NewsLetter di Medicina e Psicologia - 2021 - Ottobre
Gruppo di lavoro, Qualità e Innovazione della Didattica: QUID. Intervista a Donatella Cesareni
a cura di Renata Metastasio
Dal 2017 anni nel nostro Ateneo opera il Gruppo di Lavoro Qualità e Innovazione della Didattica (GDL-QuID), con l’obiettivo di fornire alla Rettrice pareri e proposte di possibili strategie e linee di indirizzo per il progresso, il miglioramento e l’innovazione della didattica.
Il gruppo è attualmente coordinato dal Prorettore al Diritto allo Studio e la Qualità della Didattica, prof. Emidio Spinelli, e comprende fra i suoi membri altri 7 referenti di Ateneo, 12 referenti di facoltà, un’esperta di formazione docenti, e altri due membri con incarichi specifici di coordinamento.
Intervistiamo qui il referente della nostra facoltà, la professoressa Donatella Cesareni, Professore Associato in Pedagogia Sperimentale.
Iniziamo con il porre una domanda di base: perché è necessario un rinnovamento della didattica?
Si può rispondere a questa domanda partendo da diverse prospettive: le ricerche in ambito psicopedagogico, che sottolineano l’importanza di un apprendimento attivo e collaborativo, che metta al centro del processo lo studente; le sfide che ci vengono poste dal mondo del lavoro, che richiede persone capaci di lavorare in team, flessibili, che abbiano “imparato ad imparare”; le linee guida provenienti dalle riflessioni interne alla Comunità europea, che, alla luce del processo di Bologna e delle Strategie Europa 2020 pongono l’innovazione della didattica come obiettivo prioritario.
Sappiamo bene come il mestiere di docente si faccia oggi sempre più difficile. Le competenze che ci vengono richieste sono molteplici; non più soltanto la necessaria solida preparazione teorico disciplinare, ma competenze pedagogico-didattiche e comunicative, capacità di progettazione, organizzazione, valutazione (nonché resilienza verso i molteplici compiti burocratici che ci rendono la vita più complicata).
La diversità degli obiettivi didattici che dobbiamo porci, declinati o meno secondo i descrittori di Dublino, rendono necessaria la conoscenza e padronanza di pratiche didattiche diverse, nelle quali la componente “trasmissiva”, veicolata attraverso la lezione cattedratica, pur rimanendo presente, deve lasciare notevole spazio ad altre forme di apprendimento, maggiormente centrate sullo studente. Quindi esperienze didattiche di diverso tipo, che rendono attivo lo studente e si basano sulla collaborazione, sul lavoro di gruppo, utilizzando anche le tecnologie digitali per favorire la partecipazione attiva.
Cosa fa in tal senso il GDL QuID?
La maggioranza delle università europee ha attivato corsi di formazione destinati ai docenti, con lo scopo di fornire loro gli strumenti necessari per affinare la qualità dei metodi didattici e di valutazione dell’apprendimento. Anche Sapienza, attraverso il Gruppo Quid intende fornire ai propri docenti la possibilità di riflettere sulle pratiche didattiche che utilizzano, di conoscerne di nuove, di ripensare le pratiche valutative, di apprendere come ci si possa servire dei mezzi tecnologiche che ci vengono offerti; il tutto per rendere sempre più efficace la propria progettazione didattica.
Le azioni del gruppo Quid vanno verso due direzioni:
I tutorial di formazione permanente sono quattro in tutto, sono condotti dai docenti appartenenti al gruppo QUID e vengono proposti tre volte l’anno, con numero di iscritti e modalità diverse nei diversi tutorial. Possono fare richiesta di iscrizione tutti i docenti Sapienza.
Il primo tutorial, “Pratiche didattiche per l’apprendimento attivo”, parte proprio dalla necessità di innovare le didattiche, ponendo l’esperienza degli studenti al centro del processo formativo. Integrare la lezione frontale con metodi didattici che stimolino l’apprendimento attivo attraverso l’esperienza può, infatti, favorire in modo significativo la partecipazione degli studenti ai processi di produzione della conoscenza. Il tutorial vuole inoltre portare i docenti a riflettere sulla necessità di definire pratiche didattiche diversificate in relazione ai differenti obiettivi che ci si pone.
Il secondo tutorial, “Come scegliere e progettare una prova di esame”, è volto a ragionare insieme rispetto a quali pratiche consentano di valutare efficacemente il contributo di ciascuno studente al processo di produzione della conoscenza. Si discute, quindi, su come progettare prove di esame che si basino sui criteri di oggettività, pertinenza agli obiettivi di apprendimento e fattibilità.
Il tutorial “Piattaforme informatiche per una didattica efficace” si focalizza sull’uso delle tecnologie come strumenti di mediazione, che hanno un ruolo centrale nell’attività di creazione di conoscenza, supportando la collaborazione e la co-costruzione di artefatti e permettendo di allargare lo spazio dialogico della comunità, aprendo i confini dell’aula. Attraverso il tutorial, nella parte tecnico pratica, i docenti vengono formati ad un utilizzo base della piattaforma Moodle, di Zoom e delle App della Google Suite.
L’ultimo tutorial infine, “Buone prassi e linee guida per gli studenti con disabilità e DSA”, si focalizza sul tema dell’inclusione e delle necessità degli studenti con bisogni speciali.
Come si svolge, in particolare, la formazione degli RTDB?
Questo, a mio parere, è l’aspetto più rilevante del progetto Sapienza sulla formazione dei docenti.
Si tratta di una formazione biennale resa obbligatoria per tutti i nuovi RTD-B che entrano in Sapienza. È ormai alla sua quarta edizione, molti dei primi “corsisti” sono diventati associati, e di questo passo si prevede di formare la maggioranza dei docenti Sapienza nell’arco di qualche anno.
La formazione si basa su un format ormai consolidato, che vede il suo “pezzo forte” nell’attività di lavoro collaborativo all’interno di piccole comunità di pratica. Come ho già detto, la formazione dura due anni, e si articola in più momenti:
La parte più interessante e innovativa di questo percorso è il lavoro collaborativo all’interno dei piccoli gruppi, composti da 4 RTD-B e da un tutor (un docente Sapienza formato a ciò), che vengono a costituire una comunità di pratiche che lavora e si confronta per tutto l’anno. Compito del gruppo è la reciproca osservazione delle pratiche didattiche messe in atto da loro stessi e dal tutor, il feedback reciproco e la discussione, facendo riferimento alle tematiche trattate nel corso iniziale e nei tutorial che iniziano a frequentare (obiettivi dell’attività osservata, adeguatezza delle pratiche agli obiettivi di apprendimento, uso di pratiche didattiche che supportano l'apprendimento attivo, ecc.). Aspetto innovativo e particolare è il fatto che i gruppi sono formati da Ricercatori di settori disciplinari completamente diversi, per sollecitare la riflessione sulle pratiche didattiche e non dirigerla verso i contenuti e per favorire lo scambio e la conoscenza di pratiche diverse.
Nel secondo anno, poi, i gruppi si riformano in base ai settori disciplinari, uguali o affini, con l’obiettivo di affinare la progettazione del proprio insegnamento.
Entrambi questi percorsi, la formazione permanente facoltativa dei docenti e la formazione obbligatoria dei nuovi RTB-B costituiscono una importante sfida per Sapienza, e per il gruppo QUID, con l’obiettivo di avviare pratiche riflessive tra i docenti e migliorare la qualità della didattica offerta nel nostro Ateneo.