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Capitolo 2 - Bene, grazie, e lei?
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Bene, grazie, e lei?

My Little Pony! I used to wonder what friendship could be. My Little Pony! Until you all shared its magic with me...

Nella testa di Davide continuavano a riecheggiare i primi versi della sigla del cartone, e ad ogni ripresa la tonalità diventava sempre più stridula e disperata. Le voci in cuffia dalla torre di controllo non servivano a distrarlo, essendo soltanto continue ripetizioni a rimanere in attesa di nuovi ordini da parte del colonnello o dello Stato Maggiore o del Ministero o di chiunque al mondo fosse in grado di gestire un’invasione di titanici pony color pastello.

«Davide?»

«Dimmi.»

«Cosa fanno i pony?»

«Fanno pic-nic e coltivano la loro amicizia.»

«Se queste stendono la coperta per il pic-nic radono al suolo la provincia.»

«Immagino dovremo chiedergli di mangiare in piedi, allora.»

Davide ascoltava le sue stesse surreali risposte con grande distacco. La situazione era troppo assurda e il suo cervello rifiutava di credere che quello che gli presentavano gli occhi fosse il mondo reale. Doveva per forza di cose essere un incubo dovuto alla sbronza della sera prima e ai discorsi fatti con Federico. Doveva esserlo. Per forza. Se non lo fosse stato, sentiva che il suo cervello sarebbe esploso come pop-corn.

«Il pop-corn non può certo mancare in un pic-nic.»

«Davide, ma che stai dicendo?»

«Eh? Ah, niente, svarionavo. Ma ce la fanno quei coglioni della torre di controllo a darci uno straccio di ordine?»

Nel frattempo le sei pony si erano avvicinate ancora, e le loro voci tonanti erano diventate del tutto comprensibili. Twilight in particolare stava parlando, mentre continuava a guardarsi intorno con un’espressione perplessa.

«Eppure la Principessa Celestia era assolutamente sicura: è questo il mondo con cui dobbiamo prendere contatto.»

Applejack aveva lo sguardo di chi non sta afferrando del tutto la situazione.

«Certo, zuccherino... Ma qui non c’è proprio niente!»

Pinkie Pie alzò uno zoccolo verso gli elicotteri che stavano volando a distanza di sicurezza, facendo sudare freddo i piloti.

«Non è vero che non c’è niente! Guarda, lì ci sono degli insetti che volano!»

Twilight si interessò immediatamente.

«Insetti? Ottimo, vediamo se sono come i nostri. Fluttershy, gli diamo un’occhiata?»

Fluttershy sorrise e si avvicinò a Twilight mentre questa lasciava che il suo corno si illuminasse di luce viola. Un bagliore dello stesso colore iniziò ad avviluppare quattro elicotteri, e la telecinesi iniziò a spingerli verso le due pony. Contemporaneamente l’unicorno fece scivolare fuori dal suo zaino una lente di ingrandimento.

***   ***   ***

«Cazzocazzocazzocazzocazzo!»

Davide stava disperatamente cercando di riprendere il controllo dell’elicottero: tutta la strumentazione elettronica era andata in black out e i giroscopi e la bussola ruotavano come impazziti. Il motore continuava a girare, ma senza i meccanismi servoassistiti governare l’elicottero sarebbe stato decisamente arduo, una volta che l’unicorno avesse rilasciato il suo campo magico. Andrea nel frattempo stava cercando di riavviare i sistemi, ma i suoi sforzi venivano coronati solo da spie d’emergenza lampeggianti. All’improvviso gli elicotteri vennero fatti avvicinare nel giro di pochi secondi vicino al muso di Twilight e Fluttershy: il paio di chilometri di distanza vennero ridotti a poche centinaia di metri e l’accelerazione estrema fece scendere un velo nero sulla visione dei piloti.

«Ehm... Twilight? A me non sembrano insetti...»

«Hai ragione. Guarda che ali strane, e la coda storta. Vediamolo un po’ meglio...»

Davide ricominciò a vedere proprio in quel momento. Alzò la testa boccheggiando e davanti a sè vide una gigantesca lente che ingrandiva un curioso e gargantuesco occhio blu. Davide adoperò il poco fiato che era riuscito a recuperare per urlare a squarciagola. Twilight non poteva sentirlo, ma anche lei era molto sorpresa.

«Flutershy, guarda! Ci sono insetti più piccoli dentro!»

L’occhio viola venne repentinamente sostituito da un molto più largo e allegro occhio azzurro.

«Vederevederevedere? Uuuuh checcarini!»

L’occhio si allontanò mentre Rainbow Dash trascinava via Pinkie Pie tenendole la coda coi denti.

«Hasciahe hahorare, Hinkie!»

Twilight si riavvicinò alla lente dando un’occhiataccia a Pinkie, mentre Fluttershy accennava un mezzo sorriso. Con un sospiro l’unicorno riprese l’osservazione, descrivendo alle amiche quello che stava vedendo. Davide, ancora tremando per la crisi di panico, agitò un braccio in un goffo gesto di saluto.

«Uno dei due insetti sta agitando una zampa ma le altre sono immobili... non vorrei averlo danneggiato...»

Davide stava riuscendo a riorganizzare i pensieri, e non gli piaceva la piega che stavano prendendo gli eventi: tra tutte le volte che aveva fantasticato di parlare con Twilight Sparkle non aveva mai pensato di poter essere scambiato per una formica ferita. Cercò un modo per far capire all’unicorno che era qualcosa di più, e iniziò a indicare alternativamente se stesso e Twilight mentre apriva e chiudeva il più possibile la bocca.

«Che strano... sembra faccia come le mosche quando si puliscono le zampe...»

«Uhm... Per piacere, Twilight, se non ti dispiace... posso vedere un po’ meglio?»

«Ma certo Fluttershy, prego!»

«Grazie, Twilight.»

Fluttershy sorrise all’unicorno e il suo occhio turchese prese il posto di quello viola. Davide continuò il suo gesticolare con rinnovato vigore, tentando di farlo sembrare un’attività che richiedesse intelligenza. Scoprì che lo sforzo più grande era quello di convincere di questo prima di tutto sè stesso.

«Ehm... Quello all’esterno mi sembra una specie di carro volante... E quello piccolo che si agita a me sembra proprio che voglia parlare.»

Davide si illuminò a quelle parole, smise di gesticolare e iniziò ad annuire ampiamente con la testa, perché le cinture non gli permettevano di fare di più. Twilight inclinò il muso alzando un sopracciglio, non del tutto convinta.

«Parlare? Ne sei certa, cara?»

«Ehm... Sì, direi di si. Guarda, ha anche smesso di agitarsi, sembra quasi abbia capito...»

Le altre pony la stavano guardando perplesse e il tono di voce di Fluttershy si abbassò a quello di un flebile sussurro, tanto che persino Davide fece fatica ad afferrare l’ultima parola. Rarity fece qualche passo avanti prendendo parola.

«Mie care, capisco la vostra curiosità, ma non credo che la Principessa Celestia ci abbia mandato qua per parlare con... le formiche del prato. Dobbiamo prendere contatto con gli abitanti di questo mondo e parlargli del nostro problema. Poi quando tutto sarà risolto potremo anche tornare qua per parlare con questi... insetti.»

«Beh, zuccherino, bisogna dire che queste formiche sono anche l’unica cosa viva in questo deserto nebbioso. E se è vero che parlano bisogna fare attenzione! Già è brutto calpestare un formicaio, ma se in più fossero formiche intelligenti? Qua non riusciamo a vedere dove appoggiamo zoccolo...»

Pinkie Pie iniziò a rimbalzare tutto intorno.

«Formiche parlanti! Potremo organizzare il party più piccolo di Equestia! Dovrò preparare briciole di mufin, gocce di punch, striscioline di stelle filanti. E poi i giochi! Attacca la coda alla formica! Ma le formiche non hanno coda... Oh, ma sarà più divertente attaccarla allora! E poi... Ahia!»

Rainbow Dash interruppe lo sproloquio con una zoccolata sulla testa rimbalzante, mentre Twilight si grattava pensosa il mento.

«Vale la pena tentare. Settimana scorsa avevo proprio studiato un incantesimo per amplificare i suoni. Rarity, per piacere, me li tieni tu in posizione mentre io mi concentro? Sarà difficile mirare un punto così piccolo.»

Rarity non era convinta dell’utilità dell’operazione, ma rispose prontamente.

«Ma certo, cara. Ecco, fai pure.»

La luce attorno all’elicotterò cambiò colore per adeguarsi a quella che irradiava dal corno di Rarity. I pochi sistemi che Andrea era riuscito a far ripartire tornarono nuovamente in black out, e il secondo pilota diede stizzito un pugno sulla sua cloche. Twilight abbassò la testa strizzando gli occhi, e una luce viola invase per un istante la cabina; quando l’unicorno riaprì gli occhi sorridendo il bagliore scomparve.

«Ecco, dovrebbe andare. Ora vediamo se parlano sul serio.»

Andrea si schiarì la voce, e il colpo di tosse risuonò come un tuono spaventandolo. Prima di dare adito a fraintendimenti, però, cercò subito di dire qualcosa di intelligente.

«Uh... Ah... Ehm, salve! Benvenute sulla Terra!»

Sei paia d’occhi si allargarono all’unisono per lo stupore, e le sei puledre si ammucchiarono davanti alla lente per guardare meglio.

«E.. cioè... potreste smetterla di muovervi? State calpestando le nostre città!»

Lo stupore si trasformò in spavento. Pinkie Pie tuffò la testa sotto le nuvole, e la sua voce risuonò storpiata dall’eco del suolo.

«E’ vero! Ce ne sono tantissimi qua sotto, li stiamo calpestando!»

Tutte e sei guardarono in basso per un istante e simultaneamente ritirarono su la testa, guardandosi e dicendo in coro Oh, no! Poi immediatamente Twilight prese in mano la situazione.

«State tutte immobili. Fluttershy, tu vola. Rainbow Dash, puoi controllare se queste nuvole sono come le nostre e riescono a sorreggerti?»

Rainbow Dash annuì decisa e cautamente saggiò la resistenza delle nubi, poi fece un convinto gesto di approvazione a Twilight.

«Solide come i marciapiedi di Cloudsdale!»

«Perfetto! Ragazze, ora vi farò lo stesso incantesimo che avevamo usato per andare a fare il tifo a Dash. No Rarity, anche a te, niente ali questa volta.»

Il sorriso a pieni denti di Rarity si trasformò immediatamente in una maschera compassionevole ma Twilight non si lasciò impressionare. In breve tempo tutte le sei pony erano saldamente in piedi sullo strato nuvoloso.

“Mille volte benedette queste uggiose giornate autunnali” pensò Davide. Poi, dopo aver preso un bel respiro, cercò di fare gli onori di casa.

«Eravamo in tanti a sognare il vostro arrivo qua nel mondo vero, un giorno, ma mi sa che abbiamo esagerato coi desideri. Cosa ha portato le Portatrici degli Elementi dell’Armonia a farci visita?»

Cinque mascelle caddero spalancate per lo stupore, ma Rainbow Dash si accigliò e con fare minaccioso si avvicinò alla lente. Quando parlò il tuono della sua voce fu minaccioso, molto minaccioso.

«E tu? Come fai a sapere certe cose?»