Capitolo Sette: Velvet Remedy
“Ci considerano veramente delle divinità. Ma in effetti, chi può biasimarli?”
Lei!
Era ancora meravigliosa come la prima volta che l’avevo vista. Era stato alla festa di compleanno della figlia della Capogiumenta. Velvet Remedy aveva partecipato per cantarle una straordinaria versione della canzone di Buon Compleanno. Ero stata dolorosamente gelosa della puledra per settimane.
In realtà era ancora più bella dell’ultima volta che l’avevo vista. L’avevo seguita fuori nelle terre devastate. A vederla adesso, contro quello sfondo di metallo arrugginito, legno vecchio, macchie di sangue e liquori -- il suo canto così pulito e maestoso sopra il baccano dei malviventi -- il contrasto mozzava il fiato.
Il mio cuore svolazzava come una farfalla chiusa in un barattolo. Una parte di me voleva correre da lei. Una parte di me, piccola ma insistente, voleva essere furiosa con lei, incolparla per avermi coinvolto; poco importava che l’unica pony che mi avesse spinto fuori da quella Scuderia fossi stata io.
I miei occhi tornarono alle guardie che stavano facendo il loro giro. Anche se non stavano guardando nella mia direzione, entro pochi secondi non mi avrebbero potuto mancare. Seguire qualsiasi grido del mio cuore era fuori discussione. Invece arretrai silenziosamente, e ritornai da dove ero venuta.
Ciò creava una nuova increspatura nel piano. Ora liberare Velvet Remedy era la mia più alta priorità. Non che gli altri pony in quelle gabbie fossero meno importanti per me. Ma qualcosa di personale si era aggiunto alla situazione. Nella mia testa cominciai ad accarezzare l’idea di quanto sarebbe stata contenta di vedermi.
Nel momento in cui uscii fuori capii di essere nei guai. Numerosi pony schiavisti, con lanterne su pali legati sulla schiena, stavano tutto attorno al cadavere del bastardo col lanciafiamme che avevo fatto fuori. La scia delle mie attività non sarebbe passata inosservata od ignorata. Quattro di quei pony, quelli armati più alla leggera, si girarono e corsero verso il grosso fienile centrale. Mi schiacciai contro il muro. Stava per scattare l’allarme!
Un singolo colpo di fucile risuonò attraverso la tempesta, ed il primo pony cadde con due ferite da proiettile. Due dei tre corridori scivolarono cercando di fermarsi sul fango e si acquattarono cercando copertura. Il terzo continuò a correre. Era quasi arrivato al fienile -- abbastanza vicino da schizzare la porta di rosso quando Calamity lo colpì.
I quattro schiavisti più pesantemente armati avevano visto Calamity nella sua ultima picchiata ed iniziarono a sparare nella sua direzione. Ma lui era veloce, e l’illuminazione inadeguata... e quella notte certo non ero ancora rimasta impressionata dalla mira degli schiavisti. Fui lieta e per nulla sorpresa che la pioggia di pallottole da fucile d’assalto mancasse completamente il mio compagno.
Ma adesso quei quattro stavano lavorando in gruppo, muovendosi verso il fienile coprendosi a vicenda. Impedendo a Calamity qualsiasi percorso di avvicinamento sicuro. Muovendomi velocemente scesi dalla passerella e corsi verso uno degli edifici di legno mezzi collassati che circondavano il mega fienile, col fucile da combattimento carico e pronto. La porta era chiusa.
Per la fretta versai numerose forcine e quasi persi il cacciavite. La serratura era testarda e difficile, ed ogni fallimento mi rendeva più nervosa. Desiderai ardentemente un’altra Ment-ali, preferibilmente del tipo Party-Time.
La forcina si ruppe.
Dietro di me i rumori dal fienile centrale erano cambiati drasticamente. La musica si era interrotta. E gli urli degli ubriachi erano stati sostituiti da grida autorevoli.
Estraendo freneticamente un’altra forcina tentai di nuovo. Potevo sentire le porte del fienile che si spalancavano e schiavisti ponycidi che si gettavano nella tempesta. Grida di sangue e stupro e morte -- ed il fatto che tanto vetriolo fosse diretto verso di me mi colpì come un pugno allo stomaco. Se quegli schiavisti mi avessero catturato, avrei desiderato di essere soltanto una pony morta!
La serratura della porta finalmente cedette. Senza un secondo da perdere mi infilai all’interno.
POW! POW! POW! POW!
Quattro colpi rapidi col mio fucile e gli schiavisti di guardia all’interno (che giocavano d’azzardo attorno ad un tavolo coperto di tappi di bottiglia e mozziconi di sigaretta) andarono giù prima di avere il tempo di reagire alla mia presenza. Mi accorsi solo un istante dopo che avevo sparato solamente in base a quello che sembravano, a cosa stavano indossando, e perché erano armati in un posto come quello. Non avevo appena fatto, in sostanza, lo stesso che Calamity aveva fatto quando aveva aperto il fuoco contro di me?
Avevo ucciso solo quei due, ma anche in retrospettiva non avevo ragione di credere che il mio istinto dichiaratamente alimentato dalla paura si fosse sbagliato. Uno dei pony morti aveva un paio di manette come cutie mark, e l’altro aveva sia le chiavi della porta anteriore che quelle della gabbia che occupava due terzi della stanza.
I miei occhi si allargarono quando guardai davanti a me. Quelle non erano come le gabbie nella Biblioteca di Ponyville; non c’erano prigionieri dietro quelle sbarre. Invece c’erano armi. E scatole di munizioni, alcune impilate sulle altre!
Ero nell’armeria!
Due pensieri mi corsero alla mente, uno di seguito all’altro: avevo appena fatto jackpot! E quello era probabilmente il primo posto dove sarebbe andata la maggioranza degli schiavisti!
Rapidamente mi voltai e chiusi la porta. Poi cominciai a barricarla. Non troppo pesantemente, visto che intrappolarmi da sola lì dentro non avrebbe salvato nessun pony, men che meno me stessa. Ma mi avrebbe dato tempo. Tempo per saccheggiare e considerare la mia prossima mossa. Uno schedario, il tavolo e la scrivania metallica sarebbero andati bene. I tappi di bottiglia e le carte da gioco si sparsero a terra quando alzai il tavolo e lo posai contro la porta. Gli feci levitare lo schedario sopra per tenerlo a posto. Poi la scrivania si ammantò della stessa luce del mio corno quando cominciai a spostarla. La scrivania, notai, aveva un terminale acceso. Tempo permettendo sarebbe potuta valere la pena vedere cosa aveva da raccontare.
Per prima cosa, comunque, dovevo migliorare il mio armamentario.
*** *** ***
Sette scatole di munizioni (metà delle quali sigillate), due espositori di fucili ed un armadietto per le armi (anch’esso bloccato) più tardi, ero diventata più simile ad un arsenale mobile che ad un pony. Vi erano dozzine di armi, ma erano tutte in condizioni tanto schifose che riuscii a recuperarne solo tre, tra cui una pistola sparachiodi, grazie anche all’incantesimo di assistenza alle riparazioni del mio PipBuck che mi permise di smontare rapidamente le armi peggiori per recuperarne i pezzi sani. L’armadietto conteneva due bardature da combattimento, ma entrambe erano troppo pesanti per me e quindi le lasciai perdere.
Ora avevo munizioni per tutto tranne che per la Piccola Macintosh, anche per armi che non avevo mai visto, come delle magiscintille per ricaricare armi ad energia magica, oltre che tre missili. Mi disturbò molto il fatto che gli schiavisti avessero una piccola scorta di missili. Soprattutto per il fatto che entrambe le bardature da combattimento non erano state costruite per loro.
Il premio più grande non furono però le armi o le munizioni, ma alcuni schemi per costruirsi da soli una pistola a dardi velenosi! Sarebbe stata silenziosa e paralizzante, ed ero abbastanza sicura di aver visto la maggior parte delle parti richieste all’Assolutamente Tutto.
Gli schiavisti impiegarono un po’ di tempo per capire che mi ero barricata nella loro armeria. Se quello li fece rallentare, comunque, non lo diedero a vedere. Chiudere la porta era stato uno sforzo vano; il primo pony arrivato all’armeria aveva infatti il suo mazzo di chiavi. Il tavolo, lo schedario e la scrivania si dimostrarono molto più utili allo scopo, e quando finii di riparare le armi che stavo prendendo gli schiavisti smisero di spingere la porta con i loro zoccoli. Non avevo dubbi che mi stessero aspettando silenziosamente fuori per un’imboscata, ma ciò mi diede ancora un po’ di tempo che usai per dare un’occhiata al terminale. Ci misi poco e niente per forzarlo. La password era “terminale”. Non ne ero per niente impressionata.
La prima registrazione era vecchia, datata parecchi anni prima dell’apocalisse. Le altre erano tutte degli ultimi mesi.
Registrazione Uno:
Ieri abbiamo ricevuto un’ispezione a sorpresa dal Ministero della Morale. Eravamo abbastanza sicuri che sarebbe arrivata e mi avevano dato istruzioni sul da farsi, ma non riesco a credere come sia andata liscia. Gli passiamo una piccola percentuale del prodotto speciale e loro ci danno le bolle d’autorizzazione? Anche se erano corrotti non riesco a capire il motivo per cui non ci hanno incastrati e si sono tenuti tutto per loro. Sembrava troppo bello per essere vero. Quindi ho fatto un po’ di ricerche, e l’amico di un mio amico che lavora alla Ironshod e che dice di avere dei contatti mi ha dato questa mela da masticare: secondo lui la stessa Capogiumenta del MdM detesta le nuove leggi sul contrabbando. E visto che è il MdM che applica queste leggi, significa che ogni sorta di delizioso dolcetto delle zebre sta entrando in Equestria sotto il naso della Principessa. Immagino significhi che finché lei dice che sono Golden Delicious, noi trattiamo Golden Delicious. Ed anche se la Principessa sospetta di lei (e quanto dovrebbe esser stupida per non farlo?), lei è veramente l’unico pony che il MdM non possa accusare di sedizione!
Registrazione Due:
Finalmente ho tolto tutta la merda da questo terminale. Trecento e passa documenti che non mi servivano assolutamente a nulla (e molti dei quali è probabilmente meglio che non vi siano registrazioni). Tutti cancellati tranne quel dannato file vecchissimo con quel fottuto flag che non permette la modifica. E credetemi, ci ho provato.
Non capisco perché ci preoccupiamo pure di registrare dove inviamo la merce, visto che va tutta nello stesso dannato posto. Non so neppure perché diavolo Stern abbia bisogno di tutti questi schiavi, ma a meno che non stia costruendo un esercito, qualsiasi cosa sia ha un diavolo di tasso di mortalità.
Il capo è più preoccupato per il tasso di mortalità in transito. Un terzo di questi cazzoni non sopravvive al viaggio e Stern non ci paga i cadaveri. Dovrei trovare un modo per mantenere la merce viva almeno finché non ci pagano. Forse un cocktail di droghe potrebbe servire. L’altra settimana ho trovato un finto pavimento che portava ad un carro merci sepolto pieno di quella roba!
Registrazione Tre:
Ho finalmente convinto il capo che abbiamo bisogno di cominciare un piccolo business parallelo nel mercato dei puledri. I giovani sono più facili da radunare, controllare ed addestrare. Certo, dobbiamo ancora pensare in termini di “investimento” dato che non possono fare il lavoro di un normale schiavo, ma è pieno di pony là fuori che riescono a vederne il potenziale. Sfortunatamente, Stern non è una di quelli. Quella puttana non ha pazienza.
Una miscela di Buck e Dash, in piccole dosi, riesce molto bene a non far crollare anche il più inutile schiavo prima dell’arrivo a Fillydelphia. Cosa succede dopo che Stern gli mette gli zoccoli addosso non è un mio problema. Devo dire a Schioccafrusta[1] di andarci più leggera con loro. Nessuna miscela di droga salva un pony dall’essere frustato a morte. Gli potrei anche suggerire di cambiare un po’ più spesso gli schiavi che trainano i vagoni.
Registrazione Quattro:
Le celle nel vecchio ufficio dello sceriffo sono state perfette per metterci i puledri. I coloni di Appleloosa possono pure aver costruito questo posto badando più alla velocità che alla durata, ma di certo sapevano come fare delle gabbie. Direi addirittura che, nella lista di cose che sono felice siano state lasciate indietro quando hanno tutti tirato le cuoia, le celle sono ad un buon secondo posto dopo quella ricetta per la torta di mele!
Pare che raccogliere puledri abbia reso gli attacchi alle case isolate un investimento molto migliore. I genitori tendono a sparare fastidiosamente quando andiamo a prenderli, ma si prendono tanti fastidi per tenere i loro piccoli fuori dal combattimento che se pure siamo costretti ad uccidere tutti gli adulti riusciamo lo stesso a fare un buon guadagno.
Registrazione Cinque:
Ma che cazzo! Un’intera spedizione di due vagoni massacrata. Il meglio che siamo riusciti a capire è che sono finiti contro un canemonio randagio. Maledetta contaminazione che ha fottuto tutto. Ora ho sentito che Stern sta inviando un “rappresentante speciale” per supervisionare le nostre operazioni. Mi pare più che voglia prendere il controllo. Credo si troverà una bella sorpresa. E questo “rappresentante speciale” farà meglio a guardarsi la coda.
Ho un nuovo branco di puledri pronti per essere domati. Rastrellati assieme ai tappi con l’ultima spedizione. Un altro vantaggio del trattare in puledri: basta ucciderne uno davanti agli altri per togliergli tutta la voglia di combattere.
Registrazione Sei:
L’ultima settimana è stata indescrivibile. Stern se la stava giocando ben nascosta quella storia del “rappresentante speciale”. Non me lo sarei mai aspettato! Diciamo solo che stavo tremando nei miei scarponi quando il nostro nuovo capo ha sentito di quelle cose che blateravo quando ancora non la conoscevo. Ma immagino che sia facile essere comprensiva quando sei connessa al divino! Tra l’altro, abbiamo ancora quello che è rimasto del nostro vecchio capo per ricordaci che gli zoccoli della nuova non sono morbidi.
Il nuovo acquisto sta facendo meraviglie nel tenere in piedi gli schiavi. È una buona cosa, visto che il nuovo capo non apprezza il trucchetto del Buck e Dash. Per fortuna sono riuscito a convincerla che si trattasse di un’idea di Cuordimela[2]. Povera Cuordimela. Non l’avrebbe mai predetto.
Sia lode alla Dea vivente!
Nel tempo che ci misi a leggere avrei potuto dar fuoco alla città con il calore della mia rabbia.
Mentalmente stavo aggiungendo le gabbie dei puledri alla mia lista di obiettivi, dove combatterono con Velvet Remedy per il primo posto. Emotivamente, stavo ribollendo. Non volevo più rimanere nascosta in una stanza barricata. Volevo uscire fuori e fare del male a qualche fottuto pony malvagio!
A volte le terre devastate ascoltano quello che desideri e decidono di dartelo con tutti e quattro gli zoccoli. Mi ero appena allontanata dal terminale, pestando furiosamente gli zoccoli mentre cercavo di concentrarmi abbastanza per muovere la scrivania, quando la barricata esplose verso l’interno in una furia di frammenti. Sangue ed agonia scoppiarono dal mio corpo mentre venivo sbattuta indietro contro la parete. La mia testa picchiò contro la gabbia dell’armeria e per un momento persi conoscienza. Gli schiavisti avevano lanciato un missile contro la porta!
*** *** ***
Tremando per lo shock ed il dolore bevvi avidamente un’altra pozione curativa. Subito le mie ferite iniziarono a chiudersi. Calamity teneva la mia zampa anteriore sinistra al suo posto in modo che lo squarcio che quasi l’aveva staccata potesse andare a posto. La ferita era più che grave. Persino con la pozione sarei stata male fino a che un vero pony medico non l’avesse potuta sistemare. Candi sembrava orribilmente lontana, e quello pure assumendo che avesse le capacità di farlo.
Fortunatamente, mi rassicurò Calamity, una bardatura lanciamissili richiede un certo sforzo per mirare correttamente, il che significava che una pony senza un reale addestramento ad usarla si sarebbe piantata ad ogni lancio. E l’avrebbe resa un facile bersaglio. Quasi troppo facile per un tiratore come Calamity.
Quando potei di nuovo stare in piedi, anche se malferma, raccontai velocemente a Calamity quello che avevo scoperto. Mi diede un’occhiata indagatrice quando evitai di dire qualcosa riguardo a Velvet che potesse mettere a nudo il mio cuore, poi (per fortuna) trottò indietro per dare una veloce occhiata alle bardature da combattimento. Nessuna, dichiarò con un’occhiata, era abbastanza simile alla sua anche solo per recuperare qualche pezzo.
Non osammo spendere altro tempo nell’armeria. Gli schiavisti sarebbero ritornati a momenti. Decidemmo di dividerci. Avrei cercato Velvet Remedy mentre lui saliva verso l’ufficio dello sceriffo, dove avrebbe controllato il posto e si spera avrebbe fatto fuori le eventuali guardie. Lo avrei raggiunto lì presto per scassinare le gabbie, ma fino ad allora avrebbe potuto radunare i puledri. O, almeno, dar loro la speranza e le prima compagnia amichevole da quando erano stati catturati.
Scivolando fuori separammo le nostre strade e ci infilammo nella tempesta. Gli schiavisti ci mancarono per pochi secondi.
*** *** ***
Chiusi velocemente la porta del vagone dietro di me; al di fuori il brillante rettangolo di luce che avevo aperto si ridusse e scomparve nell’oscurità.
Lei era lì!
“Era ora!” La sua coda era nella mia direzione mentre lei era girata verso tre cassette gialle disposte in modo che le loro farfalle formassero un triangolo. “Non posso certo far nulla di buono stando seduta q...”
Aveva dato un’occhiata verso di me e si era interrotta. Adesso si girò lentamente verso di me, fissandomi. “Oh... no...”
Nell’ultima mezz’ora mi ero riempita la testa di fantasie immaginandomi l’espressione sul suo viso quando l’avessi trovata. La sorpresa! La gioia! Non c’era nessuna delle due.
“Oh, oh cara!” I suoi occhi viaggiavano dalla mia faccia alla mia bardatura da lavoro della Scuderia Due (ancora abbastanza riconoscibile nonostante i miglioramenti di Ditzy Doo) al PipBuck sulla mia zampa. Velvet Remedy sembrava scioccata e... triste?
“Cosa stai facendo qui?” chiese con un sussurro.
Stetti a testa alta. “Ti ho seguita fuori dalla Scuderia. Ho attraversato le Terre Devastate d’Equestria per trovarti. Sono qui per salvarti!” Le rivolsi il mio miglior sorriso da vincente. Poi, preoccupandomi di come fossero potute suonare le mie parole, aggiunsi umilmente “Non ti sto pedinando.”
“Certo, come no.” Scuoteva la testa e si agitava intorno come se fosse sconvolta. “Ho cercato così duramente di impedire a qualsiasi pony di seguirmi. Non è per nulla quello che volevo!” Poi mi guardò di nuovo, e questa volta potevo dire che stesse guardando le ferite. E le armi.
“Sei tu quella fuori che sta sparando a tutto? Sei tu, senz’altro.”
Aspetta... Perché all’improvviso mi sembrava come se stessi facendo qualcosa di sbagliato? “Si. Come stavo dicendo, sono qui per salvarti.”
“Salvarmi? Littlepip...” Oh cielo, si ricordava il mio nome! “...non sono una prigioniera. Sono qui di mia volontà.”
Cosa? COSA?!?
“Sei... qui... con gli schiavisti...” Non avrei saputo dire cosa si stesse rompendo più velocemente, la mia testa od il mio cuore. “Stai... lavorando con gli schiavisti!?”
Mi guardò, la sua voce era fredda. “E tu ti stai tagliando una striscia di sangue attraverso di loro. Quanti pony sono morti a causa tua, questa notte, Littlepip?”
“Sono schiavisti!!” Respiravo affannosamente, vedendo rosso.
“E che ne dici della gente che sostengono? Questa è una città, Littlepip. Ci sono mercanti e proprietari di taverne e pony che lavorano, qui. Hai ucciso qualcuno di loro? Ne sei sicura?”
“No, non l’ho fatto. Ne sono certa!” Beh, a meno che quel qualcuno dei cittadini indossasse una corazza da schiavista e portasse pistole schiaviste e mi stesse sparando contro.
“E gli schiavi? Pensi di poter uccidere i pony schiavisti senza che attuino ritorsioni? Pensi che non se la prenderanno con pony indifesi per dare l’esempio?”
Non se li salviamo tutti prima, pensai selvaggiamente. Ma invece di discutere ulteriormente, mi forzai a calmarmi. Quella era Velvet Remedy! Le dovevo dare la possibilità di spiegarsi. Nel tono di voce più piatto che potessi, chiesi “Perché?”
La voce di Velvet Remedy non si alzò mai né vacillò. Io ero vicina all’urlare e lei manteneva il suo portamento. Mi faceva venire voglia di urlare ancora di più. “Quando ho lasciato la Scuderia... dopo aver lasciato un messaggio per impedire a qualsiasi pony di seguirmi,” mi lanciò un’occhiata penetrante “mi imbattei in una banda di pony che erano stati fatti a pezzi da una bestia terrificante. C’era soltanto un sopravvissuto, gravemente ferito, senza una gamba. Quindi naturalmente galoppai verso la sua zampa.
“Lo sapevi che ho sempre voluto essere una pony medico? Richiusi le sue ferite e lo portai indietro al suo campo. Era un campo di schiavisti, e c’erano molti pony lì che avevano un serio bisogno di aiuto, particolarmente tra i prigionieri.” Velvet Remedy guardò il vagone intorno, che iniziavo a realizzare non fosse la sua cella ma la sua stanza. “Sono stata con loro da quel momento.”
Mi limitai a guardarla. “Ma... stai aiutando gli schiavisti!”
Velvet Remedy si voltò via da me, guardando al suo muro di cassette gialle con le piccole farfalle rosa. Casualmente, come se stesse parlando del tempo (nuvoloso con possibilità di pioggia, sparatorie e sanguinosi smembramenti), mi disse “Una volta lessi in un libro, quando avevo circa la tua età, che quando Fluttershy -- La Giumenta del Ministero della Pace -- scese su un campo di battaglia, insistette che i suoi pony guaritori si occupassero di ognuno ferito sul campo. Ognuno! Pony, zebra, a lei non importava...”
Mi rivolse uno sguardo piatto e chiese lentamente, “Come potrei fare di meno?”
“È diverso!”
“Oh?” mi sfidò, “Come?”
Perché erano schiavisti che uccidevano la gente e vendevano gli altri alla schiavitù ed alla morte, anche i puledri! E le zebre erano... le zebre avevano solo cancellato le nostre città. Pestai il terreno. Va bene, magari non avevo alcuna ragione logica del perché ci fosse qualche differenza, ma lo sentivo differente.
“Guarda”, tentai ragionevolmente, “questi pony schiavisti... quando ne salvi uno, gli stai rendendo possibile far male ed uccidere altri pony. Distruggere vite. Gli schiavi che guarisci? Vengono venduti per un lavoro terribile che finisce per ucciderli. Gli schiavisti ti stanno solo usando per far sopravvivere quei poveri pony al viaggio verso l’inferno.”
Velvet Remedy sembrava addolorata. “Credi che non lo sappia? Ma che altro posso fare? Sono solo un pony. E non rimarrò a far nulla! Vorresti che trottassi via dai pony che soffrono perché hanno avuto la sfortuna di venire catturati dagli schiavisti?”
Ora, finalmente, potevo sentire il terreno che si riassestava sotto i miei zoccoli. “Puoi aiutarmi a salvarli.”
Ridacchiò tristemente, scuotendo la testa. “Salvarli? Noi due? Contro tutti quegli schiavisti?” Mi squadrò, “Non che dubiti della tua decisione... o della tua potenza di fuoco. Ma saremmo orribilmente soverchiati...”
Potevo sentirmi ghignare, “Non sono sola. Abbiamo supporto. Ed è un pegaso!”
La sua resistenza stava cedendo, ma ancora scuoteva la testa. “Anche se ce la facessimo, e poi? Hai anche portato cibo abbastanza per gli schiavi? Acqua? Siamo a molti giorni di trotto dall’insediamento amichevole più vicino, e molti dei pony che stavo curando non sono in condizione di fare un simile viaggio. Alcuni sono puledri!”
Il suo sguardo capitò sulla mia zampa ferita, e gli occhi le si allargarono. “Oh cara!” Puntò uno zoccolo. “E non mi sembra che nemmeno tu sia in condizione. Se avessimo qualche ora potrei curarti, ma...”
Sedette indietro, la voce carica di rammarico. “Oh, ammiro il tuo coraggio e sacrificio. Ma Littlepip, ci hai veramente pensato?”
“Certo che ci ho pensato,” balbettai stizzita e molto onestamente, “ho un treno!”
“Oh!” I suoi occhi si allargarono per la sorpresa. E per la prima volta la sua voce era speranzosa invece che addolorata. “Quello... potrebbe funzionare!”
*** *** ***
Calamity stava di guardia in cima all’ufficio dello sceriffo quando Velvet Remedy ed io ci facemmo strada verso le celle all’interno. Una mezza dozzina tra puledri e puledre che puzzavano di sporcizia e di dolore ci guardarono avvicinare, con gli occhi pieni di terrore. La paura si attenuò quando videro Velvet Remedy, e lei gli sorrise gentilmente in ritorno. “Ho buone notizie, piccoli pony!” disse gentilmente, esitando con una smorfia mentre passava oltre il cadavere senza testa di una delle guardie -- Calamity aveva spianato la strada. “Stiamo per fare tutti una gita in treno!”
Ero già al lavoro sulla serratura della prima gabbia. Le lanciai un’occhiata, ammirando come trattava i puledri, accarezzandoli attraverso le sbarre. Era stata, potevo vederlo, l’unica cosa bella nella loro squallida e terribile vita lì fuori. Gli occhi mi scivolarono sui suoi fianchi, notando con divertimento (non per la prima volta) che aveva due cassette mediche legate ai fianchi a mo’ di bisacce, e realizzai solo allora che le striature scarlatte e dorate nella sua criniera e coda avevano una suggestiva somiglianza col giallo e rosa che ora associavo al Ministero della Pace. Ed anche: perché non ci avevo pensato? Quelle scatole metalliche avrebbero fornito una migliore protezione ed aggiunto anche della corazza per i fianchi!
I nottolini scivolarono al loro posto, ed aprii la porta. I piccoli pony all’interno mi guardarono con espressioni contrastanti: gioia, speranza ed una impaurita riluttanza a lasciare entrare quelle emozioni nei loro cuori.
“Arriva qualcuno!” La voce di Calamity irruppe sopra il suono della pioggia. “Whoa... Littlepip, abbiamo un problema! Un grosso problema!”
Velvet Remedy mi lanciò un’occhiata preoccupata, come se la speranza che si era creata in lei stese andando in frantumi. Muovendomi agilmente mi avvicinai alla finestra più vicina e guardai fuori. Due pony avanzavano a grandi passi verso l’ufficio dello sceriffo, calpestando il piccolo fiume che un tempo era stata la strada. Un terzo controllava da sopra un vagone, poi scese per camminare tra di loro. I due ai lati indossavano pesanti bardature da combattimento, ma era la figura in mezzo a loro che catturava la mia attenzione.
Era alta, il suo corpo trasudava una graziosa cattiveria ed una forza che non avrei mai immaginato in alcun pony. In verità, sembrava a malapena un pony. Dai suoi zoccoli al lungo corno spiraleggiante sulla sua testa, alle sue... ali! Un unicorno alato!
Sgomenta, richiamai le uniche figure simili nella mia memoria. “C-Celestia? Luna?”
La voce della misteriosa, oscura giumenta risuonò maestosa attraverso il torrente. “Vi concederemo una sola possibilità di uscire. Fatelo. O Noi faremo cadere l’intero edificio sulle vostre orecchie!”
La mia mente vacillò. Sentii i miei zoccoli avanzare, tirandomi verso la porta. Ma mi fermai come immobilizzata da una cosa che il mio cuore insisteva fosse vera: né la Dea Celestia né la Dea Luna avrebbero sostenuto tali orribili pony! Chiunque fosse quella... creatura, non meritava la mia deferenza!
Il mio amico ateo sul tetto si era fermato per un momento. Con un yee ed un haw si tuffò verso il trio nemico, sparando due volte. Quattro proiettili trovarono casa ed il pony sulla sinistra della non-una-dea cadde negli schizzi, ed il sangue ricoprì gli zoccoli della strana giumenta e ruscellando nel fiume che era la Mane Street[3].
La strana giumenta rispose con un nitrito di risata che non aveva alcuna gentilezza nell’anima. “Quale impudenza!” Rimasi senza fiato quando il corno della giumenta si accese di un verde malato ed una scarica di fulmini scaturì dalla sua punta, colpendo Calamity al petto e scaraventandolo indietro nel cielo.
“Calamity!!” Mi concentrai disperatamente, illuminando il mio corno. Calamity stava cadendo a spirale, privo di coscienza, e lo presi a malapena in tempo, fermandolo a galleggiare sopra il campo minato che circondava i recinti degli schiavi. I suoi occhi si aprirono all’improvviso e si allargarono di terrore quando vide le mine sotto di lui, ed i suoi zoccoli si agitarono nel panico mentre cercava di retrocedere in aria.
“Oh... se questo non è toccante!” La giumenta si girò verso il pony schiavista che ancora la affiancava mentre portavo Calamity verso la sicurezza. “Uccidila.” Lo schiavista trottò avanti, con le numerose canne della sua bardatura che puntavano alla vecchia ed inzuppata struttura di legno.
Dietro di me sentii Velvet Remedy parlare ai puledri, “State giù, tutti quanti. Più bassi che potete!” Mi voltai e la vidi agitare il corno verso le loro gabbie. E mi meravigliai quando un debole chiarore protettivo ricopri le celle. Troppo tardi realizzai che Velvet Remedy non aveva pensato di entrare essa stessa nell’incantesimo di protezione che stava mantenendo attorno ai puledri.
Il rombo della bardatura dello schiavista non era come il tuono delle altre armi, ma era più il ruggito di un drago! I proiettili entrarono dal lato dell’edificio, e moltissimi lo traforarono perforando la facciata dell’ufficio dello sceriffo! Mi rannicchiai dietro una scrivania metallica, sentendo i proiettili fendere l’aria appena sopra di me e poi risuonare contro il metallo come se stessero cercando di uccidere la scrivania.
Sentii Velvet Remedy gridare. La sentii cadere.
Il ruggito si fermò, come se la bardatura avesse bisogno di riprendere fiato. Saltando su dalla mia posizione, mettendo gli zoccoli anteriori sulla scrivania, guardai oltre la finestra e mi concentrai. Il baluginio del mio corno si combinò con quello attorno ad una, due, tre, quattro mine. Le tirai via dal terreno e le portai verso i nostri nemici mentre il pony ricaricava il mitragliatore. La strana giumenta vide cosa stavo facendo, alzò un’ala e si avviluppò in un campo di energia di un color verde malato, una versione molto più brillante e forte dell’incantesimo di protezione di Velvet Remedy.
Lo schiavista si voltò verso le mine galleggianti quando cominciarono a suonare. Arretrò, con gli occhi spalancati...
BIP BIP BIP BOOOOM!!!
Lo scudo della strana giumenta si ricoprì di sangue ed organi. L’incantesimo aveva a malapena tremolato alla forza dell’attacco. Ma... aveva tremolato.
“È stato quasi impressionante”, sbeffeggiò. “Ma adesso il tempo dei giochi è finito.”
Non stavo prestando attenzione. I miei occhi erano solo per Velvet Remedy, che era sdraiata al centro di una pozza di sangue sempre più larga. L’avevano colpita tre proiettili, uno solo di striscio ma due erano penetrati in profondità nel suo ventre. Più velocemente che potei aprii una delle sue cassette mediche e tirai fuori un rotolo di bende curative.
La porta dell’ufficio dello sceriffo venne strappata via dai cardini e volò via nell’oscurità. “Vai avanti”, insultò, “lancia il tuo incantesimo migliore.” Non ci fu alcun incantesimo. Non ne avevo nessuno da lanciarle contro.
“Oh!” rise come se avesse in qualche modo potuto leggermi la mente. “Nessun incantesimo? Bene, non sei altro che la patetica pantomima di un unicorno!”
Finii di fasciare Velvet come meglio potei. Si mosse, gemendo di dolore. Il mio cuore sussultò.
“E qui Noi speravamo che la grande assassina che aveva deciso di assalire la Nostra città Ci avrebbe almeno fornito una sfida. Siamo state completamente annoiate!”
Mi concentrai. Il mio corno cominciò a risplendere.
“Di nuovo la telecinesi? Un gioco da puledri.” Stava trottando più vicino, ma si fermò a diversi metri dagli scalini. “Per i problemi che Ci hai causato... e peggio, per aver sprecato il Nostro tempo con la tua pateticità, prima Noi uccideremo i tuoi amici. Poi li taglieremo in un piacevole spezzatino. Con cui Noi ti nutriremo.”
Il mio corno si illuminò maggiormente. Stavo cominciando a sudare per lo sforzo.
“...No, pensiamo che invece Noi lo faremo mangiare ai puledri, e ti costringeremo a guardare!”
La luce del mio corno si infiammò, ed un brillante alone lo avvolse ulteriormente. Cominciai a tremare per lo sforzo.
“Ancora. Non. Impressionate.” La voce della strana giumenta era gloriosa ed incredibilmente annoiata. La luce del mio corno usciva dalla porta ed attraverso i buchi nei muri dei proiettili, e lei non avrebbe potuto curarsene di meno. “Quindi cosa stai facendo? Stai levitando via tutti i piccoli pony? Non puoi mandarli tanto lontano da impedire a Noi di ricatturarli. O magari stai cercando di levitare ogni arma dell’armeria? Anche se potessi, questo scudo attorno a Noi fermerà qualsiasi proiettile!”
Un secondo alone irruppe dal mio corno, avvolgendo il primo. Urlai mentre l’energia bruciava attraverso di me.
La strana giumenta guardò da un lato e dall’altro. Si voltò per vedere se ci fosse qualcosa dietro di lei, ma non vide altro che acqua corrente ed oscurità. Anche in alto, ma ancora non vide nulla. “Oh, ne abbiamo abbastanza!” Si voltò di nuovo verso di me.
“Hai ragione,” dissi, avanzando debolmente verso la porta, con lo sforzo che mi assorbiva talmente tante energie che temevo di svenire da un momento all’altro. “Sono piccola. Debole... patetica.” La mia zampa ferita tremava talmente tanto da farmi battere i denti. I miei occhi lacrimavano per il dolore. Tenni la testa bassa, corno a terra. Sembrando quasi adorante. “Sono una triste pantomima di un unicorno senza incantesimi tranne che per il trucchetto da puledri della levitazione.” Senza alzare il mio corno la guardai negli occhi. Così vicino la mia luce la ricopriva. Potevo vedere che non era veramente nera, ma il manto era uno scuro verde foresta e la criniera era striata di verde e viola.
“Ma sono diventata veramente, veramente brava in questo.”
Di nuovo la giumenta si guardò casualmente attorno, cercando di indovinare cosa stessi facendo. Ma potevo vedere appena un pizzico di apprensione nella sua espressione annoiata. “Bene, forse non sei inutile dopo tutto. Datti a Noi. Unisciti a Noi nell’Unità. Diventa qualcuno più grande della miserabile cosa che sei adesso.”
Un terzo strato brillante irruppe dal mio corno. La luce era accecante. La mia zampa ferita cedette nell’agonia, e caddi su un ginocchio. “No!”
Arretrando disgustata, la giumenta chiese, “Oh, cosa stai facendo?”
Sentii Calamity ridacchiare lì vicino. “Ti impedisce di gettare un’ombra.”
“Cosa?” La giumenta guardò in basso. Poi in alto una seconda volta, questa volta vedendo il molto più debole chiarore provenire da sopra l’ufficio dello sceriffo. Un istante più tardi il carro merci vagante che galleggiava silenziosamente passò oltre il tetto e si fermò sopra di lei. I suoi occhi si allargarono mentre comprendeva quando lo lasciai andare.
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La massiccia ondata che fuoriuscì dall’impatto mi colpì, entrandomi nelle narici e nei polmoni. Tossii, senza fiato. Cercai di rimettermi sugli zoccoli ma la stanchezza mi sopraffece, e svenni.
Nota: nuovo livello.
Nuovo vantaggio: Organizzatore – Sei efficente nel gestire il tuo inventario in generale. Questo ti rende molto più facile portare quei piccoli extra di cui hai sempre avuto bisogno. Oggetti con un peso di due o meno per te si considerano pesanti la metà.
[1] Nell’originale, Whip Crack.
[2] Nell’originale, Apple Core.
[3] Gioco di parole tra la pronuncia di main di Main Street, “strada principale”, e mane, “criniera”.