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Dibattito blocchi.
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Il network è stato creato per seguire delle semplice regole di base, quelle che vengono definite come consensus.

Queste regole fanno si che le entità che ne fanno parte non prevarichino una sull'altra.

Questo succede perchè sono incentivate a comportarsi in modo corretto non per scelta etica ma per puro interesse personale.

Una situazione che punta ad essere una concorrenza perfetta.

In questo sistema ci sono poche entità: utenti (divisibili poi fra client e merchant), nodi e miner.

All'utente finale si cerca di evitare ogni costo, per assicurare alla moneta la miglior "trasportabilità", e ottenere quindi uno stato di maggior liquidità.

L'utente deve comunque pagare una piccola commissione, che come si sa, sommata alle altre (delle altre transazioni) va a formare il premio dato al minatore che risolve il blocco che contiene la transazione e la conferma.

Le regole del network sono imposte dai nodi, che hanno costi inferiori a quelli dei minatori.

Il costo di installazione e gestione dei nodi è proporzionale all'uso che ha il mercato, se il mercato è piccolo, il costo di gestione di questi singoli nodi sarà ancora più basso, viceversa se il mercato si amplia indefinitivamente, può andare ad alzarsi.

Il minatore, che deve sottostare alle regole dei nodi, è un "umile" (ormai si fa per dire) servitore, che rispetta queste regole e in base ad esse emette il blocco, puntando sul fatto che tale venga accettato dalla totalità del network, o comunque da quella maggioranza del network che "da valore ai bitcoin che è andato a creare".

E' l'ultima ruota del carro, il suo potere decisionale è molto limitato, ed è del tutto focalizzato nel accontentare il volere del mercato, del cliente ... visto che tale è ciò che va a dare valore al premio che riceve.

Muoversi in altro senso farebbe calare fiducia al network, facendo perdere valore al premio, e rendendo più difficile un guadagno o addirittura la semplice copertura del suo investimento.

Allo stato attuale i minatori non usano più le schede video o i computer che già si ritrovavano in casa, ma fanno investimenti di diverse migliaia di euro se non milioni, e la messa in piedi di queste "miniere" (pool) può richiedere anche diverso tempo.

E' ormai diventato un campo per grossi investitori e professionisti del settore, risultato di progetti ben definiti e rivalutati per giorni prima di entrare in azione.

Satoshi dopo circa un anno dalla creazione del progetto, aggiunse un limite (passando da 32 MB a 1 MB) che serviva “temporaneamente” per evitare eventuali attacchi DOS al network.

A prova di questa temporaneità, per chi ne volesse una certezza, si possono leggere alcune frasi scritte sempre da lui, prima e dopo questo limite temporaneo.

2008

http://www.mail-archive.com/cryptography@metzdowd.com/msg09964.html

2010

https://bitcointalk.org/index.php?topic=68655.msg11625671#msg11625671

Nelle ultime settimane Gavin Andresen, è intervenuto, spalleggiato da Mike Hearn, per togliere questo limite.

E’ possibile trovare qua molte delle argomentazioni da lui poste:
http://gavinandresen.ninja

Inaspettatamente, almeno secondo il mio parere, è stato raggiunto da tantissime critiche da parte di una buona parte del team che attualmente si occupa insieme a lui dello sviluppo del Bitcoin Core (il software dei nodi, che indicano le regole al network)

L’argomentazione contrastante, a mio parere abbastanza fumosa, punterebbe tutta su un possibile rischio di maggiore centralizzazione, nel senso che i minatori andrebbero a calare, fino a diventare troppo pochi o addiritura uno solo.

Tutto questo però è rimasta una fumosa teoria di fronte all’evidenza che i minatori, tutti, sarebbero incentivati a fare blocchi più piccoli per essere sicuri di raggiungere la maggior parte dei nodi in minor tempo.

A proposito di questo avevo rilasciato una spiegazione riguardo a ciò:

https://www.reddit.com/r/Bitcoin/comments/37du43/market_of_blocks/

Poi pian piano lo stesso argomento è continuato a venir fuori nel resto delle discussioni, fino anche a conferme da parte di alcune statistiche:

https://tradeblock.com/blog/bitcoin-network-capacity-analysis-part-6-data-propagation

Come già detto sopra, il potere dei minatori è limitato di nello spazio che in cui possono continuare a compiacere i nodi.

Se la velocità media dei nodi fosse il 56k anche i blocchi da 1 MB sarebbero già troppi grandi, e i minatori calerebbero pian piano le dimensioni nel timore di ritrovarsi il proprio blocco come orfano.

Il blocco orfano è un blocco che non finisce nella Blockchain, e quindi il minatore non riceve il suo premio. (energia con relativi costi sprecata)

Sempre sull’argomento, questa può essere una possibile proiezione per il costo che i nodi potrebbero avere con l’aumentare dei blocchi:

https://docs.google.com/spreadsheets/d/14VGrlqQSt1h3XX5l1Ys74Dxe2WK2hTW35r2NdBgcNz8/edit#gid=1451669128

Questo senza contare il pruning, e altri metodi avanzati per calare lo spazio occupato dai blocchi come l’hashing delle transazioni. (ci sono già varie idee in cantiere)

Al di la delle soluzioni che si possono trovare, comunque il costo dello spazio su disco e la velocità delle linee non sono fisse nel tempo ma variabili.

Molti delle voci contro questa possibilità vedono nella soluzione a questo “ipotetico” problema della centralizzazione, quello del mantenimento del blocco a 1 MB, e semplicemente attendere di raggiungerlo.

Il risultato previsto sarebbe quello di un nuovo mercato delle fee, dove per poter entrare in questo limite servirebbe sempre pagare di più, a partire da €1 e oltre a transazione.

Per riuscire a continuare a ricevere conferme instantanee e/o più veloci (che altrimenti potrebbero ritardare diversi blocchi), servirebbe pagare degli intermediari, facenti uso di tecnologie come il Lightening Network e Side Chain (attualmente presenti solo in teoria e/o alpha-codici solo per testnet)

Quindi, il costo passerebbe in parte dai minatori a questi nuovo intermediari.

Praticamente tutte le voci contrarie più autoritevoli provengono da persone impegnate nello sviluppo di queste tecnologie e servizi, e quindi il cui business model si basa sul futuro guadagno dal loro uso da parte degli utenti.

Si tratta di una situazione di totale conflitto di interessi, che era andata a portarsi avanti fino ad ora, fino all’intervento di Gavin.

E’ capitato più volte di sentir dire che questa proposta di Gavin andrebbe contro il consensus, quando è diametricamente opposto.

Gavin sta lavorando per lo sviluppo delle modifiche per mantenere lo status quo dell’attuale network, e non entrare in nuove regole con nuove entità che ancora non avrebbero un ruolo ben prestabilito e rodato nel tempo.

Parlare di pericolo centralizzazione, quando in realtà si sta cercando di cambiare le regole,  “creando problemi che prima non c’erano”, per poi presentarsi come unica soluzione, è un comportamento mafioso.

Nessuno di quelli interessati a togliere questo vecchio blocco temporaneo si trova in contrasto con le idee e progetti come Lightening Network e Side Chain, ma si trova in contrasto con il fatto di rendere “obbligatorio” il loro uso.

Posso dire comunque che la cosa non mi preoccupa più di tanto, per alcuni motivi.

Dopo un primo tempo di incertezza, nei sondaggi l’idea dell’aumento del blocco ha preso la maggioranza, e cosi anche i pareri sui social e sul forum, che sempre mettono in evidenza questo loro conflitto di interessi.

Ma anche non fossimo in questa situazione con la soluzione di Gavin, la situazione andrebbe a risolversi immediatamente raggiunto il limite.

Questo perchè gli utenti inizierebbero a lamentarsi sul forum e sui social per il rallentamento delle conferme e l’aumento delle commissioni oltre €1.

Ci sarebbe un calo della fiducia e quindi anche del prezzo.

Nodi e successivamente (o contemporaneamente) i miner aggiornerebbero subito i client al supporto dei blocchi più grandi.

Questo almeno, se si spera che tutto vada bene successivamente al raggiungimento del limite.

Nel caso non ci fosse stato questa alternativa, gli utenti semplicemente si sarebbero allontanati dal network e sarebbero passati ad altri più performanti, veloci e meno costosi.

Come molti possono aver approcciato il Bitcoin per evitare costi e problemi con i vecchi mezzi di pagamento, lo stesso avrebbero fatto con quest’ultimo.

Il mercato non è mosso da alcun fanatismo, sceglie la via più semplice e veloce.

Oltre a non essere questa l’idea del Bitcoin con cui è nato, lasciar fare e vedere cosa succede a cambiare le regole che hanno mosso il network fino ad ora è una pessima idea.

La soluzione di aumentare il blocco è conservativa, serve a mantenere lo status quo.

Il network Bitcoin è un esperimento, dovrà riuscire o fallire seguendo questa via con cui è partito.

I casi peggiori come questa “ipotetica” centralizzazione dei miner, si potrebbero risolvere semplicemente cambiando il client usato dai nodi, e buttando fuori dal network i miner richiedendo un nuovo hashing/protocollo.

Pretendere di sapere quale sia il limite giusto per un network legato a numerose variabili mai fisse nel tempo (banda disponibile, costi di storage, costi energetici), è una pretesa di conoscenza, tipica degli economisti e politici più comuni dei giorni nostri.

Questo si significherebbe assicurarlo al fallimento.

Far si invece che ci sia spazio per più transazioni servirà ad attirare e avviare nuovi affari.

Ad incentivare l’uso e l’apertura di nuovo nodi e ad avvicinare nuove menti per migliorare e aggiungere nuove funzionalità al network.

La situazione messa come ora c’era il rischio che diventasse un oligarchia.