- TRASHWARE -


tratto da www.golem.linux.it

INTRODUZIONE

Il passato e il presente

I casi peggiori e i casi migliori

PERCHÉ IL TRASHWARE

Valore residuo dei computer dismessi

Vantaggi economici e sociali

Smaltimento

Gestione dell'obsolescenza tecnologica

COME FARE

Tre funzioni, tre soggetti

Soggetto Collettore

Soggetto Riqualificatore

Soggetto Ridistributore

Usare Linux o comunque Software Libero

IL SOFTWARE LIBERO

Gruppo Utenti Linux Livorno


INTRODUZIONE

Con la parola «Trashware» intendiamo il riutilizzo proficuo di computer dismessi e altrimenti destinati allo smaltimento.

La parola stessa nasce dall'unione dei termini «trash» e«hardware» e intende confessare, in maniera forse un po' folcloristica ma non falsa,che si tratta di computer praticamente recuperati dalla spazzatura (in origine è stato proprio così...). Chi fa Trashware riutilizza i computer dismessi da privati, aziende,pubbliche amministrazioni, per donarli, dopo che sono stati rimessi a punto, ad associazioni di volontariato o a progetti di solidarietà internazionale. In questo documento vedremo come il Trashware possa essere economicamente vantaggioso, socialmente utile e come la sua realizzazione non possa assolutamente prescindere dall'utilizzo di Software Libero. Vedremo quali sono le difficoltà principali nel gestire il recupero e la riconversione dei PC dal punto di vista tecnico, organizzativo, legale, burocratico e come, su un progetto così trasversale, solo una collaborazione molto stretta di amministrazioni, aziende e volontariato possa tessere una rete complessa, e per questo robusta, in grado di portare avanti il recupero con successo. Nell'introduzione seguente capiremo cosa si intende nella comunità Linux per «howto» e il perché di questa scelta; capiremo come questo documento sia modificabile, arricchibile, migliorabile e ridistribuibile da chiunque voglia farlo; conosceremo chi ha teorizzato e realizzato la prima esperienza Trashware. Lo scopo di questo documento è ispirare e indirizzare durante i primi passi molte, moltissime esperienze di recupero proficuo dei computer dismessi su tutto il territorio nazionale. La versione originale del documento si basa sull'esperienza pratica, sul campo, concretizzatasi a Empoli fra il 2000 e i primi mesi del 2004.

Il passato e il presente

Per molti anni si è realizzato lo smaltimento dell'hardware senza troppe preoccupazioni. In effetti per decenni questo tipo di rifiuto,pur essendo qualitativamente difficile da trattare, è stato tenuto sotto controllo, trattandosi tutto sommato di gestire quantità relativamente modeste.

Adesso però siamo arrivati al momento di dismettere la prima generazione numerosa di computer: quella creata dal boom del pc in ogni casa e in ogni ufficio, iniziato molti anni fa con i primi«pentium».

 Questa generazione di pc sta morendo, oppure è considerata già morta, e viene conservata solo in attesa di subire il proprio destino definitivo.


I casi peggiori e i casi migliori

La soluzione più veloce è sicuramente il semplice accumulo in discariche (chissà quante sono fuori regola), spesso in paesi poveri o in via di sviluppo. Tristemente famoso è il caso della città cinese di Guiyu[1] che ospita una discarica abusiva di computer di proporzioni inimmaginabili [2]. Tuttavia una soluzione di questo tipo è indubbiamente molto costosa: socialmente dovremo pagarla a caro prezzo, e purtroppo non solo in soldi ma anche in salute e impatto sociale. Un'alternativa sicuramente migliore è il recupero che potremmo chiamare «chimico», ma spesso anche questo è guidato da considerazioni esclusivamente economiche anziché ambientali e sociali. Vengono recuperati i metalli preziosi (oro, platino, palladio), ma gli altri metalli sono spesso solo smaltiti tradizionalmente (nei casi migliori dopo che è stata ridotta la loro nocività rendendoli inerti come ossidi). Sono certamente possibili anche lo smaltimento e il recupero ambientalmente compatibile, ma queste soluzioni si prospettano estremamente costose. Inoltre si tratta di costi netti, che non portano nessun vantaggio collaterale, se non l'abbassamento dell'impatto sull'ambiente.

PERCHÉ IL TRASHWARE

Valore residuo dei computer dismessi

Spesso i computer che vengono dismessi dalle aziende sono ancora funzionanti. Non sono veloci, ma funzionano. 

Questo valore, qui definito residuale, è difficilmente sfruttabile dalle aziende, per le quali tenere un computer lento in produzione fa indirettamente crescere altri tipi di costo, specialmente in termini di produttività di un impiegato. Risulta quindi economicamente vantaggioso dismettere il computer lento (pur funzionante) e acquistarne uno nuovo,recuperando la spesa con l'aumento di produttività (chissà se è poi vero, ma ammettiamo ottimisticamente che sia così).

Il valore dei computer vecchi però può essere recuperato in tutte le realtà in cui la lentezza non causa l'aumento dei costi, come ad esempio le associazioni di volontariato,

che spesso non hanno la disponibilità economica per comprare un computer nuovo ma hanno molta disponibilità di tempo e persone.

Per loro un computer recuperato produce soltanto vantaggi: adottano strumenti che altrimenti non potrebbero pagare e non hanno, ovviamente, un aumento di costi dovuto alla lentezza del computer (anche perché ne erano prive!). Riutilizzando in particolari realtà i computer dismessi si ottimizza l'utilizzo del valore economico totale della macchina.

Vantaggi economici e sociali

Una volta compreso il meccanismo, è evidente che si aprono molteplici alternative di riutilizzo, che saranno in parte approfondite più avanti in questo documento: oltre alle associazioni di volontariato si possono destinare i computer ad anziani, circoli culturali, studenti, oppure a progetti di cooperazione internazionale con paesi in via di sviluppo come ha già intrapreso il gruppo di Empoli Golem[3].

Il riutilizzo non elimina, alla fine, la necessità di smaltimento chimico dei computer, però si ritiene giusto, e soprattutto utile, sfruttarne il valore economico fino all'ultima goccia, in modo da minimizzare gli sprechi e l'impatto sull'ambiente e sulla società.

Si ottengono in sostanza due differenti vantaggi economici: il risparmio dello smaltimento immediato (soldi che dovremmo altrimenti spendere adesso) e il vantaggio di avere a disposizione risorse informatiche (corrispondenti ai soldi che dovremmo spendere se volessimo informatizzare gran parte della nostra società). Il pieno successo del Trashware si otterrebbe se si riuscisse a realizzare un progetto di recupero soltanto con la prima quota di soldi, ovvero quelli che dovremmo comunque spendere oggi per lo smaltimento chimico dei computer invece riutilizzati.

Smaltimento

Lo smaltimento dei pc vecchi è, alla fine, necessario. Si può solo rimandarlo. Qui si potrebbe aprire una parentesi sui massimi sistemi economici del nostro tempo: sull'utilizzo o sul consumo delle risorse disponibili; sulla progettazione di un bene di consumo, sulla sua intera vita e sul suo costo totale; sui costi misurabili e su quelli indiretti e aleatori, ma spesso terribilmente gravi; su un sistema economico che si fonda sullo spreco e che senza di esso non potrebbe sopravvivere. Ma non toccheremo questo argomento troppo grande e complesso. L'impegno primario è di avviare allo smaltimento solo i PC che effettivamente hanno esaurito tutto il loro valore informatico, quindi economico. Dobbiamo concentrarci sui computer ormai non più competitivi per le aziende, ma ancora funzionanti, e ritardare la loro morte informatica. Per fare un esempio, un computer basato sul processore «i286» oggi non ha nessun valore informatico residuo. Dovrà quindi essere destinato allo smaltimento chimico. Un computer basato su un processore di tipo «pentium» ha ancora un valore informatico-economico per la nostra società: può essere utilizzato dai soggetti elencati prima. Piuttosto che buttarlo via, proponiamo di usarlo ancora per anni finché mantiene un valore residuo, e inviarlo allo smaltimento solo dopo avergli spremuto tutto ciò che può offrire in termini di utilizzo informatico. Si ottimizzano le risorse, si risparmiano soldi eliminando lo spreco,non si toglie mercato ai pc nuovi e i computer vanno allo smaltimento chimico solo dopo che li abbiamo sfruttati al massimo. Riassumendo: serve il Trashware, serve lo smaltimento chimico;l'importante è non inviare allo smaltimento computer che hanno ancora valore economico! È proprio perdendo di vista questo valore residuo che siamo giunti al paradosso di vivere in una società con un forte bisogno di strumenti informatici e di comunicazione e che, nello stesso tempo, ne getta grandi quantità nella spazzatura.

Gestione dell'obsolescenza tecnologica

Il Trashware è mosso da due esigenze convergenti: una (più immediata e già descritta) è la sempre più pressante necessità di smaltire grandi quantità di computer, l'altra, meno ovvia, ma altrettanto importante, è dare all'obsolescenza tecnologica il suo corso naturale, e non il frenetico ritmo artificialmente imposto negli ultimi anni. Macchine ancora perfettamente funzionanti vengono tagliate fuori da ogni utilizzo spesso grazie ad accordi e logiche di produzione e vendita di chi (alieno al nostro territorio e al nostro tessuto sociale) controlla e pilota il mercato hardware e software.

Attraverso una strategia che coinvolge in modo congiunto hardware e software,

 vengono create ad arte piccole incompatibilità di strumenti e di formati e, sfruttando le posizioni dominanti di mercato,

si costringono gli utenti

 siano essi singoli, enti pubblici o aziende, ad aggiornare continuamente le proprie licenze, ad acquistare gli ultimi programmi e, inevitabilmente,

a rinnovare i propri computer, abbandonando quelli in uso, anche se hanno sfruttato ben poca della loro vita utile.

Questa situazione, oltre ai chiari effetti economici, ha un costo «sociale»: la salute di tutti noi. I pc hanno un valore residuo che viene perso, non usato; poi dobbiamo sostenere i costi di smaltimento chimico e alla fine le eventuali conseguenze sanitarie. Il Trashware permette di utilizzare queste risorse senza sprechi: se c'è dell'hardware che non è ritenuto più produttivo dalle aziende, si valuta la possibilità di poterlo utilizzare con convenienza in altri contesti, da altri soggetti, e partendo da questi presupposti, si organizza il riutilizzo. Si promuove, alla fine, l'aggiornamento delle risorse tecniche nelle aziende senza che questo sia un incentivo al consumo e allo spreco. Le aziende investono in termini di efficienza, la parte residuale di questo investimento (poco sfruttabile economicamente) viene utilizzata socialmente per far crescere nuovi tecnici, che a loro volta saranno utili alle aziende stesse - una forma sociale di investimento aziendale. La gestione dell'obsolescenza è oggi terribile: si dismettono computer che hanno ancora un valore residuo che viene comunque percepito. Per questo motivo i computer non vengono buttati, ma lasciati nei sottoscala a prendere spazio e polvere, per essere buttati quando ormai il loro valore residuo è completamente disperso. In sostanza si vorrebbe promuovere un corretto utilizzo della risorsa tecnologica: il pc ormai ammortizzato, lento, poco produttivo, viene sostituito da uno più competitivo, efficiente, e soprattutto equipaggiato con Software Libero. È importante che le aziende imparino a liberarsi subito dei pc che non usano e che, altrimenti, occupano inutilmente spazio, ma soprattutto perdono quel valore residuo che può essere socialmente utile.

COME FARE

Questa è la sezione meno scontata, più sperimentale, forse da migliorare nel corso della sperimentazione pratica, ma è sicuramente quella più interessante. Descrive come realizzare un progetto di riutilizzo hardware funzionale e, speriamo, conveniente.

Tre funzioni, tre soggetti

Riducendo il problema ai minimi termini si sono individuate tre attività principali che richiedono attrezzature, competenze ed esperienze sostanzialmente diverse e peculiari. Di conseguenza non riteniamo utile (e forse nemmeno possibile) realizzare il Trashware con un solo soggetto operante: come minimo ne servono tre, uno per ciascuna delle attività essenziali. Le tre attività «portanti» del progetto sono la raccolta dei computer dismessi, il ricondizionamento con Linux e Software Libero, la redistribuzione dei computer a chi può vantaggiosamente riutilizzarli. Per ciascuna delle attività abbiamo individuato il soggetto più competente e attrezzato o predisposto.

Soggetto Collettore

Finché i computer sono pochi, non si presentano grossi problemi di raccolta: contatti personali (amici o conoscenti di amici che smaltivano pochissimi computer), autovetture private, una sede improvvisata (spesso una casa) e il Trashware era fatto. Quando invece il recupero dei computer riguardasse molte dismissioni,magari con grandi quantità di macchine, sarà strettamente necessario che nella raccolta sia coinvolto anche chi ha attrezzature e organizzazione logistica per farlo. Più di tutto è necessario che il Soggetto Collettore sia già il riferimento istituzionale per chi smaltisce i computer, perché in questo modo anche chi non è a conoscenza del progetto Trashware contatterà comunque il soggetto giusto.

L'azienda consortile o municipalizzata che ritira i rifiuti ingombranti deve necessariamente essere coinvolta, 

almeno nell'aspetto logistico, organizzativo, informativo. Inoltre diventa davvero essenziale la presenza di un soggetto dotato di adeguati mezzi di trasporto, non tanto per gestire i computer che saranno recuperati, ma per raccogliere tutto il materiale inutilizzabile. Lo scopo principale di un progetto istituzionalizzato e pubblicizzato è fare in modo che col tempo le aziende dismettano i computer in maniera opportuna, ovvero appena tolti dal servizio e senza «cannibalizzarli».La sottrazione di parti dei computer prima di dismetterli inficia ogni possibilità di recupero vantaggioso. Se le aziende dismetteranno «bene» i computer, allora si avranno enormi facilitazioni nel recupero e nel ricondizionamento. Dovremo trovare tutte le condizioni che favoriscano la dismissione corretta e che ostacolino efficacemente la dismissione dannosa per il recupero. Il Soggetto Collettore è importante: si potrebbero incontrare molti problemi nell'organizzare una raccolta di materiale che potrebbe essere considerato un rifiuto speciale, senza la supervisione di chi sia istituzionalmente responsabile in questa materia. Nel caso di una iniziativa privata potrebbero nascere diffidenze sia da parte di chi dismette che da parte di chi, magari fuori dal progetto, possa lamentare una mancanza di trasparenza. Sono state proprio la massima trasparenza e affidabilità delle nostre attività che hanno permesso in questi anni l'organizzazione del Trashware senza incontrare ostacoli né obiezioni frenanti. La partecipazione del soggetto preposto alla raccolta dei rifiuti ingombranti, inoltre, rende estremamente lineare l'indirizzamento dei computer da parte di chi dismette: basta telefonare al solito numero! Il coinvolgimento del Soggetto Collettore per quanto riguarda la logistica è quindi essenziale: l'azienda consortile diventa l'interfaccia unica nei confronti di chi dismette. C'è da considerare che questa è la sua funzione «naturale» e che quindi può ricoprirla con il minimo sforzo, essendo già attrezzata per farlo (call center, numero verde, dipendenti formati a dialogare con chi dismette). Il problema più delicato, che riprenderemo anche in seguito,è quello della forma giuridica da dare ai computer ritirati. Per esempio, se vengono ritirati come rifiuti diventano rifiuti speciali a causa del contenuto di metalli pesanti: in questo caso la loro manipolazione non è più una cosa formalmente semplice, e soprattutto non si vede come sia possibile destinare dei rifiuti speciali alle associazioni di volontariato! Quindi, il meccanismo pratico della raccolta potrebbe essere il seguente: chi dismette i computer telefona al Soggetto Collettore, l'operatore che risponde si informa (con poche, semplici domande) se ci siano computer eventualmente riutilizzabili e chiede la disponibilità a farli visionare da personale addetto. Se chi dismette è disposto a donarli, allora qualcuno del Soggetto Riqualificatore andrà (prima che passi il Soggetto Collettore) a scegliere i computer riutilizzabili. Ci troveremo di fronte quindi a due ritiri diversi: i computer non recuperabili saranno ritirati come rifiuti, e i computer ancora buoni prenderanno la via del riutilizzo, senza diventare rifiuti. Di conseguenza, chi dismette dovrà pagare solo lo smaltimento dei computer che, non più utilizzabili, prenderanno la via dei rifiuti o dello smaltimento chimico. La raccolta fisica dei computer recuperabili può rientrare nell'attività del Soggetto Collettore ma anche in quella del successivo Riqualificatore, a seconda dei mezzi a disposizione. Ancora non c'è una casistica precisa su questo aspetto. Si ritiene che il ritiro dei computer ancora buoni possa essere fatto dal Soggetto Riqualificatore. Infatti finché il Riqualificatore è di piccole dimensioni e ha quindi poca capacità di ricondizionamento, il numero dei computer da ritirare sarà basso e basteranno i pochi mezzi eventualmente a disposizione. Quando la capacità di ripristino sarà grande e si movimenteranno molti computer, sarà certo il momento di dotarsi di mezzi appropriati.

Soggetto Riqualificatore

Questo soggetto è la vera invenzione, la vera novità, nel panorama del recupero e del riciclo. È il fulcro attorno al quale, se funziona, può ruotare tutta l'attività di Trashware. Cosa non è Il Soggetto Riqualificatore non può essere né solamente un'azienda né solamente un'associazione di volontariato. Infatti per installare vecchi computer servono competenze superiori, e tecnici più competenti e preparati rispetto a quanto può bastare per un computer nuovo. Ricorrendo esclusivamente ai dipendenti di una azienda i costi del recupero lievitano esageratamente, 

perché l'azienda dovrà impiegare sistemisti di primordine solo per installare vecchie macchine sottratte alla spazzatura.

Non può trattarsi nemmeno di un gruppo di soli volontari che, per la natura stessa del loro impegno, non possono garantire la necessaria «produttività» del recupero.

Nei Gruppi Linux ci sono soggetti con le competenze, o almeno la passione e l'impegno, necessari a risolvere gli innumerevoli inconvenienti hardware e software che si incontrano nel ricondizionamento, ma ci dice anche che il loro impegno è comunque saltuario e i computer realmente recuperati sono davvero pochi. La scommessa più grossa del Trashware è di conciliare le alte competenze informatiche necessarie con la bassa spesa sostenibile in un progetto di questo tipo. Cos'è Il Soggetto Riqualificatore può essere un'associazione di volontariato che ha al suo interno uno o due dipendenti, e all'esterno il supporto saltuario di aziende specializzate, in modo da unire le competenze e il contributo dei soci con la costante produttività di alcuni soggetti che dedicano la loro giornata a questa attività. Nell'eventuale sperimentazione pratica proveremo ad inserire una o più figure professionali, di medio profilo tecnico, che diano continuità, che facciano da guida ai volontari meno esperti e che sappiano prontamente cogliere i consigli dei volontari più esperti. In effetti non è strettamente necessario che le figure professionali di livello medio siano dipendenti diretti dell'associazione, possono essere anche collegati ad altri soggetti che diano comunque la disponibilità costante di questi tecnici. Un'altra configurazione possibile del Soggetto Riqualificatore è quella di una azienda che raccoglie i rifiuti ingombranti per conto del gestore della raccolta dei rifiuti. Nel caso che descriviamo ci si riferisce ad una cooperativa di lavoro che effettua la raccolta dei rifiuti ingombranti per conto dell'azienda consortile, che invece è responsabile del flusso del materiale e della logistica organizzativa. La cooperativa di lavoro in esempio ha le attrezzature necessarie alla raccolta (furgone e forza lavoro), ha la giusta competenza nella gestione di formulari e registri, è sicuramente carente dal punto di vista informatico. In questo senso sarà determinante il supporto tecnico dei volontari informatici (per esempio il Gruppo Linux locale). In questa nuova disposizione delle forze in campo abbiamo una figura centrale che non è più il Gruppo Linux, supportato da lavoratori che danno continuità al progetto, ma un fulcro basato su una cooperativa di lavoro che è supportata negli aspetti più tecnici dal Gruppo Linux. Riteniamo questa seconda ipotesi più stabile della precedente. Compromesso difficile fra competenze alte e spesa bassa Le due configurazioni possibili (gruppo Linux supportato da lavoratori o cooperativa di lavoro rinforzata con i volontari del gruppo Linux) dovrebbero riuscire a coniugare il costo contenuto che deve avere un computer riciclato con le speciali competenze informatiche che sono necessarie a recuperarlo. In generale si pensa che possa essere interessante per un gruppo Linux avere una sede ricca di computer in cambio di competenza tecnica. In effetti, conoscendo le dinamiche interne di alcuni Gruppi Linux, si può capire come sia interessante per loro avere una stanza con impianto elettrico, connessione Internet e computer in grande quantità su cui provare la loro tecnologia preferita (l'Informatica Libera). D'altro canto per una cooperativa di lavoro cedere una delle sue stanze in cambio di supporto tecnico-informatico può essere conveniente. Sempre in base all'effettiva conoscenza dei Gruppi Linux si ritiene che il caso opposto (Gruppo Linux che coinvolge degli operatori professionali) sarà meno frequente in quanto molti di questi gruppi non sono neppure associazioni formali e lo stimolo che li tiene insieme è, seppur molto forte, strettamente informatico. Costi vs produttività: sperimentazione necessaria Il dato più interessante, e più incerto in questa fase solo progettuale, è stabilire qual'è il costo unitario per computer recuperato. I due aspetti contrastanti, ovvero la mancanza di produttività dell'azione dei volontari e la mancanza di economicità dell'azione di una azienda, forse si possono coniugare facendo operare in sinergia la raccolta dei rifiuti ingombranti e la passione degli esperti Linux. Si ritiene che la migliore possibilità per definire gli effettivi costi vivi del recupero computer sia una sperimentazione da effettuare. In una prima fase è forse opportuno quantificare il costo diretto del riutilizzo senza tenere conto di tutti i benefici collaterali che potranno scaturire da una enorme disponibilità sociale di computer come mezzo di studio, di comunicazione, di informazione. Un ulteriore vantaggio ottenibile dal modello cooperativa di lavoro più Gruppo Linux è che la cooperativa di lavoro può vantaggiosamente organizzare attività di inserimento terapeutico nella separazione dei componenti. Se si pensa di voler dotare di computer associazioni, scuole, molti cittadini, in particolare anziani, risulta ovvio che, per quanto possa essere costoso, il riutilizzo dei computer dismessi è comunque economicamente vincente rispetto all'acquisto di un computer nuovo. Volendo comunque sostenere socialmente il costo dell'informatizzazione di base, si intravedono ben poche strade che non siano l'utilizzo ottimizzato delle risorse disponibili, usate nelle aziende finché performanti e utilizzate dai singoli finché funzionanti. In una prima fase è però utile non tenere conto di questi fattori e valutare il riutilizzo dei computer solo come costo vivo, che può essere risparmiato sull'attuale costo di smaltimento.

Soggetto Ridistributore

Il Soggetto Ridistributore può essere chi conosce e coordina le associazioni di volontariato presenti su un territorio, o chi gestisce e coordina gli aiuti a tali associazioni o a particolari gruppi di cittadini (per esempio gli anziani o gli studenti). Può anche essere chi organizza progetti di cooperazione internazionale nei paesi in via di sviluppo, ma questa particolare destinazione dei computer solleva innumerevoli temi di riflessione, tali da meritarsi una sezione apposita. Il Soggetto Ridistributore aiuta a definire le necessità informatiche medie e, caso per caso, particolari dei destinatari. Non sempre il Soggetto Riqualificatore (nel nostro caso il Gruppo Linux) che prepara i computer conosce le reali necessità dei destinatari. Proprio per questo la presenza di una “associazione di associazioni” o dell'ente che istituzionalmente si occupa di volontariato, potrebbe avere un peso importante sulla buona riuscita del riutilizzo. L'alternativa è avere computer recuperati, ma in realtà non utilizzati. Questo soggetto ha anche una importante capacità/responsabilità: definire i criteri di redistribuzione e gestire la distribuzione stessa. Qui non si possono fare tutti gli esempi possibili, ma certamente il concetto di base che muove questi criteri è ottenere la massima diffusione della conoscenza e dell'uso di risorse informatiche e comunicative. Per esempio si preferirà assegnare i computer prima alle associazioni che hanno una sede pubblica, in modo tale da permettere l'accesso al computer a tutti i soci e non solo a chi lo ospita in casa propria (anche se sede dell'associazione). Definire dei chiari criteri di priorità nell'assegnazione dei computer è necessario anche per evitare recriminazioni e proteste da parte delle associazioni a cui i computer saranno assegnati solo in un secondo tempo. Per diminuire ulteriormente la possibilità di recriminazione da parte dei destinatari, ribadiamo che è essenziale che il Soggetto Ridistributore faccia parte del mondo del volontariato, e che ne sia autorità riconosciuta (anche se a volte criticata). Un forte elemento destabilizzante per l'intero progetto sarebbe una«ingiusta» redistribuzione, anche se le ingiustizie fossero fatte in buona fede, inconsapevolmente e per inesperienza, come potrebbe fare un Gruppo Linux.

Usare Linux o comunque Software Libero

Sui computer recuperati è assolutamente necessario installare Software Libero. Il software non-libero ha infatti diversi tipi di incompatibilità con la natura stessa del progetto. Incompatibilità soprattutto economiche, poiché l'acquisto delle licenze sarebbe troppo oneroso per associazioni di volontariato e per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo. Ovviamente è improponibile installare software proprietario senza pagare le costosissime licenze d'uso: si tratta di una attività contraria alle leggi e alle comuni licenze d'uso secondo le quali viene distribuito il software non libero. I Gruppi Linux e tutta la comunità del Software Libero sono fermamente contrari alla copia illegale di software proprietario (in generale "non-libero") almeno quanto sono favorevoli alla copia legale(e auspicata!) di Software Libero. Installando Software Libero inoltre non si diventa lo strumento commerciale di nessuna delle grandi aziende, che sarebbero ben felici di avere degli ottimi agenti commerciali che diffondono e insegnano gratis i loro prodotti alle associazioni italiane e a vari popoli nel mondo. Insomma, nel caso delle licenze, non è solo un problema di soldi. Il software non-libero porta spesso alla chiusura, all'esclusività,al controllo da parte di altri. È infine spesso difficile reperire versioni di qualunque software non-libero in grado di funzionare in modo corretto sulle macchine oggetto del recupero e, anche qualora ciò fosse possibile, risulterebbe spesso inutile poiché i prodotti nuovi e aggiornati spesso non hanno caratteristiche accettabili di retrocompatibilità ma anzi contribuiscono, come descritto, in modo determinante all'obsolescenza tecnica e all'esclusione sociale. Il Software Libero concede invece l'accesso al proprio codice sorgente e quindi, oltre alla specifica libertà di distribuzione e utilizzo e al costo generalmente ridotto (spesso nullo), fornisce la fondamentale possibilità di imparare come funzionano gli strumenti che si utilizzano, e di poterli fortemente personalizzare. Nell'ambito del Software Libero si possono trovare buoni programmi con richieste hardware modeste in grado di funzionare ottimamente sui computer recuperati, avendo comunque la garanzia di restare al di fuori della logica che porta all'invecchiamento accelerato dei prodotti informatici. Per alcuni progetti inoltre, ad esempio quelli riferiti ai paesi in via di sviluppo, il Software Libero rappresenta meglio di qualunque altro modello la tecnologia vista nell'ottica del miglioramento dell'esistenza, della condivisione delle conoscenze e del progresso individuale e di gruppo che porti all'avanzamento socio-culturale, oltreché tecnologico, collettivo.

IL SOFTWARE LIBERO

Sotto la definizione «Software Libero» [Free Software] sono compresi tutti i programmi informatici rilasciati secondo licenze che ne consentano l'utilizzo, lo studio, la modifica e la redistribuzione (di copie inalterate e anche di versioni modificate), tra cui la più nota è la GNU General Public License (GNU GPL). Faremo riferimento sempre alla GNU General Public License versione 2 nella versione originale in inglese. La GPL è una licenza che permette il libero utilizzo, la modifica e la libera redistribuzione (con o senza modifiche) dei programmi (o di altre opere) rilasciati sotto di essa: sono proprio queste caratteristiche che hanno permesso uno sviluppo inimmaginabile, per varietà e qualità, di programmi che adesso sono disponibili senza dover pagare costose licenze d'uso. Più del risparmio economico è fondamentale però la conoscibilità dei programmi di Software Libero: possono essere studiati nel loro funzionamento e nel loro meccanismo fino al codice sorgente scritto dai programmatori. Questo permette a chiunque di conoscere, capire come funziona e acquisire il know-how della tecnologia che sta usando. Utilizzare Software Libero e diffonderne l'utilizzo è il solo mezzo che abbiamo per non essere meri consumatori di tecnologia, ma anche padroni della conoscenza che vi sta alla base. La necessità di possedere il cosiddetto know-how di una tecnologia così strategica come l'informatica diventa ancor più importante se, invece di considerare un singolo, consideriamo una intera società. Sotto licenza GPL possono essere rilasciati anche documenti e altreopere, non solo programmi per computer. Un esempio è proprio questo chestate leggendo. Approfondimenti sul Software Libero si possono trovare, ad esempio, neldocumento intitolato «Software Libero» scritto da Francesco Potortì.

Gruppo Utenti Linux Livorno

 

Il G.U.L.LI. è un'associazione culturale senza fini di lucro che ha come scopo sociale la diffusione del software libero con particolare attenzione al sistema operativo GNU/Linux.

L'associazione è nata nel 2004 per opera di un ristretto gruppo di appassionati.

Associazione

Il G.U.L.Li. è un gruppo formato da persone liberamente costituite, che svolgono la loro attività prevalentemente su base volontaria e che  osservano i principi del software libero , impegnate nel diffondere i sistemi operativi basati sul kernel Linux. 

L’Associazione è regolarmente iscritta ai registri del Comune di Livorno e vanta numerose attività, tra le quali :

Il G.U.L.LI. è un Linux Users Group (L.U.G.), un gruppo di associazioni riconosciute a livello mondiale che conta più di 100 presenze in Italia.

GNU/Linux?

GNU/Linux è un sistema operativo libero sviluppato da una fiorente comunità e supportato da società come IBM, Sun Microsystems, Hewlett-Packard, Red Hat e Novell. Linux può essere installato su una ampia gamma di computer, dai cellulari, portatili, console fino ai più grandi mainframe. Linux è anche un sistema operativo per server e fa funzionare i dieci supercomputer più veloci nel mondo. (Fonte wikipedia)

Alcuni vantaggi : sicurezza sui dati, libertà di personalizzare completamente il sistema e migliaia di programmi  a disposizione in maniera semplice e gratuita come  il sistema operativo. Non esiste un solo GNU/Linux ma esistono diverse distribuzioni che differiscono tra loro, oltre che per il bacino di utenza (ne esistono per utenti esperti, per musicisti, per utenti inesperti, ecc.), anche negli strumenti di gestione utilizzati e/o per l' interfaccia grafica utilizzata.

Fra le principali  distribuzioni troviamo:

Ubuntu        (http://www.ubuntu.com)         Fedora                 (http://www.fedoraproject.org);

OpenSuse         (http://www.opensuse.org)        Slackware         (http://www.slackware.com);

Debian         (http://www.debian.org)        Gentoo                 (http://www.gentoo.org); 

Organizzazione

Il GULLI ha una struttura organizzativa semplice e snella per sviluppare velocemente gli scopi associativi:

G.U.L.Li. Gruppo Utenti Linux di Livorno  http://www.linux.livorno.it - info@livorno.linux.it -          pag.  di


[1] <http://www.greenpeace.org/eastasia/Global/eastasia/photos/toxics/ewaste/guiyu-child-wires.jpg>

[2] <http://yeinjee.com/wp-content/uploads/2010/08/china-guiyu-ewaste-4.jpg>

[3] http://golem.linux.it/wiki/Trashware#Progetti_Realizzati