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  NewsLetter di Medicina e Psicologia - 2021 - Luglio


Sono arrivati gli Albi illustrati in biblioteca Valentini

La biblioteca Valentini è uno “scrigno” che riserva sorprese. Tra fondi librari e archivistici (di persone e di enti), può vantare, da poco più di un mese, la sezione Albi illustrati, conservata nella biblioteca di Filosofia a Villa Mirafiori, insieme alla sezione EDU, così da rendere più facile l’accesso al pubblico che riteniamo principale destinatario della raccolta, gli studenti (e i docenti) dei corsi di Scienze della formazione primaria e di Scienze dell’educazione e della formazione. L’idea di arricchire la biblioteca di una tale dotazione è nata nel corso del 2019 e presentata durante Il vento dei Venti, la celebrazione dei 20 anni del programma nazionale di promozione della lettura Nati per Leggere, ospitata nell’Aula Magna del nostro ateneo. Per due anni la biblioteca ha inoltre contribuito ai progetti di Alternanza scuola lavoro con La fabbrica dei lettori, la cui ambizione (coronata da successo!) era quella di portare gli adolescenti a leggere ad alta voce ai bambini del nido aziendale e della scuola dell’infanzia di quartiere.

Giordana Szpunar e Roberto Baiocco partono da una domanda per raccontare il senso di questa raccolta.

Albi illustrati all’Università? Certamente. Tutte le persone adulte dovrebbero leggere albi illustrati senza il “pretesto” di una bambina o di un bambino

Quando si pensa all’albo illustrato, viene in mente una forma narrativa indirizzata in modo particolare all’infanzia. È vero che le bambine e i bambini rappresentano i destinatari privilegiati di questo linguaggio, ma è altrettanto vero che l’evoluzione a cui lo ha sottoposto il mercato editoriale italiano, soprattutto negli ultimi due decenni, lo ha reso adatto e fruibile a un pubblico più ampio. Se guardiamo, poi, allo specifico

contesto della formazione delle future educatrici/educatori e delle/dei docenti di scuola di ogni ordine e grado, l’albo illustrato può costituire un meraviglioso strumento di riflessione e un potente strumento professionale. L’albo può rappresentare un mezzo per condividere idee, emozioni ed esperienze con le bambine e i bambini in un modo coinvolgente, creativo e intelligente.

Non tutti gli albi illustrati sono uguali

Alcuni, come quelli che abbiamo selezionato, sono delle vere e proprie opere d’arte in cui immagini, parole e narrazioni permettono di scoprire e immaginare mondi nuovi e mondi possibili in un modo semplice, diretto e appassionante. Un percorso per tutte e tutti indipendentemente dall’età o dai propri interessi professionali. Insomma, albi illustrati da leggere con molta attenzione perché sono cose davvero molto serie e soprattutto perché “un adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé” (Pablo Neruda).

Sara Marini, che ha da poco concluso il dottorato di ricerca in Psicologia sociale, dello sviluppo e ricerca educativa, ha fornito invece una consulenza preziosa per redigere la bibliografia da cui si è partiti per i primi acquisti. Le abbiamo rivolto alcune domande.

Come è nata questa bibliografia?

L’associazione SCOSSE (www.scosse.org), di cui faccio parte, si occupa di educazione al genere ed educazione alle differenze. Dal 2011 abbiamo iniziato a lavorare con gli albi illustrati per la fascia d’età 0-3, che è poco frequentata per quanto riguarda le riflessioni su genere e educazione. Abbiamo usato gli albi come strumenti potenzialmente decostruttivi degli stereotipi di genere, perché la lettura del libro è molto potente, il libro a quell’età veicola messaggi in maniera molto pervasiva. Gli albi illustrati sono strumenti pensati per parlare a persone molto piccole e, quando sono ben progettati, cercano di intercettare il loro immaginario diventando così, per le persone adulte, uno strumento interessante con cui interrogarsi su quali siano i riferimenti che hanno i bambini nelle diverse fasce d’età, con quali modelli si confrontano, quali sono le immagini che fanno più presa, quali sono le caratteristiche che coinvolgono maggiormente. Quindi hanno questa doppia valenza per noi.

Per quanto riguarda l’immaginario che gli albi vanno a intercettare, pensi che sia indotto dalla cultura in cui siamo inseriti e sia quindi preconfezionato? Oppure ci sia, da parte delle case editrici, una ricerca “pura”, nel senso di capire realmente il gusto? Qual è la tua impressione?

Il posizionamento di partenza è quello di assumere il genere come un costrutto culturale, che viene quindi veicolato, mediato e trasmesso attraverso qualunque tipo di forma di comunicazione, tanto intenzionalmente quanto inconsciamente, esattamente come accade nelle pubblicità. Ci sono quindi prodotti che assumono norme dominanti in maniera consapevole, perché questo è il modo più immediato di arrivare, di essere acquistati, ce ne sono altri che, senza questa finalità immediatamente commerciale, comunque si adagiano all’interno di un immaginario estremamente normativo. Ma un buon libro può essere anche un grande portatore di stereotipi, non necessariamente la qualità porta con sé una riflessione su questo aspetto. Troviamo libri che decostruiscono gli stereotipi, che offrono una possibilità di sottoporre a critica i modelli in modo intenzionale, oppure ci possono essere altre case editrici che lo fanno senza intenzionalità e offrono dei titoli interessantissimi e utilissimi lo stesso.

I libri presenti nella sezione Albi illustrati della biblioteca Valentini sono stati selezionati a partire dalla bibliografia di SCOSSE “Leggere senza stereotipi”, che è diventata anche un lavoro di ricerca, accessibile online, il più possibile aggiornata (http://www.scosse.org/leggere-senza-stereotipi/).

Obiettivo teorico e concettuale di questo lavoro è la pluralità: non ci sono libri da condannare, accade raramente; quello che invece è sempre possibile è guardare ai libri criticamente, sapere che, se un libro ci ha posto un problema, allora può essere accompagnato dalla lettura di un altro libro con una visione diversa di quello stesso tema. Mostrare una stessa esperienza da più punti di vista, questo è il lavoro di “leggere senza stereotipi”. Così è nata una collaborazione con Giordana Szpunar e Roberto Baiocco. Da qui parte l’idea che una biblioteca di pedagogia, una biblioteca di psicologia dello sviluppo debbano avere questo tipo di libri da offrire a chi sta studiando.

Nel 2016, poi, è nato un altro progetto parallelo e intersecante che si chiama “Fammi capire” (www.scosse.org/fammi-capire-le-rappresentazioni-dei-corpi-e-delle-sessualita/). Parte sempre dai libri illustrati (in questo caso non solo albi, perché c’è tutto un mondo di manualistica che usa molto l’illustrazione, 0-18 anni), che si occupano però di corpi e sessualità. Abbiamo così cercato libri che offrissero rappresentazioni delle identità di genere, dei percorsi di autodeterminazione in grado di tenere più unito possibile il piano della scoperta del corpo con l’interrogazione del sé. Anche da questa bibliografia si è attinto per fornire titoli alla biblioteca.

Non resta altro da fare, quindi, che consultare il catalogo online della biblioteca (opac.uniroma1.it) per scoprire i quasi 200 libri già disponibili!


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