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Seminario 1 - il reclutamento e la gestione di una odv - appunti G.O.
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Approvato e Finanziato dal CSV “Idea Solidale” della Provincia di Torino

“Invito a presentare proposte per l’attuazione in partenariato di iniziative di formazione per il volontariato” - anno 2014

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Materiale didattico del progetto “La formazione come Risorsa Strategica dell’Organizzazione: Fund Raising e People Raising”

Seminario 1: “Il reclutamento e la Gestione di una Associazione di Volontariato”

Parte 1

Origini e storia del volontariato in Italia

Il primo organismo di volontariato è stata la Croce Rossa, nata dopo la Battaglia di San Martino e Solferino del 1859. Durante il conflitto, che ha provocato 100.000 vittime tra morti e dispersi e 9.000 feriti ammassati nel piccolo ospedale di Castiglione dello Stiviere, lo svizzero Dunant comincia a cercare infermieri volontari.

Nel 1864, a Ginevra, viene firmata la convenzione internazionale per la neutralità delle strutture e del personale sanitario.

Il fondatore della CRI è stato il medico Cesare Castiglioni, nel giugno 1864.

Lo sviluppo del volontariato

Il volontariato come “Sussidiarietà” nasce della solidarietà tra persone per la sopravvivenza, inizialmente come azione individuale di “vicinato”. Nel XX secolo si sviluppa in varie forme di gruppo anche verso l’esterno,  nei tempi in cui l’assistenza pubblica era inesistente.

Lo spirito di solidarietà e di sussidiarietà, è insito in ogni animo umano.         

Storia della nascita della solidarietà e delle forme di assistenza organizzata

La nascita degli organismi di Volontariato

Inizialmente gli interventi di assistenza personali erano basati sulla carità cristiana ed avevano carattere quasi esclusivamente confessionale (ad es. fare sacrifici per guadagnare il paradiso – Il Buon Samaritano).

La diffusione di forme solidarietà diverse costringono le autorità pubbliche a cominciare ad interessarsi e a concedere agevolazioni per il sostentamento delle situazioni più disagiate.

Con l’avvento della Democrazia e delle libertà personali cresce la responsabilità individuale e si sviluppano diverse forme di partecipazione ai gruppi di sostegno e assitenza già esistenti. Molte persone si uniscono per affrontare problemi irrisolti, non affrontati o mal gestiti dagli Enti pubblici.

Con l’allungamento della Vita si verifica il fenomeno della Terza Età: non solo solidarietà e assistenza ai bisognosi ma forme di Volontariato Attivo per essere ancora attivi, continuare a Vivere una vita migliore e prevenire il prematuro decadimento psico fisico (La “cittadinanza attiva”).

Leggi e volontariato... oggi:

Grazie all’approvazione di Leggi Pubbliche, il Volontariato cambia nell’aspetto e nelle motivazioni: se in passato il volontariato aveva carattere quasi esclusivamente confessionale (come sacrificio e meriti per l’aldilà) grazie alle leggi pubbliche assume nuove motivazioni quali: partecipazione alla vita sociale, assunzione di ruoli sociali, appartenenza al gruppo, rimedio alla emarginazione e alla solitudine delle persone di Terza Età.

Con il tempo sono state identificate quattro leggi, quattro diverse tipologie di volontariato.

Tali leggi hanno causato notevole confusione, giacchè con la stessa denominazione di “Volontario” sono stati disciplinati soggetti con caratteristiche profondamente diverse tra di loro:        

Statistiche “difficili” (a causa della complessità del volontariato)

Le motivazioni che inducono le persone a fare il volontario:

Solo il 5% da giudizio negativo sulla sua esperienza.

I settori di maggiore intervento sono:

In Italia il volontariato è solo al 14esimo posto nel mondo, con meno del 10% di volontari effettivi sulla popolazione; ma il confronto con gli altri stati europei è pressochè impossibile considerato che in Europa viene considerato “volontariato” anche l’attività retribuita (es. Francia, Belgio, Danimarca) e molte sono le emanazioni degli enti pubblici per la consulenza e i servizi pagati.

Legge 266/91 “Legge quadro sul volontariato”: principi fondamentali.

Condizioni per il riconoscimento e iscrizione all’Albo del Volontariato:         

Le risorse economiche per il volontariato

Parte 2

Condizioni per essere buon volontario:

- Conoscere e condividere la legge 266/91

- Conoscere e condividere lo Statuto dell’Associazione.

La conoscenza dello Statuto da parte dei volontari (e non solo dei soci) è molto scarsa e questo porta spesso a screzi sulle prestazioni dei servizi.

Le motivazioni per essere volontario (perlopiù inconfessate anche a se stessi) possono essere diverse e non tutte utili:

- La la solidarietà cristiana

- La ricerca di un ruolo perduto

- L’uscita dall’isolamento e dalla emarginazione

- L’utilizzo di professionalità inutilizzate

- La rivitalizzazione di rapporti umani

- Il godimento di un impegno ripagante.

E’ bene che ogni volontario faccia un esame per predere coscienza dei motivi che lo spingono ad essere tale e se questi sono compatibili per il lavoro nell’Associazione.

Per operare in una Organizzazione è necessario per ogni volontario:

Fare il volontario significa essenzialmente “Volere il bene del prossimo”

Volere il bene dell’altro è un sentimento che contrasta l’EGO personale. Il “Voler bene al prossimo” non è sentimento astratto ma opera concreta per il bene di chi ne ha bisogno. Quello del volontariato è pertanto un percorso formativo che arricchisce l’animo e dà serenità anche sul piano umano.

Il Volontariato comporta:

Un servizio di difficile definizione è quello individuare modi e criteri per i servizi alla persona. Non esistono normative per la risoluzione di questo problema e il risultato è che si fa affidamento prevalentemente alla discrezionalità dei volontari.

Vi sono due norme principali importanti in materia di volontariato:

  1. i servizi e sostegni ai bisognosi devono essere dati senza distinzione di ceto, religione, razza.         
  2. mai giudicare il passato dei bisognosi (nessuno è in grado di giudicare il passato di un altro) ma verificare se esiste un bisogno effettivo al momento.

E’ importante:

- Verificare l’effettiva necessità

- Verificare se esistono altre possibilità reali, valide e fattibili

- Verificare se vi sono le disponibilità per l’intervento (soldi, mezzi e volontari).

- Evitare di dare aiuti dannosi (es. se chiede soldi per la droga o per bere).

I criteri di valutazione possono essere soggettivi oltre che oggettivi ed è qui che si gioca il ruolo e la responsabilità dei volontari addetti.

Sapendo che vi sono rischi inevitabili, che tuttavia si devono correre:

- Si può sbagliare sia nel dare che nel rifiutare.

- E’ possibile che, a fronte di una determinata scelta, si venga criticati

- Tentazione di trincerarsi dietro motivi inesistenti.

- Evitare di considerare il problema per non affrontarlo

- Rifiutare l’aiuto per pregiudizi di razza, di religione ecc..

Tutti questi criteri devono essere ben radicati nel Direttivo e nei volontari per potersi comportare responsabilmente nei servizi e sostegni (anche in denaro) da dare ai bisognosi richiedenti.

L’importanza della Comunicazione.

Per il radicamento dell’Associazione nel territorio, è importante e fondamentale comunicare le motivazioni e la Missione, e reclutare volontari consapevoli:

Molta importanza ha la comunicazione con i soci e con la popolazione. Indispensabili i periodici corsi di formazione per ricordare a tutti la mission, le regole, i ruoli ed i criteri e metodi per l’elargizione dei serzi, specie quelli individuali.

Altrettanto importanti sono i giornalini propri da diffondere il più possibile tra la gente ed anche le notizie da fornire ai giornali pubblici locali.

Bibliografia di riferimento:

- Il “MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER IL VOLONTARIATO NELLA TERZA ETA’”

- Opuscolo “I SETTE VIZI E LE SETTE VIRTU’ DEL VOLONTARIO”