Capitolo Tredici: Voci del Passato
“È una storia di fantasmi. Sono tutte inventate.”
Casa.
“Rinunciate ai diritti sul contenuto della camera blindata, e lei è tutta vostra,” spiegò Gawd mentre indicava con un’ala la Giunzione R-7. “Accettate?”
Una camera blindata pieno di memorie strappate dalle menti di pony morti duecento anni fa… od un posto da chiamare casa.
“Non ne avrai bisogno?” Chiesi cautamente. “Per difesa?”
"Ora che sono io a dirigere lo spettacolo, mi sistemerò per bene allo Spaccazoccolo. Non abbiamo più i numeri per dividerci fra tutti gli avamposti, ormai. Dobbiamo costruire e consolidare nuove difese. Se siamo fortunati, gli schiavisti di Occhiorosso torneranno nelle loro tane e si leccheranno le ferite. Non mi fido della fortuna.” Gawd fece un sorriso duro. “Preferisco contare sull’avidità delle persone. Di solito funziona molto meglio.”
Annuii lentamente. “Ed i pony, qui, non la saccheggiaranno mentre sarò via?”
Gawd sogghignò. Stavo diventando brava a fare quelle che lei considera le domande giuste. “Non se gli dico di non farlo, non lo faranno.” Con un incaratteristico tocco di cordialità, aggiunse, “Tutti sanno cosa avete fatto per loro là dentro. E quelli che non si sentono in debito hanno almeno il buon senso di non scatenare l’ira dell’ammazza-draghi locale.”
Guardai il treno disabilitato e le baracche fatte di metallo di scarto sotto una luce completamente nuova. Quella poteva essere casa mia. Casa nostra, se Calamity e Velvet avessero accettato di rimanere. Un posto per riposare. Per Calamity per appendere il proprio cappello (in modo figurativo, per lo meno, considerando che addirittura ci dormiva con quel cappello, così come dormiva con il sottosella per la bardatura da combattimento).
Trotterellai intorno, godendomi il giro.
C’era una pompa d’acqua sul retro. Griglie per cucinare. Un piccolo purificatore per l’acqua in quelli che erano stati gli alloggi privati di Gawd. Insieme al vagone passeggeri il treno aveva anche molti vagone bestiame e due vagoni merci -- avremmo avuto tutti il nostro spazio personale e molti luoghi da usare come magazzino. Un generatore in una delle baracche teneva accese le luci di notte e faceva andare il frigorifero nell’ultimo vagone.
Guardai il posto di guardia oltre quello che era stato l’ufficio di Gawd. Calamity mi fece un cenno con l’ala fasciata. Aveva quasi finito di mettere in posizione il cannone al plasma a tre canne. Mi chiedevo... Calamity era l’unico di noi tre ad avere la capacità di poter sparare manualmente con quel mostro, mi sarebbe stato possibile attrezzarlo come torretta automatizzata? Pensai al convoglio cielo-mimetico, conoscevo un posto perfetto dove trovare i pezzi.
È anche vero che il posto era arrugginito, sporco e pieno di fieno ammuffito -- ma la maggior parte di quelle cose potevano essere messe a posto con del duro lavoro ed un po’ di Tenere Cure Amorevoli[1]. L’orribile fetore che veniva dal’edificio centrale, la cui latrina straripava di letame, era tutta un’altra storia. Gli diedi un’occhiata, con leggeri conati di vomito. Quello sarebbe stato difficile e spiacevole da mettere a posto.
Velvet Remedy vide la mia espressione ed iniziò a canticchiare, “Non pensare a quello come ad anni di escrementi di pony, Littlepip. Pensalo come fertilizzante gratis. Potremmo provare ad iniziare un giardino insieme.”
Insieme! Quella parola mi riscaldò il cuore e mi riempì di gioia più di quanto la diretta luce del sole potesse fare.
La mia casa nelle Terre Devastate d’Equestria sarebbe stata quella che prima era di Gawd. Compreso il suo ufficio.
Ogni esitazione (o interesse sul perché Gawd volesse una camera blindata piena di sfere di memoria), venne lavata via da quel fantastico “Insieme”.
“La prendo!”
*** *** ***
“Io non capisco,” borbottò Calamity. “Adesso stiamo aiutando i razziatori?”
Insieme, Calamity ed io camminammo attraverso il cortile roccioso dello Spaccazoccolo appena dietro Gawd. Velvet Remedy era da un'altra parte, avendo insistito per essere lei stessa a curare i feriti, nonostante avesse finito le scorte mediche (sia le nostre che quelle trovate allo Spaccazoccolo) la seconda mattinata dopo la battaglia. E nonostante fosse molto probabile che i vili mostri che avevano ucciso i genitori di Silver Bell fossero fra i feriti piuttosto che fra i morti.
“Non saranno più razziatori.” La voce di Gawd diede una risposta che era difficile da mettere in dubbio.
Calamity, essendo Calamity, lo fece lo stesso. “Questo non cambia le cose orribili che alcuni di loro hanno fatto.” Agitò la criniera. “Non mi piace comunque.”
“Quello era sotto Occhimorti.” Gawdyna Grimfeathers aveva portato alla vittoria i pony sotto assedio dello Spaccazoccolo contro gli schiavisti di Occhiorosso. Ora, con sia Occhimorti che il Signor Topaz fuori dagli zoccoli, era lei l'unica a cui i pony dello Spaccazzoccolo potessero rivolgersi per farsi guidare. “Ho grandi piani per questo posto; non ci sarà più spazio per mostri senza onore nel mio Spaccazzoccolo.”
La guardai, ammirando le sue parole ed il modo in cui si muoveva. Gawdyna non mi andava a genio, ma non potevo far altro che rispettarla. E sì, era elegante, potente e molto attraente per un non-pony (e se anche è un grifone? Non c'è nulla di male a guardare). Gawd stessa si era occupata di entrambi i grifoni nemici, abbattendoli con il suo fucile ad energia magica ed i suoi artigli. Ne era uscita con un paio di nuove cicatrici. Pensai che la facevano sembrare soltanto solenne.
Sperai che le altre giumente le avrebbero trovate così; adesso avevo una cicatrice tutta mia. Le bruciature, anche se orribilmente dolorose, si sarebbero potute curare con rimedi magici. La grave ferita causata dal deformante e distruttivo potere magico non si sarebbe cancellata facilmente. La piccola linea di carne corrotta dalla lancia ad energia magica che mi aveva toccato il collo sarebbe rimasta con me per il resto della mia vita.
“...ci saranno un po' di uova marce, ma ce ne occuperemo.” Gawdyna stava parlando con Calamity. Mi accorsi di aver perso la concentrazione; stavo ammirando i suoi fianchi (in un modo totalmente rispettoso) ed avevo perso il filo del discorso. “Tutti gli altri pony stanno capendo di aver speso gli ultimi anni a spaccarsi gli zoccoli per un drago che come ricompensa se li sarebbe divorati. Stanno riconsiderando i loro percorsi di vita e quasi tutti saranno pronti per un cambiamento.”
Gawdyna sogghignò, guardando a Calamity. “Metterò la paura di Gawd in chiunque non ne ha l'intenzione.”
Nei giorni passati, avevo scoperto che il Signor Topaz aveva abbassato l'ascensore di carico e stava per emergere nel cortile quando avevo fatto scattare l'allarme. La voce del drago era forte, e si era sentita chiaramente dal campo. Mentre nessun pony era a conoscenza della mia parte nella conversazione, diverse dozzine avevano sentito tutto ciò che il drago aveva da dire.
Le voci si erano diffuse fra i sopravvissuti. Tutti i pony conoscevano me ed i miei compagni per nome e si erano fatti un’opinione…
“Ehi Littlepip!” un urlo risuonò attraverso il campo da un gruppo di pony che facevano una cernita delle armature prese dai cadaveri. “Hai per caso trovato qualche proiettile ammazza draghi di recente? Hai provato a guardare nella dispensa del Signor Topaz?”
…alcune meno incoraggianti di altre. Spostai lo sguardo da un'altra parte e provai ad ignorarli.
Concentrandomi rientrai nella conversazione. “Che grandi piani hai?”
Gawd si fermò e si voltò, valutandomi con lo sguardo. Chiaramente stavo facendo leva su segreti che preferiva tenersi dentro. Dopo un lungo silenzio mi diede una risposta che avrei comunque ottenuto normalmente in un paio di settimane.
“Alla luce del prematuro spappolamento del Signor Topaz abbiamo abbastanza gemme per attirare carovane ed aprire rotte commerciali. Lo Spaccazoccolo si trova ad un paio di giorni di carovana sia da Manehattan che da Nuova Appleloosa.” Gawd mi fissò con un sorriso ben informato. “E ho sentito che gli Appleloosiani stanno cercando nuovi partner commerciali.”
Provai a non trasalire. Quante cose sapeva Gawdyna?
“Ed io ho un fienile da venderti a Canterlot,” si fece beffe Calamity, dando a Gawd un sorriso ironico. “Se vi aspettate che io creda che un mercenario temprato come Gawdyna Grimfeathers stia pensando di stabilirsi e di giocare al sindaco.”
Gawd rise. Fu una risata forte e lunga. “Già giusto. Sto anche inviando…” Si fermò, cercando la parola giusta. “Inviti agli Artigli attualmente non sotto contratto.”
Non disse nient'altro, ma stavo iniziando a farmi un quadro della situazione.
“E le sfere di memoria?” chiesi, soprattutto per curiosità.
Per quanto mi piacesse come stava diventando la Giunzione R-7 (specialmente da quando avevamo eliminato quel tanfo vomitevole ed avevo iniziato a portare a compimento i miei piani per le torrette), avevo iniziato a sospettare di aver scelto il lato peggiore del patto. L'idea non mi dava fastidio; avevo le bisacce piene così com'erano. Se non altro ammiravo quanto Gawdyna fosse scaltra.
Gawd socchiuse gli occhi. “Non sono affari vostri.” Quello che mi aspettavo.
Non appena arrivammo alla fine del campo ed entrammo nella torre di guardia, sentii la radio. La fine di una antica canzone di Sapphire Shores fece posto alla voce di DJ Pon3.
“Buona sera, abitanti delle terre devastate! Come va a tutti voi pony? Ho delle grandi notizie per voi oggi! Ricordate quella piccola Puledra della Scuderia che ha fatto fuori gli schiavisti di Appleloosa e ha salvato tutti quei pony? Beh, non chiedetemi come, ma è sopravvissuta ad un tuffo di testa da un dirupo su un treno in corsa. Proprio così, puledre e gentilstalloni: è tornata!”
Gawd continuò a camminare, ma Calamity si era fermato ed aveva cominciato a fissarmi, con le sopracciglia alzate ed il cappello spinto indietro. Mi sentii arrossire molto senza sapere il perché.
“E cosa ha fatto intanto, vi chiederete. Bene, sedetevi e drizzate le orecchie, perché è l'ora per DJ Pon3 di raccontarvi una storia. Pronti? Bene. Questa è la storia di una puledrina di nome Silver Bell…”
Guardai verso Calamity con dolore. Non volevo prendermi i meriti per una buona azione che Velvet Remedy aveva fatto. Tutto quello che io avevo fatto era spingere l'Osservatore a chiedere aiuto a Ditzy Doo.
“Aspetta fino a quando inizierà a chiamarti ammazzadraghi,” Calamity rallegrò il mio disagio. DJ Pon3 non aveva minimamente citato il mio compagno pegaso, e Calamity sembrava incredibilmente compiaciuto dalla cosa.
Guardai indietro il campo di rocce ed i pony che lavoravano duro per le conseguenze della battaglia. Una leggera malinconia si fece spazio nel mio cuore.
La fine della settimana, pensai. Entro quel giorno avrei riassemblato le torrette recuperate dal convoglio volante e le avrei fatte partire. Entro quel giorno saremmo stati in forze e riposati. Il mio manto stava ricrescendo bene nei punti dove era stato bruciato. Velvet Remedy aveva già smesso di agitarsi per l'ala di Calamity.
Calamity stava già diventando irrequieto. Si era unito a me perché a me, come a lui, non piaceva rimanere a guardare mentre gli altri venivano sfruttati od uccisi. Aveva rispettato l'idea della Giunzione R-7 come base per le nostre operazioni, ed aveva già pensato di costruire un'officina in uno dei vagoni bestiame, ma il mio amico pegaso non avrebbe mai accettato di stabilirsi lì e giocare alla felice casalinga.
Velvet Remedy era ancora agitata per i pony feriti più gravemente che era riuscita a salvare, ma potevo dire che stava iniziando ad accettare che non ci fosse nient'altro che lei potesse fare che altri pony non fossero in grado di fare. Presto anche lei avrebbe voluto lasciare quel posto. L'usignolo non aveva ancora finito di volare.
Io, per quel che mi riguardava, volevo spazzare via l'ombra crudele della schiavitù di Occhiorosso che oscurava l'anima d’Equestria – ma era un obiettivo estremamente vago ed assurdamente ambizioso. Avevo dimostrato di saper salvare le persone, ma non ero così arrogante da credere di poter realmente cambiare il corso delle armate e dell'economia. In verità l'unico obiettivo concreto davanti a me era incontrare DJ Pon3. Preferivo contare su di lui per indicarmi una strada. Inoltre, dopo aver sentito le sue trasmissioni radio nei giorni precedenti, mi era veramente venuta la strana idea di mandare in onda la musica di Velvet Remedy.
Entro la fine della settimana sarebbe stata ora di andare.
*** *** ***
Eravamo pronti per partire. Ad eccezione di Velvet Remedy. La guardai mentre se ne stava sdraiata sul pavimento del vagone ferroviario che aveva reclamato come proprio, rigirandosi la sfera di memoria che avevamo raccolto dai rottami delle Spedizioni Ditzy Doo tra gli zoccoli.
“Non l’hai ancora guardata?” chiesi, sopresa.
Velvet Remedy mi guardò con un dolce sguardo mansueto. “Dopo quello che hai trovato nella camera blindata? Come potrei? Speravo che riguardasse Fluttershy… ma adesso.” Lo prese tra gli zoccoli e lo sollevò all’altezza dei propri occhi. “E se fosse una confessione? E se non fosse bella?”
La capivo. Ricordavo la mia reazione quando avevo realizzato che Velvet Remedy non era prigioniera degli schiavisti della vecchia Appleloosa. Ed anche se si era rivelato essere per lodevoli intenzioni, sapevo quanto facesse male vedere il pony che si idolizza cadere dal piedistallo su cui lo si è posto.
“Vuoi che lo veda prima io per te?” offrii.
Velvet Remedy sorrise riconoscente ed annuì. Mise la sfera di memoria a terra ed indietreggiò.
Feci un respiro profondo, ricacciando indietro un’improvvisa esitazione. Non avevo mai visto una sfera di memoria prima. A rigor di logica, sapevo cosa aspettarmi: rivivere l’esperienza di un qualche altro pony. Mi era stato detto che tali memorie erano visive, auditorie, tattili… anche il gusto e l’olfatto erano conservati. Ma sarebbe stata vivida e frizzante od annebbiata dal tempo? Avrei visto le cose come realmente erano state, o sarei stata influenzata dalle percezioni e dalle parzialità di chi si ricordava? Avrei percepito i pensieri del pony? Sarei stata capace di distinguerli dai miei?
Mi sentii un po’ indecisa ma anche intensamente curiosa. Velvet Remedy mi stava guardando; la sua presenza mi fece ricordare perché lo stavo facendo.
Mi inginocchiai. Sporgendomi in avanti, toccai con il mio corno la sfera di memoria e mi focalizzai leggermente.
Una strana sensazione di flusso mi inondò mentre il vagone ferroviario, Velvet Remedy e le intere Terre Devastate d’Equestria vennero cancellati e furono sostituiti da una realtà completamente differente.
<-=======ooO Ooo=======->
Ero in piedi su un palcoscenico, o più precisamente il pony attraverso i cui occhi stavo vedendo e le cui orecchie stavo ascoltando aveva messo zoccolo su un palcoscenico.
Era, stranamente, come essere paralizzati; potevo sentire cosa lei (?) sentiva, ma non potevo muovermi da sola. All’improvviso ebbi l’urgente desiderio di mordermi il labbro inferiore, un desiderio seguito da un’ondata di panico quando non ci riuscii.
Stavo guardando una platea affollata in un teatro coperto largo e piuttosto carino. Diversi pony nella folla erano intenti a conversare, ed una leggera bufera di voci che si sovrapponevano riempiva la sala. Tutto era leggermente attutito e fuori fuoco, ma potevo comunque definire le facce di ogni singolo pony – un livello di dettaglio che la definiva come una grezza registrazione degli eventi dal cervello della pony che stavo, per mancanza di una parola migliore, “cavalcando” piuttosto che qualcosa che la pony avrebbe potuto ricordare naturalmente da sola. Avrei voluto dare un’occhiata da vicino alle pareti della platea -- avevo la chiara impressione che non fossero ricoperte di pannelli di legno ma che fossero effettivamente formate da alberi vivi, proprio come la Biblioteca di Ponyville. Ma, ovviamente, potevo vedere solo quello che la pony aveva visto.
Si concentrò su un’anziana (ma incredibilmente graziosa) pegaso gialla con una fluente criniera rosa che le copriva gran parte del volto, ed una coda dello stesso rosa, che le stava camminando riluttante davanti verso un podio, posto davanti al centro del palcoscenico. La pony gialla fissava il pavimento mentre camminava, come se avesse paura del contatto visivo con la folla prima di avere il podio in mezzo come scudo.
Fui colpita dalla chiara somiglianza tra la pony e quella sul cartellone pubblicitario che avevo visto la settimana prima, anche se la serie di eventi che avevano potuto portare una pony dall’essere la testimone di una cola al sapore di carota al diventare una delle giumenti più potenti nel governo era ben oltre le mie capacità di comprensione.
“Uhm… s-salve? Posso avere la vostra attenzione, per favore? Se non vi spiace?”
L’immenso sistema d’altoparlanti della platea esaltò la voce della pony, amplificandola fino a quasi il livello di una normale conversazione. Ma comunque la folla si ammutolì all’istante. Ogni stallone e giumenta nella folla portò la propria attenzione alla gialla giumenta con tre farfalle rosa come cutie mark. Riconobbi immediatamente il disegno. Velvet Remedy aveva appeso le cassette mediche nel suo vagone ad Appleloosa in modo che le loro farfalle avessero proprio lo stesso aspetto.
“Grazie,” cigolò la pegaso, sembrando sorpresa di essere all’improvviso il centro di così tanta attenzione. Mi accorsi che non aveva la risolutezza per dominare la loro attenzione in quel modo. I pony della folla non ascoltavano la giumenta sul palcoscenico per obbedienza, figurarsi per paura. No, in effetti non era nemmeno rispetto quello che vedevo. Era amore.
“Ora… uhm… So che ogni pony è molto, molto occupato. Quindi cercherò di non prendere troppo del vostro tempo.”
Io capii, ma non penso che lei l’avesse capito. Fluttershy temeva di offenderli, o di essere loro di disturbo. Dalle loro espressioni dubitai che fosse anche solo remotamente possibile.
“La Principessa Luna ci ha dato… ecco… ci ha permesso di… Abbiamo un nuovo progetto.”
Sentii qualche colpo e nitrito farsi strada tra la folla. Non importa quanto amassero la giumenta sul palcoscenico, quelle non erano chiaramente notizie ben accolte.
La pegaso gialla fece un verso, ritraendosi un poco. “Per favore… va tutto bene. So che siamo tutti pieni di lavoro, e che ogni pony ha già così tanto da fare… e state tutti facendo un lavoro fantastico.” Mentre aggiungeva l’ultima frase, sorrise caldamente a tutti. Se tutta l’acqua nella Scuderia Due si fosse congelata, quel sorriso avrebbe potuto scioglierla.
“Ma… questo è veramente importante. Ho parlato con la Principessa Luna, e.... Voglio davvero, davvero mettere in atto questo progetto. Io ci sono completamente dentro, e spero veramente che lo sarete anche voi.”
I suoni di dissenso si fermarono. Ogni pony ascoltò.
“Questa orribile, orribile guerra dura da troppo, troppo tempo ed ha fatto male a così tanta gente.” Potevo sentire la tristezza ed il dolore nella sua voce. Dolce, misericordiosa Celestia… Avrei voluto galoppare da lei e darle un abbraccio. Avrei voluto mentirle e dirle che sarebbe andato tutto bene. “Quindi Luna dice che il Ministero della Pace dovrebbe lavorare su un modo per far finire la guerra, e riportare ognuno, sia pony che zebre, al tavolo della diplomazia.”
Qualche pony (verso cui ebbi il forte impulso di calciare sul muso) addirittura chiese: “Se la guerra finisce, non diventeremo tutti disoccupati?”
Sentii Fluttershy sussurrare la preghiera, “Dalle tue labbra alle orecchie di Celestia.”
<-=======ooO Ooo=======->
Annaspai, ansimando come se avessi trattenuto il respiro, quando il mio vero mondo mi esplose attraverso, sommergendomi. Impiegai un momento per stabilizzarmi.
Velvet Remedy mi stava guardando con grandi, bellissimi occhi. Le sorrisi, facendo levitare la sfera di memoria a lei, stando attenta a focalizzarmi attorno invece che direttamente ad essa in modo da non perdermi nuovamente nel ricordo.
“Non è brutto.”
*** *** ***
Viaggiammo per buona parte del giorno sotto il cielo grigio ardesia. Le fredde, morte ossa di Manehattan si profilavano davanti a noi, ancora ad almeno un giorno di distanza. Ma anche a quella distanza il potere distruttivo della bomba al fuoco magico si era fatto sentire. Le fiamme non si erano nemmeno avvicinate, ma l’immensa onda d’urto aveva abbattuto alberi e scavato buchi nelle case.
Ci avvicinammo ad una piccola e molto umile casa separata da tutte le altre, un paio di chilometri più lontana da Manehattan rispetto al resto dei sobborghi che circondavano la città. La porta d’ingresso della casupola dava le spalle alla città, come se la casa stessa volesse ignorare i monoliti urbani sullo sfondo. A causa di ciò la porta d’ingresso era sopravvissuta quasi intatta, mentre il retro della casupola era collassato su se stesso. A quella distanza i danni della bomba non potevano essere stati più che quelli di un forte vento, ma avevano indebolito l’altro lato della casa abbastanza da permettere agli effetti decadenti del tempo di devastarla.
Mentre ci avvicinavano Calamity sussurrò, “C’è qualche pony a casa.” Si sollevò in aria, volando furtivamente in avanti per guardare meglio. Un istante più tardi tornò sorridendo. “Tutto a posto. Ci siamo trovati un mercante errante che si è imbucato nelle rovine. Non fate caso al gufo; sono piuttosto sicuro che sia addomesticato.”
Calamity spalancò le ali e volò avanti per salutare il mercante. Velvet Remedy trottò dietro di lui, muovendosi attorno al (mancante) lato ovest del piccolo edificio. Mentre la seguivo, notai che qualche pony aveva fissato una registrazione alla porta d’ingresso. Sembrava antica e malamente consumata; sospettai che fosse lì fin dalla morte del proprietario della casupola. Cambiai direzione, trottando verso la porta, ed il mio PipBuck segnalò una nota enigmatica sul mio Eyes-Forward Sparkle, facendomi sapere che aveva deciso di chiamare quelle particolari rovine “Cottage di Trixie”. Da tempo mi ero arresa al cercare di capire perché il mio PipBuck continuasse a marcare località apparentemente a caso.
La registrazione era in condizioni orribili. La tirai giù, intenzionata a lavorarci mentre Calamity contrattava con il mercante. Nel retro della mia mente, una voce insistente ripeteva che poteva essere abbastanza difficile da richiedere delle Ment-ali Party-Time. Sapevo che le voce mentiva, e cercai di ignorarla.
Quando mi riunii agli altri il mercante (un brizzolato stallone unicorno con una criniera color polvere che indossava una bardatura da negoziante) stava raccontando a Calamity e Velvet Remedy delle panzane sulle Rovine di Manehattan. Dalle occhiate che continuava a dare a Velvet era chiaro che non aveva mai visto una giumenta così affascinante in… beh, un tempo veramente lungo, se non da sempre.
“Fantasmi?” chiese scetticamente Velvet Remedy.
“Eggià. Per questo non mi avventuro mai oltre Fetlock[2]. Beh, per quello e per le manticore.”
“Manticore?” domandò Calamity. “Cosa ci fanno creature della foresta come quelle nelle rovine di una grande città risalente alla guerra?”
“Che ne so. Ma il posto è orrendo con loro. Meglio starne alla larga.”
Velvet non voleva arrendersi, “E con… fantasmi.”
L’unicorno mercante annuii. “Questo è quello che si dice, almeno. Ricordate, Manehattan non è come Canterlot, dove i pony sono morti in modo lento e doloroso. A Manehatten è stato all’improvviso. È successo così in fretta che gli spiriti dei pony non si sono nemmeno accorti di essere morti.”
“Assurdità,” nitrì Velvet.
Il pony finalmente notò il mio arrivo e fece un grande ghigno. “Ah, un’altra cliente. Benvenuta al…” agitò uno zoccolo verso l’edificio collassato attorno a lui, “…Buco di Merda Dannato da Luna.” Dietro di lui, un gufo robotico ronzò e fischiò dalla cima di un armadietto senza ante. Quando aprì il becco di metallo, fui in grado di vedere il bagliore di una piccola arma ad energia magica nascosta all’interno. “Non è molto, ma è tutto mio.”
La curiosità prese il sopravvento su di me. “Quanto per l’uccello?”
Il pony mercante rise rozzamente. “Spiacente, signorina. Il vecchio Gearwing[3] non è in vendita. Un mercante non vive a lungo nelle terre devastate se viaggia senza una protezione.”
Annuii. Passai a Calamity la lancia ad energia magica per aggiungerla alla merce da barattare e mi sedetti per lavorare alla registrazione. Quelle cose erano progettate per essere ridicolmente resistenti, ma quella aveva preso un sacco di bastonate. Mentre estraevo fluttuando alcuni dei miei preziosi strumenti, realizzai che sarebbe stato un piccolo miracolo se fossi stata in grado di tirarci fuori qualcosa.
Avevo appena iniziato a lavorare quando Velvet Remedy battè uno zoccolo a terra. “No, no, no.” Guardai su, chiedendomi perché disapprovasse i miei tentativi, solo per realizzare che stava nitrendo a Calamity. Abbassando la testa, lo spinse via dal mercante.
“Cosa ti ha fatto attorcigliare la coda?” chiese offeso.
“Ti stai facendo derubare da lui, ecco cosa,” replicò. “Ecco, lascia gestire le cose ad una pony che sa una cosa o due.”
Guardai i miei compagni, assorta. Il pony mercante li stava fissando leggermente accigliato. Velvet Remedy tornò da lui, e mentre Calamity la guardava da dietro, lei ignorò la pila di beni che lui stava cercando di vendere al pony, senza menzionare tutto ciò che lui sperava di comprare; ammiccò con le ciglia al mercante, dandogli uno sguardo che accese una fitta di gelosia nel mio petto, e chiese, “Quel vestito laggiù, quello nei colori primaverili? Quanto viene?”
Contrattò, giocando con il proprio fascino mentre faceva discretamente notare le cattive condizioni di ogni vestito che lui le fluttuava. Dopo poco, aveva comprato quattro vestiti al costo di due.
Trottando verso Calamity, portando i vestiti, gli chiese gentilmente, “Ora, saresti così gentile da usare il tessuto di questi per sistemare il danno fatto dalla nostra orribile lotta con il drago al magnifico abito che Littlepip mi aveva dato?”
Sentii il mio cuore fare un piccolo balzo. Calamity la stava semplicemente fissando, esterefatto. Il mercante lentamente mormorò “lotta con il drago” mentre la guardava.
“Perché l’hai fatto? Non hai nemmeno preso nessuna scorta medica.”
Velvet evitò la domanda con una scrollata di spalle. “Per favore?” aggiunge sorridendo a Calamity, che si mise velocemente al lavoro.
Tornai a pensare alla registrazione. Dopo quasi un’ora ero compiaciuta dai miei progressi. Avevo realizzato che i contenuti della registrazione non sarebbero valsi lo sforzo, ma ormai era diventata una sfida. Il messaggio effettivo non importava più di tanto.
Calamity aveva finito di riparare il bellissimo vestito di Velvet Remedy. Ero impressionata. Sembrava nuovo. Velvet sorrise e gli diede un piccolo bacio sulla guancia (suscitando un altro battito di gelosia da parte mia), quindi prese il vestito e trottò dietro alcuni detriti per indossarlo (cosa che, a dir la verità, non aveva alcun senso).
Il mio PipBuck fece la sua ultima scansione del messaggio, ricostruendolo. L’avevo recuperato quasi nella sua interezza. Mi infilai l’auricolare per ascoltare quello che un’ora di lavoro mi aveva portato. Sapevo di non dovermi aspettare chissà cosa, ma se finiva per essere una pubblicità porta a porta per delle cravatte, sarei stata un poco stizzita.
“Labbrobianco[4], mi spiace non poter venire questa settimana. Sai che vederti è uno dei punti migliori della mia settimana, ma ho appena ricevuto la chiamata più incredibile. Twilight Sparkle, sì quella Twilight Sparkle, mi ha chiamato. Di punto in bianco. Non è fantastico? Voglio dire, l’ho conosciuta quando non era niente ed io ero…
“Lascia perdere. Sono solo così sorpresa che si ricordi di me. Ma no, mi ha invitato a Manehattan questo fine settimana per parlare di una proposta. Riesci ad immaginarlo? Io, lavorare al Ministero della Magia! E quando la Giumenta del Ministero in persona ti chiama per esporti l’offerta, sai che dev’essere importante.
“Io… Io esiterei a dirlo, ma sono tornata. Oh sì, la vita di Trixie sta finalmente per fare la svolta!
“Uhm… Non so per quanto starò a Manehattan; ma per sicurezza, procedi e lascia il mio solito ordine sulla soglia: tre bottiglie di latte ed una confezione di burro. Ti pagherò settimana prossima. Promesso.”
Tutta quella fatica, ed avevo recuperato un ordine allo stallone del latte locale? Mi ero promessa di non infastidirmi, ma un po’ lo ero.
Velvet Remedy era riemersa, dall’aspetto impossibilmente sbalorditivo. L’avevo già vista in quel vestito e mi faceva ancora tremare le zampe. Il mercante invece no, ed era chiaramente colpito.
“Adesso, pensiamo agli affari,” disse Velvet con un grazioso sorriso, fluttuando la lancia ad energia magica dalla pila di beni che Calamity aveva cercato di vendere. “Ora, non sono certa che lei abbia i tappi per qualcosa di questo genere, ma sono sicura che possiamo arrivare ad un accordo.”
“N-non sei sicura che io abbia…?” Il mercante cercò di riguadagnare la sua compostezza. “Signorina, direi che quella vale…”
“Piuttosto tanto,” sorrise Velvet. “Consideri: tutto il potere di un’arma ad energia magica, ma nella forma di una lancia che ogni pony può usare senza addestramento specialistico? Un’arma dall’effetto devastante che non finirà mai i proiettili o le batterie magiscintilla. Niente spese di tappi, guadagnati col sudore della fronte, per le munizioni; niente rischi di doversi fermare e ricaricare in un momento critico della battaglia.”
Velvet Remedy la sollevò teatralmente. “E guardi le sue condizioni! Guardi, la gemma da sola vale più delle miserabili scorte mediche che il suo delizioso piccolo Buco di Merda ha da offrire.”
Fece una pausa, ammirando la lancia ad energia magica. “Guardi, ripensandoci, non posso immaginare di separarmente. Certo, è un po’ pesante, ma…”
“Va bene, va bene,” l’unicorno mercante esplose. “Cosa vuoi per quella?”
Guardai Calamity. Dalla sua espressione, stava pensando la stessa cosa. D’ora in avanti, Velvet Remedy avrebbe seguito tutte le nostre contrattazioni.
*** *** ***
Il corpo della radiablatta[5] scricchiolò grossolanamente sotto il mio zoccolo. Raschiai velocemente la porcheria dal mio zoccolo usando un cartello stradale abbattuto. Avevamo dormito al Cottage di Trixie la notte precedente e ce l’eravamo presa comoda nel corso della mattinata.
Secondo il mio PipBuck, il labirinto delle rovine annerite delle case ci stava spingendo attraverso quello che un tempo era stato il sobborgo di Fetlock. Stavamo andando lenti; un’area così grande significava che c’erano da trovare ancora degli oggetti degni di essere recuperati, anche fuori da casseforti e bauli. Tristemente, niente scorte mediche. Velvet stava cercando di usare le poche scorte che avevamo ottenuto dal mercante al risparmio, tagliando le bende curative in metà o terzi, ma insisteva comunque a pulire e coprire tagli ed abrasioni per evitare infezioni.
Velvet Remedy strillò di gioia quando aprì un vecchio frigorifero e trovò diverse bottiglie di acqua ancora pura all’interno. Le nostre borracce erano quasi vuote, ed i pochi rubinetti funzionanti che avevo trovato facevano fare dei felici clicchettìi al mio PipBuck per i livelli di radiazioni dell’acqua. La sua scoperta era una benedizione direttamente da Luna.
Non c’erano ripari degni del nome, e punti rossi brulicavano sulla bussola del mio EFS. Sopratutto radiablatte o gli occasionali porcospini giganti mutanti. La radiazione magica che aveva intriso l’acqua aveva distorto una moltitudine di abitanti animali delle terre devastate in versioni grottesche e spesso mostruose delle specie originali. Molte creature non erano sopravvissute alla mutazione.
Ma almeno non erano razziatori o schiavisti. Era un sollievo non combattere altri pony. Velvet Remedy stava iniziando a sviluppare dell’abilità con la sua pistola ad aghi; le sue riserve morali riguardo all’uccidere chiaramente non si applicavano alle bestie avide ed ostili.
Calamity piombò su di noi, dopo aver esplorato più avanti. “Siamo fortunati. Penso di aver trovato un posto dove passare la notte.”
Velvet Remedy ed io gli lasciammo fare strada. Due isolati dopo, arrivammo alla carcassa di una carrozza passeggeri volante. Era in condizioni molto migliori rispetto a quello che avevo usato come scorciatoia sotto i confini di Cloudsdayle. La vernice era annerita dal fuoco e si stava sfaldando col tempo, e quello che c’era sotto era più ruggine che metallo. Ma era completamente intatta, dato che era parcheggiata alla fermata carrozze quando il megaincantesimo era esploso, piuttosto che essere caduta dal cielo.
Era anche piena di passeggeri che, insieme al pony conducente imbrigliato di fronte, erano stati bruciati vivi dalla parete di fuoco magico che aveva spazzato Fetlock. La carrozza passeggieri era piena di scheletri bruciacchiati e bagagli abbrustoliti.
“Vuoi che dormiamo lì dentro?” chiese Velvet Remedy, sembrando inorridita. “Calamity, questo è macabro. Anche per te.”
Fissai la carrozza piena di scheletri di pony e mi ritrovai a riflettere su chi fossero. Com’erano state le loro vite? Erano stati felici? Mi chiesi se la carrozza era diretta a Manehattan. Se quei pony stavano tutti andando al lavoro. Se alcuni di loro fossero amici, che chiaccheravano sulle spese che avrebbero fatto?
Schiacciai quei pensieri con una forte zoccolata. L’apocalisse era già un assalto giornaliero di orrore e tristezza senza renderla ancora peggiore rimuginandoci sopra. Farlo poteva solo portare un pony al suicidio od alla pazzia.
Distogliendo lo sguardo, sentii un piccolo tizzone di gioia quando vidi la tremolante luce di un distributore di Sparkle~Cola infilato in una nicchia, subito dopo l’angolo della fermata carrozze. “Torno subito,” annunciai, lasciando Calamity e Velvet a pulire la carrozza passeggeri. O litigare al riguardo. Una delle due.
Trottai attorno la parete e nella nicchia, che immediatamente realizzai era molto più grande di quanto avessi immaginato. I punti rossi sul mio EFS erano diventati così onnipresenti che avevo smesso di dargli attenzione. Grande errore.
La manticora si girò, diede un’occhiata all’intrusa che aveva appena zoccolato ciecamente nella sua tana e fece un ruggito che spinse la mia criniera all’indietro. La puzza di carogna del suo alito mi fece sapere che ero la sua cena.
Fissai il gigantesco, brutale mostro dalle poderose zampe, immense ali e dalla coda velenosa e fui veramente grata di non aver avuto niente da bere per diverse ore.
Non avevo nessun’arma pronta; non avevo voluto sprecare preziose munizioni su cose che potevo uccidere con una scalciata od una pestata. La manticora certamente non cadeva in quella categoria, ma mi voltai, dandogli una scalciata con entrambi gli zoccoli posteriosi sul naso.
Era come scalciare un muro di mattoni. Invece di spingere indietro la manticora, mi lanciai in avanti in una musata a terra. La manticora sollevò una zampa piena di grandi artigli e la scagliò sulla mia schiena. Se non fosse stato per i rinforzi di Ditzy Doo il colpo avrebbe potuto spezzarmi la colonna vertebrale. Invece il dolore mi attraversò la schiena offesa. Mi arrampicai sugli zoccoli e corsi.
La manticora mi inseguì, balzandomi dietro. Io sono bassa; lei era più grande di diversi carretti di mele. L’inseguimento fu breve.
La manticora mi diede una testata, scagliandomi in aria. Colpii duramente la strada e rotolai fino a quando andai a sbattere su quello che era rimasto della parete di un ferramenta dall’altra parte della strada. La manticora mi caricò mentre mi rimettevo sugli zoccoli, stordita.
Il suono della bardatura da combattimento di Calamity spezzò l’aria. Il sangue eruttò da un buco da una delle zampe anteriori della manticora che incespicò, mancandomi per schiantarsi invece contro un vecchio lampione. Il palo venne strappato da terra e ruzzolò con un rimbombo metallico.
Mentre la manticora si riprendeva, un vestito semi bruciato che doveva venire dai bagagli sparsi per la carrozza volò nell’aria circondato dal campo magico di Velvet Remedy, legandosi attorno alla testa della manticora come una benda.
La manticora frustò ciecamente con la sua velenosa coda da scorpione. Uno dei colpi percosse l’accidentato marciazoccoli a meno di trenta centimetri da me.
Calamity sparò di nuovo, questa volta nel fianco della creatura. Feci fluttuare fuori la Piccola Macintosh e mirai, indietreggiando. La manticora agitò la testa violentemente, scacciando via la benda. Feci un buon tiro, colpendo la coda. La forza della Piccola Macintosh tagliò la coda della manticora in due.
Ruggì di dolore e si lanciò su di me. Questa volta ero pronta e schivai agilmente. Mi voltai verso di lei, mirando la Piccola Macintosh alla schiena della manticora. Il mostro spalancò le ali e si lanciò in aria, volando verso Calamity.
Calamity le sparò ancora una volta e fiori cremisi germogliarono sul suo petto, prima che la creatura gli andasse contro, abbattendo Calamity in volo. Preoccupata per il mio amico mi voltai per vedere dove fosse caduto mentre lei tornava indietro. Calamity gemette, non alzandosi ma per lo meno sembrando intatto. Il suo cappello era caduto sulla strada non troppo lontano.
Velvet Remedy trottò verso di me. “Sei tu l’esperta telecinetica -- prova queste.” Stava levitando con lei una catasta di lame dentate provenienti dal ferramenta.
Mentre la manticora piombava su di noi, io riempii l’aria di morte rotante.
*** *** ***
Velvet Remedy finì di guardare la sfera di memoria del Ministero della Pace (almeno per la dodicesima volta) e stava ora facendo finta di non guardarmi cuocere la carne della manticora. Secondo il mio PipBuck era relativamente sana... almeno per quanto lo fosse la carne. Velvet stava mangiando il nostro ultimo barattolo di mais.
Calamity aveva pulito via le ultime nostre due lattine di fagioli quasi un’ora prima e poi era strisciato sotto il vagone passeggeri per “guardare una cosa”. Doveva ancora tornare all’aria. Stava diventando piuttosto scuro. Il vagone era ancora la migliore opzione tra i posti dove dormire, ma avremmo dovuto farlo a turni.
Il mio intero corpo era dolorante per l’essere stata sbatacchiata in giro dalla manticora. Mi stavo quasi abituando ad essere in un costante stato di dolore. Calamity era rimasto in condizioni peggiori, ma la sua commozione cerebrale sembrava misericordiosamente leggera. Solo Velvet Remedy ne era uscita incolume. In ogni caso, la lotta era valsa le pene e dolori; le sacche di veleno dalla coda pungente della manticora erano l’ultima cosa che mi serviva per costruire una pistola a dardi avvelenati secondo gli schemi che avevo trovato nell’armeria della vecchia Appleloosa.
Con un sospiro, Velvet Remedy trottò alla carrozza e si acquattò, sbirciando sotto. “Oh, esci. Non c’è niente lì sotto che possa essere così interessante,” giudicò. “Hai subito una caduta veramente brutta prima e non mi hai ancora lasciato esaminarti.” Con una fiera determinazione, aggiunse, “E questa volta, voglio che ti spogli completamente di quella bardatura e che mi lasci fare un esame completo.”
Aprii una Sparkle~Cola che avevo trovato dentro il distributore automatico dopo la lotta e bevvi un sorso. Calda, ma non troppo piatta, e deliziosamente carotosa.
Calamity strisciò obbedientemente fuori da sotto la carrozza, con un gran ghigno sulla faccia. “Grandi notizie,” annunciò. “È praticamente intatto.”
“Di cosa stai parlando?” chiese Velvet Remedy, alzando la testa.
Calamity indicò con la testa la carrozza passeggeri. Mi ritrovai a chiedermi quale fosse la sua definizione di intatto. Le finestre erano tutte in frantumi e c’erano diversi buchi sul tetto. Un foro largo quanto due zoccoli si era fatto strada con la ruggine sul fianco sinistro.
“Quello di cui sto parlando è che, al contrario di quella che avete visto l’altra volta, questa bellezza è più che solo un’esplosione in attesa di avvenire.” Calamity si voltò verso il vagone e sorrise. “Posso sistemarla. Tutto ciò che le serve è un regolatore di flusso.”
“Le?” nitrì Velvet.
“Eggià.” Calamity battè le ali, sollevandosi in aria.
Alzai un sopracciglio. “Un regolatore di flusso? È un pezzo d’equipaggiamento molto specifico. Non è qualcosa che troveremo verosimilmente poggiato in giro.”
Calamity tornò con gli zoccoli per terra. “Eggià, lo so. Ma pensaci. Se lo troviamo potrò trainarci tutti, più tutto l’equipaggiamento che vogliamo portare, per tutte le Terre Devastate d’Equestria. Niente più trottare lunghe giorni per paesaggi infestati.”
Velvet Remedy nitrì. “Oh certo. Perché le tue esperienze precedenti con i veicoli sono state stellari, fino ad ora.”
Mi ricordai del treno. E del carretto delle mele. Forse infilarsi in una cosa che era anche una bomba non era poi una grande idea. Però non lo dissi. Non c’era motivo di reprimere l’entusiasmo di Calamity. Non è che avessimo la parte necessaria per sistemarla, ed ogni ulteriore esitazione poteva essere messa da parte fino a quando non l’avremmo avuta. Il che, con ogni probabilità, voleva significare mai.
Velvet, nel frattempo, stava spronando Calamity ad uscire dalla sua bardatura da combattimento e sottosella. “So che l’hai costruita tu, e che preferisci indossarla, ma seriamente… sono stata con te da oltre una settimana adesso, e non ho ancora visto il tuo cutie mark. C’è ignoranza del senso del gusto e c’è essere totalmente ridicoli.”
La mia attenzione era rivolta alla mia cena, ma a quello alzai la testa. A pensarci, neanche io avevo mai visto il cutie mark di Calamity. Indossava sempre almeno il suo sottosella e bisacce, tranne quando si lavava. Ed io avevo sempre rispettato la sua intimità per quello, anche se sopratutto per il disinteresse nel guardare uno stallone pulirsi.
“Questo perché non ne ho uno.”
Cosa? Impossibile. Il mio cutie mark aveva richiesto un’eternità per apparire, ma ce l’avevo comunque da anni. Come poteva uno stallone adulto non averlo ancora.
“Oh,” Velvet Remedy distolse lo sguardo, sembrando insicura su come avrebbe dovuto rispondere.
Calamity fece un basso e non divertito ghigno. “Non in quel senso. Un tempo ne avevo uno. Solo non più.”
“Cosa!?” Velvet Remedy fece eco ai miei pensieri, anche se più teatralmente.
Calamity ci guardò, quindi fece un lungo sospiro. “Beh, diamine, suppongo che dobbiate saperlo anche voi.” Si stolse la sua bardatura da combattimento ed iniziò a tirare le cinghe del suo sottosella. “È stato coperto con un marchio.”
“Cosa? Perché?” farfugliò Velvet. “Chi farebbe una cosa del genere?”
“I miei fratelli,” disse Calamity, con meno calma di quanto volesse. “Guardate, questo è quello che fanno ad un pegaso come me.”
“Come te?” chiesi, ricordandomi che l’aveva già detto prima.
Calamity annuì. “Adesso vi dico tutto riguardo ai pegasi. Beh, si dice che quando il megaincantesimo cancellò Cloudsdayle, tutti i pegasi abbandonarono Equestria e si nascosero dietro il loro soffitto di nuvole. Tutti, ebbene, tranne uno.”
Avevo smesso di mangiare; mi sembrava irrispettoso. Ma presi comunque un grande sorso dalla Sparkle~Cola mentre ascoltavo a quella che sarebbe ovviamente diventata una lunga storia.
“Si dice che Rainbow Dash vide quello che gli altri pegasi stavano facendo, e li abbandonò proprio come loro avevano abbandonato tutti i pony al di sotto…”
“Chi?” interruppe Velvet Remedy il più gentilmente che poteva.
Calamity sorrise. “Rainbow Dash. La migliore di noi, secondo le opinioni di certi pony. Colei che addestrò i pegasi nella forza di combattimento più élitaria e temuta sia dentro che fuori Equestria. La Giumenta del Ministero dell’Epicità. Colei che…”
Giurai che Calamity avesse aspettato che stessi bevendo un altro sorso per dirlo. Tossii violentemente, con Sparkle~Cola che mi spruzzava dalla bocca e dalle narici. Avrei sentito odore di carote per una settimana.
“Il Ministero di COSA!?” boccheggiai con le lacrime agli occhi. Sapevo che stavo deragliando ulteriormente la storia di Calamity, ma non mi importava.
Calamity ghignò alla mia reazione “Il Ministero dell’Epicità.”
“E che cosa, ti prego di dircelo, facevano?” indagò Velvet Remedy.
Calamity alzò le spalle. “Per quel che ne so, niente.”
Elaborò, “Ricordate quando l’Osservatore ci disse dei Ministeri? Beh, ho sentito la storia in un modo differente. I pegasi non parlavano mai di nessuna delle altre Giumente, ma parlavano di Rainbow Dash. E la storia che ho sentito è che quando la Principessa Luna le disse che avrebbe avuto il proprio ministero, Rainbow Dash proclamò immediatamente, ‘Bene, quindi il mio sarà il Ministero dell’Epicità!’
“E quando le chiese che cosa avrebbe fatto un Ministero del genere, lei rispose, ‘Oh, vedremo.’ Rainbow Dash era troppo occupata a combattere per vincere la guerra per preoccuparsi di dirigere qualche ufficio governativo.”
Mi limitai a fissarlo. Non c’erano semplicemente parole da dire.
“Questo è… interessante,” disse infine Velvet Remedy. “Quindi questa Rainbow Dash era un’eroina per i pony pegaso.”
Gli occhi di Calamity si strinsero. “Enfasi su era. Non le andò a genio il loro chiudere il cielo e ritirarsi. Quindi volò via. Non fu mai più vista. Ed i pegasi? Abbandonarono la loro opinione su di lei più velocemente di un puledro che getta via il cappello in fiamme…”
Calamity finì di sciogliere il suo sottosella. La copertura cadde a terra, rivelando un fianco marchiato da un simbolo magico. Il suo cutie mark era stato obliterato, rimpiazzato da una macabra cicatrice che assomigliava ad una nuvola con un fulmine.
“Io sono un Dashita[6],” disse Calamity. “Per loro significa ‘Traditore’.”
*** *** ***
Tuoni risuonavano sopra le nostre teste.
Non era ancora mezzogiorno, ed il cielo si era scurito abbastanza da poter essere scambiato per una tarda sera. La prima gioccia di pioggia mi bagnò il naso, seguita da una seconda sull’orecchio sinistro.
Ci eravamo mossi oltre Fetlock in una zona di colline ondulate ed erbose, occasionalmente rovinate da incongrue macchie di sabbia. C’era un lago visibile ai piedi della collina successiva, con una baracca e diverse barche a remi infossate sulla spiaggia. Mentre ci avvicinavamo, il mio sempre-così-utile PipBuck mi disse che era la “Capanna di SteelHooves[7]” e che l’avevo trovata.
Feci fluttuare fuori la Piccola Macintosh ed usai il mirino telescopico per dare un’occhiata più da vicino. C’erano strumenti allineati sulle pareti, e potevo vedere il bagliore di un terminale funzionante in un chiosco coperto all’esterno. E… erano torrette quelle? C’erano cosi metallici sul terreno ad ogni angolo della capanna, nascosti mimeticamente. Poteva essere semplicemente il mio recente lavoro alla Giunzione R-7 ad avermi fatto pensare in quel modo; se fossero state torrette, sarebbero state per buona parte sotterrate.
“Aspettatate!” urlai, individuando ora delle fosse che deturpavano il fianco erboso della collina tutto attorno alla capanna, la conseguenza dell’esplosione di alcune mine. L’erba era alta giusto il necessario per fare in modo che le mine fossero completamente nascoste fino a quando non ci si fosse sopra.
Calamity e Velvet Remedy si fermarono, guardandomi con allarme.
Aprii la bocca per spiegargli delle mine, ma un’altra voce mi zittì.
“Bene, guardate chi abbiamo!” La voce era regale, maestosa e terrificante.
L’unicorno alato apparì improvvisamente di fronte a noi, brillando di vita. Velvet Remedy fece un piccolo strillo.
“Ci ricordiamo di te da Appleloosa.”
La mia mascella cadde. No. Impossibile…
Ma fissandola mi resi conto che quella era una diversa pseudo-dea rispetto a quella nella città schiavista. La sua colorazione era quasi identica ma c’erano delle differenza di tratti, della criniera e dei fianchi.
Bolle d’aria ad entrambi i nostri lati tremolarono ed apparirono altri due malvagi unicorni alati.
“Incantesimi d’invisibilità?” si lamentò Velvet Remedy, iniziando apparentemente ad unirsi a me nella convinzione che le terre devastate semplicemente ci odiassero.
Le pseudo-dee ci circondarono. Ognuna era differente, ma solo in modo sottile, come se fossero tutte sorelle. Mi guardai attorno freneticamente, ma le colline ondulate erano completamente prive di vagoni. Una barca a remi infossata non sarebbe bastata.
“Non sei il premio che stavamo cercando,” disse una di loro.
“Ma sarà comunque un piacere ucciderti,” disse il trio quasi facendo le fusa.
Nota: nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Contro Galoppo – Il tuo elegante lavoro di zoccoli (o volo agile nel caso tu sia un pony pegaso) ti tiene fuori dal raggio d’offesa. Gli opponenti soffrono -5 alle abilità di combattimento quando ti attaccano.
[1] Nell’originale era abbreviato in TLC, che sta per Tender Loving Care.
[2] Fetlock è il nome dell’articolazione appena sopra l’attaccatura dello zoccolo.
[3] Letteralmente, “Ala ad Ingranaggi”.
[4] Nell’originale Whitelip, in riferimento ai “baffi bianchi” che rimangono bevendo una tazza di latte.
[5] Nell’originale radroach.
[6] Nell’originale Dashite.
[7] Letteralmente “Zoccoli d’Acciaio”.