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Vivo d'arte, vivo d'amore
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Da venerdì 27 gennaio, in via Canonica a Lugano, c’è un nuovo spazio per l’arte: Ego Gallery. L’inaugurazione è stata a dir poco esplosiva: dalle 17.30 in avanti sembrava accorsa mezza città, tanto le due sale espositive e il marciapiede davanti traboccavano di visitatori di ogni età.

Valeria Donnarumma e Giacomo Grandini, compagni di vita e d’avventura, hanno alcune particolarità in comune: sono giovanissimi, luganesi, lavorano per il dicastero Giovani ed Eventi, dove hanno svolto i numerosi progetti di Arte Urbana Lugano, e da anni sognavano una galleria tutta loro. Di diverso hanno il curriculum: lui viene da una famiglia sensibile alle arti ma prima di dedicarvisi interamente ha studiato giurisprudenza. Lei non ha scoperto in casa la passione che la muove, ma è partita subito con una laurea in Storia dell’Arte, un’esperienza lavorativa nella galleria Magda Danysz di Parigi e un master in Museologia a Neuchâtel. Si sono incontrati al Dicastero diretto da Claudio Chiapparino.

La loro squadra ha portato e continua a portare ‘un altro sguardo’ sul paesaggio quotidiano, un modo più partecipativo di usufruire degli spazi e la riflessione sull’ambiente in cui viviamo. Le iniziative sono molto differenti l’una dall’altra: Parc and Read consiste in sedie a sdraio, libri e riviste per tutti dentro il Parco Ciani; il concorso Addio, Lugano bella? ha stimolato i cittadini a esprimere la loro visione della città in maniera creativa; Open Gallery sono due serate all’anno in cui la popolazione può visitare gli spazi espositivi di Lugano. In questi mesi si svolge un concorso per trovare artisti che abbiano un’idea da realizzare nel tunnel di Besso.

Incontriamo Valeria Donnarumma il giorno dopo l’inaugurazione di Ego Gallery, un po’ stordita dal successo della sera prima, con gli occhi che brillano per la nuova sfida che inizia, elegante, bella, semplicissima come sempre.

Che cosa è la street art?

«È una delle tante forme di arte urbana, cioè l’arte che si sviluppa nello spazio cittadino. La street art nasce negli anni Settanta con un carattere decisamente pop, un’iconografia presa direttamente dalla cultura contemporanea, comune a tutti e comprensibile senza spiegazioni. Si esprime per strada, come una pubblicità; ma invece di pagare per dirti ‘compra’, spunta furtiva un mattino e ti dice ‘guarda, svegliati, meravigliati’. Nelle metropoli può avere la funzione di mettere il bello dove non c’è: colorare una parete in un quartiere scrostato e grigio, per esempio. All’inizio si contrapponeva polemicamente ai capolavori rinchiusi nei musei, o al mercato dell’arte che è un grande business. Poi, con Basquiat e Keith Haring, ha iniziato poco a poco a trovare anch’essa un posto nelle gallerie».

E che cosa è una galleria?

«È innanzitutto uno spazio vitale per l’arte. Il suo ruolo è di scoprire il nuovo e dargli modo di esistere, cioè di essere visto e – dato che tutti dobbiamo mangiare – anche di essere comprato. Giacomo e io ci occuperemo di giovani artisti con cui intraprendere un percorso: creeremo le condizioni ottimali in cui loro possano lavorare in libertà, pensando noi a tutti gli aspetti organizzativi a lungo termine, come un impresario con una compagnia teatrale. Per questo è molto importante avere contatti con altre gallerie, per permettere alle mostre di un artista di girare il mondo».

La street art si può infilare dentro una galleria?

«Ultimamente si è infilata persino in chiesa... Noi pensiamo che gli artisti propongano idee prima che un prodotto fisico e quello che ci interessa è di condividere queste idee con il pubblico. Ora esponiamo le immagini di Pietro Paolini, che ha fotografato i muri di Firenze dove il Comune ha cancellato i graffiti ricoprendoli grossolanamente con uno strato di colore. Altre foto sono invece cartelloni pubblicitari che Paolini stesso ha messo a tacere ricoprendoli di vernice. Dopo Paolini, il 17 marzo si inaugura una mostra di Eron, che porta i suoi quadri realizzati con lo spray, poi seguirà Nebojsa Despotovic, che tratta il tema dell’infanzia, mentre l’estate sarà dedicata ad artisti ticinesi, di cui ancora non svelo i nomi».

Mancava a Lugano uno spazio così?

«Ci sono molte gallerie, ma nessuna per ‘giovani emergenti’. E sono proprio loro ad aver più bisogno di promozione e di sapere che cosa pensa la gente del loro lavoro. Inoltre abbiamo già detto che anche gli street artists devono mangiare... Per loro è un momento favorevole: i collezionisti se ne stanno interessando, perché l’arte di strada per adesso è ancora a buon mercato».

Ego Gallery

via Canonica 9 – Lugano

Ma-Ve:14-19 - Sa: 10-18