Cosa ci fa una citazione così in “Benessere per stare bene”?; d’istinto verrà da pensare che fare del bene al prossimo ci faccia stare bene. Indubbiamente è vero; ma provate ad andare a quella mattina (o questa mattina) che vi siete alzati pieni di dolori o a quando vi tocca fare delle lunghe scale e viene l’affanno, quando la testa gira e tutto vorreste tranne che dedicarvi agli altri! Fare del bene (al prossimo), richiede che siate almeno tranquilli e con un po’ di energia disponibile. E fin qui ci siamo… è il livello fisico, l’essere in qualche modo “tonici”, per non dire addirittura in forma (guardate di che stazza sono gli Alpini!). Ma c’è anche l’aspetto motivazionale ossia quella benzina che si chiama “volontà a fare”, determinazione generosa che parte dalla conoscenza e dall’ esercizio quindi dalla comprensione e dall’allenamento di quel qualcosa che muove anche le montagne: l’amore. Eh si, se non conosci l’amore non sai cos’è o che forma potrà avere il tuo prossimo… e questo è il livello spirituale o mentale, mettetelo dove volete, ma c’è.
Bene, adesso proviamo ad immaginare noi stessi in ciò che sappiamo fare bene: una torta, un lavoro, un hobby… e chiediamoci perché siamo bravi in questo. Almeno due risposte sono sicure: l’avete fatto tante volte e vi piace; amate fare queste cose perché avete imparato a farle bene (magari anche sbagliando!). Quindi conosciamo sicuramente una forma di amore e sappiamo che il risultato positivo è frutto di intenzione, capacità ed esperienza. Tutto questo in una semplice torta? Sì… è così. Siete forti e non lo sapevate.
Adesso vediamo cosa significa amare se stessi; come prima cosa è necessario essere autentici e avere almeno una idea di chi siamo e di come siamo fatti. Lo stesso vale quando ci si innamora di qualcuno. Accade perché autenticamente sentiamo ( comprendiamo e ci piace) una persona, o no? Dobbiamo solo capovolgere l’attenzione poiché lo sappiamo già fare, dobbiamo agire autenticamente verso di noi ed esserne soddisfatti!
Proviamo allora a rivedere ciò che già conosciamo ma che non ci piace: abitudini, vizi o forme ritenute tali, pigrizie, debolezze ed eccessi. Sappiamo tutto meglio di chiunque altro! E poiché siamo nuovi in questo esercizio, immaginiamo che tutto quello che ben sappiamo (abitudini, vizi o forme ritenute tali, pigrizie, debolezze ed eccessi) sia messo in carico ad una persona alla quale vogliamo molto bene, un figlio, un parente stretto o l’amico del cuore. Ecco… come sta e come state voi?
Non ci farà certo piacere vedere un figlio che si muove poco o magari mangia quantità esagerate di dolci o sia tanto nervoso da non riuscire a fare nulla. Peggio se fuma e magari dorme poco o si sveglia continuamente o ancora altro… e forse cominciate ad avvertire che non fa piacere neanche a voi, al vostro corpo. Ovvio, ma adesso ci abbiamo messo un po’ di attenzione in più.
Andiamo avanti, sappiamo che il nostro corpo è una vera e propria “macchina da guerra”e la nostra mente ha capacità indicibili di resistenza, allo stress, all’affaticamento. Ma conosciamo davvero questa “macchina”, abbiamo idea di come lavora? Forse no se, per esempio, non sapete che per mantenerci in equilibrio utilizziamo circa trecento muscoli e ci sono oltre 160mila km di vene e arterie nel corpo umano e che gli impulsi nervosi viaggiano al cervello (e dal cervello) a una velocità di 273 chilometri all’ora e che la lingua è il muscolo più forte nel corpo umano ed è in grado di riconoscere il gusto di una goccia di succo di limone in 129.000 gocce d'acqua. Il tutto con un cuore che “batte” centomila volte al giorno! Non male eh? Siamo fortissimi… e non lo sapevamo.
Per “sentire” il nostro corpo abbiamo ben 5 sensi per farlo ma se non ci mettiamo attenzione, intenzionalità non lo percepiremo poiché è la mente che decide dove impegnarci. Proviamo a farlo ora, semplicemente e con azioni che potranno sembrarvi “strane”, inusuali. Osserviamo con interesse una nostra mano, guardiamola molto da vicino, fatelo ora. Vedete quante linee, quante righe che ci sono, guardate i polpastrelli, sceglietene uno e apprezzerete senz’altro quella meraviglia di spirali; cercatene un centro e scoprite linee a tratti parallele, perfettamente equidistanti e pensate che lì c’è la nostra principale sensibilità e il segno del nostro essere unici, ma non solo. Riguardiamo la nostra mano e pensiamo che grazie ad essa l’uomo si è evoluto. Abbiamo nelle nostre mani una vera e propria cassetta degli attrezzi!
Solo il pollice, ha ben 9 muscoli e senza di esso non potremmo fare moltissime cose! Eh le mani…le abbiamo lì davanti attaccate ai polsi impegnate tutti i momenti a far qualcosa, tant’è che si precisa e si dà valore quando un prodotto o qualcosa è “fatto a mano”! Adesso esploriamo noi stessi con le nostre mani, come se stessimo facendo una doccia solo molto più lentamente. “Sentiamo” ogni parte di noi come un tutt’uno e soffermiamoci un po’ ad accarezzare la nostra nuca. Facciamo questo con compiacimento e immaginiamo che a farlo sia nostro padre o nostra madre, percepiamo il loro amore e facciamolo nostro (anche se magari è uno scappellotto). Ora diciamo a noi stessi “ Ti voglio bene” massaggiando spalle e braccia, quasi un auto-abbraccio.
E ora, in questo preciso istante, chiediamoci cosa non va e di seguito esprimiamo il proposito di tornare a trovarci ripartendo da lì. Abbiamo già fatto tanto fino a qui!
Sì, è perchè imparare qualcosa (ad amare se stessi per esempio) è un cambiamento che richiede piccoli passi. Quale che sia la novità, bisogna che arrivi gradualmente; solo così può funzionare. Non riusciamo a cambiare abitudini, pensieri o atteggiamenti perché pretendiamo troppo e proprio per questo non riusciamo e desistiamo subito. Accade, per esempio, quando decidiamo di andare a camminare (sappiamo che fa molto bene) e magari non lo abbiamo mai fatto prima. Convinti e pieni di entusiasmo “partiamo” e poi… ci perdiamo subito nelle conseguenze negative. Forse abbiamo fatto solo mezzora di corsa o un oretta a passo svelto… ma son dolori certi il giorno dopo! E non ci andiamo più. Cominciare a camminare e farlo tutti i giorni richiede un po’ di attenzione e pazienza. Occorre comprendere che la volontà da sola non basta. Sembrerà banale ma la prima cosa che dobbiamo fare è quella di essere certi di avere le scarpe giuste. Ecco “le scarpe giuste” sono il frutto della nostra prima preparazione, del nostro “pensare” a ciò che vogliamo fare, ci stiamo dando “importanza”! Le scarpe giuste non sono quelle vecchie che non usavamo da tempo o semplicemente le più comode che abbiamo, le scarpe giuste sono quelle adatte allo scopo e, se non abbiamo mai camminato prima, probabilmente le dovremo acquistare e non costano nemmeno molto ma ci vogliono proprio quelle! Quindi non usciremo per camminare, usciremo per comperare le scarpe! Poi in seguito proveremo ad uscire, tutti i giorni e per una settimana, per un tempo breve. Si perché in questo modo intanto ci abituiamo ad “uscire” e non dovrà essere in alcun modo doloroso. Dopo una settimana (ininterrotta) proveremo ad aumentare il tempo… e così via. Un po’ alla volta prenderemo una nuova abitudine, senza dolore e senza sorprese. Accadrà questo perché è già accaduto, anche a Voi, grazie alla fiducia, alla certezza che così funzionerà e sopratutto grazie all’amore per noi stessi (ricordate l’amore che muove le montagne?).
Dunque imparare a fare qualcosa per se stessi può voler anche dire aiutare gli altri ossia essere in grado di farlo. Potremo dunque partire dal nostro stesso esempio, dalla nostra stessa vita, dalla dimostrazione (a questo punto lampante) che sappiamo bene cosa è l’amore e lo pratichiamo su noi stessi e ogni giorno. Aver capito di poter essere un esempio fa si che ci si senta di dover essere un esempio.
E qui torniamo all’inizio: “Ama il prossimo tuo come te stesso” può significare anche questo.
Per conoscere bene e praticare l’amore, occorre avere passione, comprendere e avere rispetto del nostro corpo, “sentirlo”, dare il giusto tempo ad ogni cosa e riconoscere i propri limiti cercando sempre le scarpe giuste.
Il “Benessere per stare bene” sarà nelle nostre possibilità, nel nostro potenziale che potrà manifestarsi in qualunque momento prendendoci la responsabilità della nostra salute, del nostro buon-essere anche con gli altri.
“Ama il prossimo tuo come te stesso” è una indicazione meravigliosa per il bene di tutti.
Pubblicato sul Giornale di Brescia 4 settembre 2015