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NewsLetter di Medicina e Psicologia - 2021 - Giugno


Intervista ad Enrico Di Pace, Presidente del CAD

di AnnaMaria Giannini

Come definiresti la tua esperienza come Presidente del CAD, un’organizzazione decisamente complessa e articolata?

La mia risposta a questa domanda naturalmente è vincolata alla mia personale prospettiva: è possibile che persone diverse magari sarebbero capaci di impostare e organizzare il lavoro in modo diverso.

Per quanto riguarda me dunque, posso dire che si è trattato di un lavoro interessante e formativo ma totalmente fuori scala per quanto riguarda l'impegno richiesto. Ho utilizzato la parola "lavoro" non a caso, perché la mia sensazione più immediata e dominante è proprio quella di avere repentinamente cambiato lavoro.

Se fosse utile per la chiarezza dei contenuti della mia risposta, potrei elencare la lista quasi infinita di mansioni che questo "lavoro" a tempo pieno comporta (ma temo che non resterebbe spazio per il resto dell'intervista...). Mi limito dunque a dire che la ricerca ormai non so più cosa sia e anche la didattica riesco a organizzarla in modo sempre più affannato.

Io non ho una famiglia e non ho mai considerato come una priorità assoluta la mia personale progressione di carriera: questo dunque mi ha permesso di sobbarcarmi la mole di lavoro che il ruolo comporta senza provare sentimenti di rabbia o di frustrazione. In ogni caso, tra poco più di un anno io terminerò il mio secondo mandato e davvero mi domando chi si renderà disponibile per il passaggio delle consegne...

Come ho detto però, personalmente ho vissuto la mia esperienza senza sentimenti di rabbia e frustrazione e con la profonda convinzione che, per quanto faticoso, questo incarico dia la possibilità di realizzare interventi sia utili che interessanti. Lo affermo appositamente alla fine, perché mi fa piacere concludere la risposta alla prima domanda con una nota positiva!...

L’ inizio della Pandemia ha decisamente sconvolto ogni abitudine e ha sfidato organizzazioni consolidate. Come è stato per te dover coordinare sistemi di fronteggiamento di una crisi così imponente per quanto riguarda la didattica del CAD?

Se devo dire la verità, nonostante la situazione di assoluta emergenza, le conseguenze della pandemia non hanno rappresentato l'ostacolo più arduo che ho dovuto affrontare/superare.

Semmai l'emergenza sanitaria ha comportato per me problemi da superare come "singolo docente" (avendo la necessità di sviluppare le competenze che mi permettesse di passare rapidamente da una didattica "tradizionale" a una didattica a distanza o comunque mista). Ma per quanto riguarda la gestione del "collettivo", la mia impressione è che la consapevolezza dell'emergenza abbia prevalso in tutti i colleghi e questo ha fatto sì che si sia creato quasi spontaneamente un clima di estrema solidarietà e disponibilità a condividere le conoscenze.

La mia impressione è che l'emergenza abbia reso tutti più tolleranti e soprattutto più immediatamente disponibili ad accettare il principio del "si fa quello che si può" e questo a mio avviso ha contribuito a rendere meno ansiogena/stressante la posizione di chi si è trovato a svolgere un ruolo organizzativo. Dal punto di vista dell'impegno temporale, come si può immaginare, è stato un continuo correre dietro agli imprevisti, ai malfunzionamenti, alle richieste di studenti e colleghi. Ma tutto questo, svolto nel clima che ho descritto, è risultato meno faticoso rispetto ad altre situazioni in cui magari gli altri nemmeno sanno quello di cui ti stai occupando, e magari sono più propensi a criticare.

Come valuti oggi le scelte effettuate e l’impegno di tutto il corpo docente?

Durante la pandemia la mia principale funzione non era tanto quella di effettuare scelte, quanto quella di svolgere un'opera di raccordo, il più tempestiva e capillare possibile, tra le indicazioni che provenivano dall'Ateneo e la loro trasmissione (e interpretazione) ai colleghi docenti.

Tutti i docenti erano naturalmente coinvolti e interessati in prima persona e questo ha contribuito a creare quel clima di collaborazione cui ho accennato nella risposta alla precedente domanda.

Semmai il rammarico potrebbe riguardare i periodi di "ordinaria" amministrazione, in cui non essendo coinvolti direttamente gli interessi dei colleghi, il clima di collaborazione è certamente meno marcato...

Tutti i colleghi, chi lo scorso anno, chi nel primo semestre di quest'anno oppure nel secondo, sono stati chiamati a modificare in modo più o meno radicale le loro abitudini didattiche. Nella maggior parte dei casi, questo è dovuto avvenire anche in tempi molto rapidi. E' inevitabile che soprattutto nei primi giorni, molti abbiano vissuto questi cambiamenti con ansia, agitazione, preoccupazione. Ma come ho detto, il coinvolgimento in prima persona e la collaborazione da parte di tutti hanno permesso poi di normalizzare le procedure in tempi altrettanto rapidi per cui alla fine la sensazione dominante è che tutto si sia svolto in modo ragionevolmente efficace.

Come valuti la risposta delle Studentesse e degli Studenti ai cambiamenti imposti dalla didattica a distanza e dalla didattica integrata?

La prima considerazione che mi viene in mente riguarda la partecipazione alle lezioni: in questo caso il cambiamento è stato abbastanza impressionante se si considera che la didattica a distanza è stata seguita dalla stragrande maggioranza degli studenti fino all'ultima lezione, cosa che spesso non avviene con le lezioni in presenza. Ma questo è un dato puramente numerico dal momento che attualmente sembra impossibile valutare se a questa aumentata frequenza possa aver corrisposto anche un aumento del livello qualitativo del coinvolgimento e dell'apprendimento da parte degli studenti. Sarà interessante raccogliere dagli studenti stessi opinioni dirette su questo aspetto.

Nella mia risposta non mi soffermo sui piccoli incidenti di percorso che possono essersi verificati ogni tanto (esempio, qualche lezioni iniziata in ritardo per problemi di natura tecnica). E' chiaro che tali episodi si sono verificati ma mi sembrerebbe inappropriato porre l'accento su di essi, in una prospettiva di sintesi conclusiva.

Per quanto riguarda gli esami forse il discorso è un pochino più delicato. I cambiamenti nelle normali procedure/modalità di svolgimento degli esami penso che possano aver generato, forse inevitabilmente e comunque comprensibilmente, delle piccole aberrazioni interpretative da parte degli studenti. Il fatto che in alcuni periodi (almeno in alcuni casi) sia stato inevitabile il ricorso a esami interamente a distanza, e il fatto che magari alcuni docenti possano anche aver preferito questa modalità di svolgimento (ove consentita) può avere indotto alcuni studenti a pensare che fosse ormai questa la regola e, soprattutto, che fosse diritto dello studente decidere a proprio piacimento quale modalità di esame opzionare. Ora che l'Ateneo ha deliberato di tornare a tutti gli effetti allo svolgimento degli esami in presenza (salvo le eccezioni previste dalle normative a tutela della salute) questo ha generato nella popolazione studentesca qualche malumore... incomprensione... e qualche piccolo conflitto con qualche docente... Ma si tratta di piccoli equivoci che dovrebbero essere risolti in brevissimo tempo e che non dovrebbero lasciare alcuno strascico a medio o lungo termine.

Che cosa hai imparato da queste esperienze? C’ è qualcosa che oggi non rifaresti o qualcosa che faresti in modo diverso?

Riprendiamo brevemente due questioni che sono emerse dalle risposte alle domande precedenti:

per prima cosa l'esorbitante mole di lavoro derivante dalla gestione di un Consiglio di Area Didattica (in cui i problemi di un singolo Corso di Laurea devono essere sistematicamente moltiplicati per due o per tre: esempio, due o tre Monitoraggi... due o tre schede SUA... due o tre Riesami Ciclici... ecc. ecc.) dovrebbe richiedere un maggiore coordinamento al livello di Segreterie. Così come esistono le Segreterie di Facoltà e di Dipartimento, anche i Corsi di Laurea dovrebbero essere supportati in modo più sistematico e diretto dal personale delle Segreterie. Al momento, la gestione delle pratiche relative ai Corsi di Studio ricade quasi totalmente sulle spalle del Presidente, non solo per quello che riguarda le strategie "politiche" o "concettuali" ma anche per quanto riguarda le compilazioni "manuali"...

In secondo luogo, l’'emergenza sanitaria ha obbligato tutti ad aggiornare le proprie competenze in campo di supporti telematici alla didattica. Questo è uno degli aspetti notoriamente e universalmente considerati come "conseguenze positive" della malaugurata pandemia.

E' opinione condivisa dalla stragrande maggioranza dei colleghi (se non dalla loro totalità) che bisognerebbe continuare a investire in questa direzione, in termini di reperimento di nuovi software e di supporto tecnico (anche sotto forma di aggiornamenti periodici ai docenti).

Il timore è che, superata la fase di emergenza, ci si accontenti del fatto che qualcuno ha imparato a usare Meet, qualcun altro Zoom.


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