli vantaggi per madre e

neonato, ed al contempo alla realizzazione dei dichiarati obiettivi di piano.

- Rammentiamo che: 1) la normativa regionale prevede la ridistribuzione di avanzi di bilancio dovuti ad una

remunerazione solo parziale di prestazioni mediche inappropriate, con lo scopo di attuare progetti di interesse regionale

finalizzati alla promozione del parto naturale (L.R. 34/2009); 2) la pratica del parto a domicilio consente al sistema

sanitario regionale di realizzare notevoli economie di spesa, tenuto conto che la tariffa DRG regionale in vigore per un

parto fisiologico senza complicanze è pari a € 1.489 e per un parto cesareo senza complicanze è pari a € 2.360, cui

devono aggiungersi i costi relativi alla degenza (rispettivamente € 307,81 e € 731,30 per il ricovero, incrementati pro

die di € 196,77 e di € 169,40 come da Deliberazione della Giunta Regionale n. 1464 del 3 ottobre 2006 e succ. modd.),

senza contare eventuali ulteriori spese per prestazioni sanitarie extra (ad es., episiotomia, secondamento manuale, etc.);

3) la riduzione dei ricoveri è uno degli obiettivi enunciati nel c.d. Piano di Rientro 2010/2012.

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Sulla scorta delle considerazioni che precedono, quindi

AUSPICHIAMO

che nell’ambito del SSR venga garantita dalle strutture pubbliche l’attivazione di percorsi per il rispetto della nascita.

RICHIEDIAMO

a codesta Istituzione un riconoscimento normativo e sociale al parto a domicilio con l’obiettivo di favorire la libertà di

scelta da parte della donna circa le modalità con cui tale evento debba svolgersi, inserendolo nel prossimo Piano

Sanitario.

CHIEDIAMO,

nel frattempo, che sia varata una delibera che possa garantire un giusto contributo economico per chi desidera ricorrere

al parto a domicilio con l’assistenza di liberi professionisti.

CHIEDIAMO

inoltre che venga attuato ogni intervento utile a facilitare i parti vaginali dopo cesareo e che alle donne che abbiano

subito cesarei, in presenza di gravidanza fisiologica, venga effettivamente garantita l’assistenza al travaglio ed al parto

con modalità rispettose della naturalità.

NOME COGNOME INDIRIZZO DOC. IDENTITA’ FIRMA

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