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Letter in response to Francesco Bonami's statements
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10 July 2021

This open letter was prompted by a recent video published on Instagram by Italian “super-curator” Francesco Bonami in which he criticises an article by Lisa Movius published on The Art Newspaper on 5 July 2021 addressing the demographics of museums directorships in China. Mr Bonami is among the white men mentioned as an example of how and why a large part of these “top jobs” are not offered to local professionals. Movius concludes that it could be beneficial to the local art industry and community in China if there was “better recognition and pay for local assistant directors and emerging curators” to enable their career-paths beyond the “bamboo ceiling”.  

Mr Bonami, however, appears to think that this article is unjustly targeting white men like himself, and defines it “politically incorrect” and “inappropriate” since “under the new identity rules and laws” (quoting him) “the article assumes by how we look that inside ourselves we feel like white ageing Western men and that it is not true”. Bonami, in fact, claims that in spite of his appearance, he “often” identifies as a 35 year old Iranian lesbian.

Are we to assume that announcing his non-binary identity he is effectively resigning from his current job in Hangzhou, given that he could not hold such a senior public-facing role in China as a young Iranian lesbian woman. Of course not. He his a white cis male to the bone. For Mr Bonami, gender identity seems to be a disposable party-hat with no trauma attached. He does not appear to care about the real-life experience of discrimination and homophobia suffered by many, nor that homosexuality in Iran is illegal and punished with imprisonment and even execution.

Had Bonami actually bothered to read the full article by Movius, he would know the point of this journalistic report is to critique a lack of commitment at national Chinese level to foster better work opportunities and career-development paths for Chinese professionals. It leaves one wondering why this seems so wrong to Mr Bonami – so wrong to deserve his public mockery. Is it because such policies would increase the competition for him to get the next “top job” in China or elsewhere?

No matter the power and fame he has secured, Mr Bonami feels insecure and threatened by social change and younger generations to the point that he advocates against them in the public realm by ridiculing identity politics. Has he ever thought about how his own work would have possibly developed very differently if all the professional opportunities that he received in Italy in the past had been denied to him, and instead reserved to foreign professionals invited to show the country “how it’s done”?

Why caring about Francesco Bonami so much, one may ask? By discussing his declarations, they receive even more visibility. Well, his delirious Instagram account is not being discussed, challenged or critiqued enough, and in fact some may even feel legitimised to further belittle the need for urgent social change because of his ongoing satyre – which is dangerous to the public discourse. Mr Bonami belongs to a generation of cultural leaders with ample power, budget and influence that are shaping the present and future for global institutions and artists. So when we hear him speak in such a way, we simply freak out, we feel panic and rage.

The purpose of this letter is to call upon Mr Bonami to stop inciting views which consider gender and racial issues, as well as decolonisation, a purely laughable matter. It is offensive and dangerous to other citizens in less privileged positions than his. Please show empathy. It is devastating to see someone that allegedly has all the intellectual tools and whose job should be inherently connected to nurturing imagination and freedom actively choosing to influence the public opinion in the direction of retrograde ideas fuelling and amplifying our already very polarised society.

Please Mr Bonami, drop the rants and let others be.

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[Italian translation below]

10 luglio 2021

Questa lettera aperta è stata provocata da un recente video pubblicato su Instagram dal "super-curatore" italiano Francesco Bonami in cui egli critica un articolo di Lisa Movius pubblicato su The Art Newspaper il 5 luglio 2021 in cui vengono trattati i dati demografici relativi alla posizione di direttore in vari musei in Cina. Il signor Bonami è tra gli uomini bianchi citati come esempio di come e perché gran parte di questi “top job” non vengano offerti ai professionisti locali. Movius conclude che potrebbe essere di beneficio all'industria artistica e la comunità in Cina se ci fossero "riconoscimenti e retribuzioni migliori per gli assistenti ai direttori e i curatori emergenti" per consentire ai loro percorsi di carriera di andare oltre il "soffitto di bambù".

Bonami, però, sembra ritenere che questo testo se la prenda ingiustamente con uomini bianchi come lui e lo definisce “politicamente scorretto” e “inappropriato” poiché “in base alle nuove regole e leggi identitarie l'articolo presuppone dal nostro aspetto che dentro di noi ci sentiamo uomini occidentali bianchi che invecchiano, e invece non è vero”. Infatti, nonostante il suo aspetto, Bonami sostiene di identificarsi “spesso” come lesbica iraniana di 35 anni.

Dobbiamo presumere che annunciando la sua identità non binaria egli si stia effettivamente dimettendo dal suo attuale incarico a Hangzhou, dato che non potrebbe ricoprire un ruolo di così alto profilo pubblico in Cina come giovane donna trans iraniana. Ovviamente no. È un maschio cis bianco fino all'osso. Per Bonami, l'identità di genere sembra essere un cappello da festa usa e getta, senza traumi annessi. Non sembra preoccuparsi dell'esperienza di vita reale di discriminazione e omofobia subita da molti, né che l'omosessualità in Iran sia illegale e punita con la reclusione e persino l'esecuzione.

Se Bonami si fosse davvero preso la briga di leggere l'articolo completo di Movius, avrebbe saputo che il punto di questo servizio giornalistico è quello di criticare la mancanza di impegno a livello nazionale cinese per favorire migliori opportunità di lavoro e percorsi di sviluppo per i professionisti cinesi. Viene da chiedersi perché questo sembri così sbagliato al signor Bonami – così sbagliato da meritarsi una presa in giro pubblica. È perché tali politiche aumenterebbero la competizione per ottenere il prossimo “top job" in Cina o altrove?

Indipendentemente dal potere e dalla fama che si è guadagnato, Bonami si sente insicuro e minacciato dal cambiamento sociale e dalle giovani generazioni al punto di scagliarsi contro di questi nella sfera pubblica. Ha mai pensato a come il proprio lavoro si sarebbe sviluppato in modo molto diverso se tutte le opportunità professionali che ha ricevuto in Italia in passato gli fossero state negate, e invece riservate a professionisti stranieri invitati a mostrare al Paese “come si fa”?

Perché dare così tanto peso a Francesco Bonami, qualcuno potrebbe chiedere. Discutendo le sue dichiarazioni, gli si offre ancora più visibilità. Bene, il suo account Instagram delirante non viene discusso, sfidato o criticato abbastanza, e in effetti alcuni potrebbero persino prenderlo sul serio, il che è pericoloso per il discorso pubblico. Bonami appartiene a una generazione di leader culturali con ampio potere, budget e influenza che stanno plasmando il presente e il futuro per le istituzioni e gli artisti globali. Quindi, quando lo sentiamo parlare in questo modo, ci sentiamo emotivamente scossi, proviamo panico e rabbia.

Lo scopo di questa lettera è invitare il signor Bonami a smettere di incitare punti di vista che considerano tematiche di genere e razziali, nonché la decolonizzazione, come questioni ridicole. È offensivo e pericoloso per altri cittadini in posizioni meno privilegiate della sua. Per favore, mostri empatia. È devastante vedere qualcuno che presumibilmente ha tutti gli strumenti intellettuali e il cui lavoro dovrebbe essere intrinsecamente connesso a coltivare l'immaginazione e la libertà, scegliere attivamente di influenzare l'opinione pubblica nella direzione di idee retrograde che alimentano e amplificano la nostra società, già molto polarizzata.

Per favore, signor Bonami, smetta di sfogarsi e lasci vivere gli altri.

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