Capitolo Ventisette: Segnali di Soccorso
“Quando i muri crollano, quando perdi tutto quello che hai, hai sempre la famiglia. E la tua famiglia ha sempre la tribù.”
Famiglia.
Non era una parola che usassi molto, né un concetto a cui mi sentissi legata.
Non ho mai conosciuto mio padre (situazione non molto comune, per una puledra cresciuta nella Scuderia Due). Quando mia madre aveva la mia età aveva passato gran parte della sua esistenza... beh, utilizzerei termini differenti per descrivere gli altri pony. Ma era mia madre. Per lei preferirei utilizzare parole come “promiscua” e “inebriata”.
Crescendo avevo avuto mia madre. Ma i ricordi di lei erano per lo più del tipo “stai qui e lascia che siano i grandi a parlare”. Comunque mi insegnò qualche gioco. Anche se mi ero resa conto (già pure da fiancobianco) che lo faceva per alleviare più la sua noia che la mia, avevo a cuore ogni ricordo felice di quando giocavo assieme a lei con tutti i giochi da tavolo, strategia e con i blocchi dai colori sgargianti che la Scuderia aveva da offrire.
Ma anche allora non ho mai pensato a noi come una “famiglia” nel vero senso affettivo della parola.
Ora, attraverso la nebbia di dolore, mi rendevo conto che questo stava cambiando. Era già cambiato, a mia insaputa.
Con l’effetto degli antidolorifici svanito e senza più l’adrenalina ad alimentare il mio corpo riuscivo davvero a sentire il dolore. Le fasciature avevano aiutato e probabilmente mi avevano evitato il dissanguamento per le profonde ferite al petto. Comunque, continuare a spingermi mentre ero ferita mi aveva messo a dura prova più della magia stessa.
Ma ero con gli amici ora. C’era una sensazione di completezza e sicurezza. Il mio corpo poteva finalmente rilassarsi e sentire dolore.
Velvet Remedy era passata alla modalità madre-dottore appena mi aveva vista. Ora che non la annusavo più mentalmente in mezzo alle zampe posteriori mi sentivo confortata dalle sue cure nervose, soprattutto ora che mi rendevo conto che le sue cure materne erano assai migliori di qualsiasi mi avesse mai dato la mia vera madre.
In effetti questi pony erano diventati la mia famiglia. Famiglia intesa come parola più profonda: sentirsi a casa non nel posto dov’eri, ma con le persone con cui eri.
… E la mia famiglia stava affrontando una discussione.
*** *** ***
“È una zebra!” esclamò SteelHooves. Era rimasto in silenzio fino a quando fummo lontani dal Muro. Ma appena ci avvicinammo alle rovine sgretolate dello Java’s Cup SteelHooves mise finalmente in discussione la presenza della mia nuova compagna. Avevo fatto l’errore di dirgli che era semplicemente un’amica.
“Si, lo è.” Ero stanca e dolorante. Il mio respiro era poco profondo, e mi sentivo come se stessi costantemente annegando. Volevo un bagno per lavare via il sangue incrostato nel mio mantello, la polvere pruriginosa mi rodeva ancora il fianco e gli ultimi dei piccoli schifosi insetti mordaci che in qualche modo erano sopravvissuti assieme a me. E volevo un letto che fosse almeno più soffice del cemento. Quello che non volevo era questa discussione.
“Che ti ha chiaramente manipolata affinché tu ti fidassi di lei.” ipotizzò SteelHooves. “Non puoi fidarti.”
Xenith era rimasta saggiamente in silenzio, semplicemente scegliendo di seguirci man mano che ci allontanavamo dal Muro e dalla fossa degli schiavi della Fillydelphia di Stern. Ma ora, irritata e forse sentendosi sostenuta dalla mia affermazione, la zebra ribattè:
“La guerra, in cui non ho avuto alcun ruolo, è finita da lungo tempo. Il fatto che io abbia le strisce non mi rende un combattente nemico più di quanto quell’armatura non renda te un soldato nell’esercito di Nightmare Moon.”
Brillante.
“L’esercito della Principessa Luna.” sbottò il Ranger d’Acciaio, che aveva veramente servito nella guerra duecento anni prima. “Non che la tua specie abbia alcun diritto di pronunciarne il nome!”
Voltandosi verso di me, “Littlepip, quali sono le tue intenzioni riguardo la zebra? Per favore dimmi che non vuoi veramente che viaggi con noi.”
“Oh cielo, no” intervenne Velvet Remedy. “Sono sicura di no. Dopotutto sarebbe folle viaggiare con con quel tipo di creatura nota per degenerare verso un folle cannibalismo...”
Xenith si bloccò, fissando l’unicorno color carbone con un’espressione di confusione e risentimento.
“...oh aspetta, quelle non sono le zebre.” finì Velvet. “Quelli sono i ghoul.”
Ora anche SteelHooves si era fermato, ed ero sicura che dietro il suo visore mi stesse fissando. Xenith sbuffò, ancora confusa. Con il suo accento esotico, chiese lentamente a Velvet, “Stai dicendo... che somiglio ad un ghoul?”
Chinai la testa. La situazione stava degenerando in fretta.
Gli occhi di Velvet Remedy si dilatarono appena capì come Xenith aveva preso quell’affermazione. “No, certamente no,” rassicurò la nuova arrivata, “Ma sicuramente qualcuno qui ha l’odore di uno di essi.”
Xenith annusò il suo manto. Alzai gli occhi. Poi per sicurezza annusai il mio. Per poco non mi strozzai. Ero fetida.
Calamity piombò su di noi. Ci stava aspettando di fronte al Java, con il Tuono di Spitfire in bocca (Java sembrava – a giudicare dal grande cartello collassato sopra la porta – uno stallone color latte dalla criniera ondulata color marrone chiaro con striature scure, il cui cutie mark era una fumante tazza di quelli che speravo fossero chicchi di caffè). Ma quando avevamo smesso di muoverci lui stesso aveva deciso di ridurre la distanza.
Atterrò accanto a me, facendo scivolare il fucile anticarro potenziato magicamente in una fondina di nuova concezione nella sua bardatura da combattimento, e offrì a Xenith uno zoccolo e un sorriso. “Allora ciao!”
Avrei voluto baciarlo (che non era il desiderio che associavo normalmente ai maschi).
Xenith sembrava esitare. Provò ad alzare uno zoccolo e si contrasse, strabuzzando gli occhi, quando Calamity lo prese con entrambi i suoi zoccoli anteriori scuotendolo con vigore. “È un piacere incontrarti. Sono Calamity.” La sua zampa stava ancora agitandosi quando il pegaso lasciò la presa. “Benvenuta nel team.”
“Tutto qui?” chiese con cautela, guardando Calamity come se non avesse mai visto un pegaso prima (il che, realizzavo solo ora, era molto probabile).
“Oh, dai,” disse Calamity, sorridendo ancora. “Vi ho visti fino a poco fa attraverso il mirino. È chiaro che Littlepip si fida di te. E se lei si fida di te, a me tanto basta.”
“Sì,” disse Velvet in un sospiro strascicato ma ancora elegante. “Perché il giudizio di Littlepip ultimamente è ai livelli di Celestia.” Stava guardando le mie ferite con costernazione crescente.
“Va bene, va bene! Sì, è stato un piano stupido! Mi dispiace.” Guardai i miei amici con disperazione “Sapevo che le cose sarebbero andate male lì dentro, e non volevo coinvolgervi. Sapevo che avrei dovuto avere fiducia nella vostra capacità di badare a voi stessi, e che avremmo dovuto rimanere insieme. Siamo più forti insieme…” Sono patetica senza di voi.
Collassai sulle ginocchia, improvvisamente sopraffatta dalla fatica.
Il corno di Velvet Remedy iniziò a brillare mentre faceva segno a tutti gli altri di rimanere in silenzio e di rimanere indietro. Un istante dopo la mia amica unicorno sussultò. “Per le Dee! Littlepip… cosa ti è successo?”
*** *** ***
Velvet Remedy si inginocchiò vicino a me mentre mi stendevo sul materasso di quello che un tempo era stato il letto di un puledrino. Avevamo invaso un piccolo condominio una volta situato nello stesso quartiere di Fillydelphia di Java e le sue tazze. Potevo vedere gli altri nella stanza accanto. Calamity stava controllando i piccoli oggetti che aveva recuperato dall'appartamento. Xenith stava cucinando. SteelHooves era furioso.
"Mi chiedo, perché mai se ne sono preoccupati?" riflettè Calamity mentre guardava le assi che aveva staccato dalla porta un'ora prima. Ora sarebbero state usate per il fuoco da campo. "Praticamente nessun pony determinato e abile abbastanza da avventurarsi nelle rovine interne della città sarebbe rimasto bloccato da delle assi di legno. Perché preoccuparsi di sbarrare la porta, allora?"
Xenith aveva trovato alcune stoviglie da cucina e stava preparando sul fuoco qualcosa dal profumo dolce. Attorno a lei c'erano molte altre pentole, ognuna in attesa del suo turno sulle fiamme. Pensai alla nostra buona sorte. Da quando avevo lasciato Homage avevo lamentato l'assenza di un cuoco nel gruppo.
Sussultai. Cosa non avrei dato per poterla vedere in quel momento. E invece era in mortale pericolo, e io... Io mi sentivo ribollire di rabbia e di sensi di colpa per non poter far nulla per aiutarla in quel preciso istante. Maledissi Occhiorosso. "Perché doveva mettere in mezzo Homage?"
“Non penso che l’abbia fatto”, suggerì Calamity dalla stanza accanto. “Mi sa che sta prendendo di mira DJ Pon3. Quel tizio sta trasmettendo del buono su di te da un bel po’, ormai, quindi questo probabilmente lo segna come un amico che Occhiorosso pensa tu voglia proteggere.”
“Assumendo che non abbia semplicemente intuito che tu voglia proteggere ogni anima,” aggiunse cupamente SteelHooves. “E che tu sia disposta a misure assurde e pericolose per farlo.”
Sentivo il bisogno di ricordargli che era stata un’Anziana dei Ranger d’Acciaio ad elaborare il piano, ma mi trattenni. SteelHooves non mi aveva mai suggerito o messo pressione per accettare la mia solitaria missione, aveva solo supportato la mia decisione di farlo. Considerato il tono della sua precedente conversazione con l’Anziana Blueberry Sabre sospettavo che SteelHooves mi avrebbe sostenuto con lo stesso entusiasmo se la mia decisione avesse compreso l’invitarla a sedersi sul mio corno e girare.
Guardai da SteelHooves a Calamity, nuovamente colpita dalla differenza fra di loro in fatto di supporto. Calamity era leale. SteelHooves era... obbediente. Non necessariamente a me, ma a chiunque accettasse come in carica. Era un soldato perfino adesso.
Il corno luminoso di Velvet Remedy passò su di me ancora una volta. Voleva essere sicura di aver trovato ogni singola ferita. Come mi aspettavo la costola rotta e il polmone perforato avevano portato via la maggior parte del lavoro (incluse un’intera gamma di brutte occhiate a Xenith con cui nemmeno SteelHooves poteva competere). Ma raccomandò alla zebra di non darmi più pozioni curative, mostrando fiducia nei suoi incantesimi curativi.
Le mancò il respiro quando iniziò a passare il suo corno sulla mia coda. “Littlepip!” Si avvicinò di più, la sua voce scandalizzata e comprensiva. “Come hai fatto a ferirti qui?”
“Non sono stata io,” la voce di Xenith risuonò dall’altra stanza.
“Cosa?” Calamity alzò lo sguardo nervosamente. “Chi ha ferito Littlepip adesso e dove?” Sprofondai la faccia nelle zampe anteriori, mentre le guance arrossirono per l’imbarazzo.
“Nulla che ti interessi,” disse severamente Velvet al pegaso mentre apriva le sue scatole da trasporto e ne faceva fluttuare fuori un assortimento di provviste mediche. A tal riguardo, le ricerche di Calamity ci avevano ben rifornito.
Non aiutava il fatto che la mia preoccupazione per Homage aveva portato con sé parti di un sogno ad occhi aperti in cui la meravigliosa unicorno grigia baciava proprio quella ferita per farla guarire.
Velvet Remedy suggerì, tornando con grazia alla nostra conversazione precedente, “So che sei preoccupata per Homage, ma per favore non lasciare che questo ti consumi. Ricorda, finché Occhiorosso non fa nulla, ha qualcosa con cui minacciarti. Se dovesse mettere in atto la sua minaccia tutto ciò che otterrebbe sarebbe una Littlepip arrabbiata. E se ha anche solo metà dell’intelligenza che gli attribuisci è abbastanza furbo da non volerti come nemica.”
Mi morsi il labbro.
Calamity si alzò, scuotendo la testa. “Odio essere la voce della preoccupazione, ma…” Il pegaso si fermò, evidentemente a disagio, passando uno zoccolo sulla sua criniera arancione. “Beh, immagino che se ha messo un megaincantesimo alla Tenpony Tower, deve averlo fatto prima di escogitare questo piano per usarti. Quindi l’unica cosa che lo trattiene dall’usarla è il patto che ha stretto con te.”
Mi accigliai. “Quindi… credi che lo disattiverà nel momento che saprà che la Dea è morta?” Non l’avevo considerato. “Questo, ovviamente, se lo farò?”
Calamity diede un colpetto al cappello. “Io… non lo so con certezza. Ma DJ Pon3 è una voce di dissenso con un pubblico enorme.” L’espressione corrucciata di Calamity si accentuò. “Molte dittature che conosco andrebbero all’inferno e ritorno per discreditare o distruggere le voci che gli si oppongono.”
Stavo quasi per chiedere quante dittature conoscesse Calamity. Ma le parole mi morirono tra le labbra quando mi tornò alla mente una sua frase:
Non gli credere, mi aveva detto una volta Calamity. L’Enclave ha un particolare interesse nel dipingere come un mostro chi rifiuta i suoi ideali.
Invece annuii, cercando di lanciargli uno sguardo di supporto.
“Stern taglia le lingue di chiunque parli male di Occhiorosso,” mi ricordò Xenith, mettendo un accento di odio extra nel nome della grifona. “Ho passato svariati anni senza parlare così da poter tenere la mia.” Aggiunse, “È bello poterla usare di nuovo liberamente.”
SteelHooves grugnì. “Adesso che siamo tutti insieme, non vedo perché non dovremmo vedere il suo bluff. Arrivare in volo e demolire le sue operazioni. Toglierlo di mezzo.”
Sospirai profondamente. “In primo luogo, perché ucciderlo non sarebbe facile. L’Anziana Blueberry Sabre aveva ragione a tal proposito. È sempre protetto, e riesce a scappare molto più velocemente di quanto noi non riusciamo a raggiungerlo...”
Quello che non dissi era che non ero sicura di voler distruggere le sue operazioni. In effetti ero sicura di non voler cancellare il lavoro che stava facendo. Desideravo liberare tutti gli schiavi. Ma non era la stessa cosa. O lo era?
Dannazione! Era stato più facile capire la cosa giusta da fare prima di scoprire che quel brutto bastardo aveva, almeno apparentemente, ragione. Lui stava costruendo un futuro migliore… o almeno alcune parti. E stava sacrificando tutto per ottenerlo, dalla sua stessa casa alla libertà altrui.
Ricordai una conversazione con l’Osservatore che riguardava le virtù che apprezzava, che senza quella che lui chiamava “la scintilla” divenivano contorte parodie di loro stesse. Ne avevo trovata un’altra in Occhiorosso: la Generosità. Persino la generosità poteva vagare in oscuri e contorti sentieri… specialmente quando ciò che offri non è tuo.
SteelHooves nitrì. “Non crederai davvero che Occhiorosso abbia un megaincantesimo, vero?”
Feci una smorfia.
“Una bomba al fuoco magico non detonata? Quando avrebbe ottenuto una cosa del genere?” domandò SteelHooves. “E dove? Non puoi imbatterti casualmente in una cosa del genere.”
Velvet Remedy, Calamity e io ci scambiammo delle occhiate.
“O no...” gemette SteelHooves. “Cosa avete fatto, voi tre?”
L’edificio era silenzioso, eccetto per lo scoppiettio del fuoco e il gorgoglio proveniente dalla pentola, durante i lunghi minuti che impiegammo a spiegare.
“Avete dato una bomba al fuoco magico a Nuova Appleloosa?” esplose SteelHooves, camminando nella sua armatura pesante, con la coda ricoperta di metallo che scattava con enfasi ad ogni parola. “Una città nota per i suoi commerci con gli schiavisti di Occhiorosso?”
“Eggià.”
“A chi di voi idioti è venuta un’idea simile?” domandò SteelHooves.
Mi infilai silenziosamente nei miei ricordi. Ricordavo di essere preoccupata di mandare degli schiavi liberati a Nuova Appleloosa. Soprendentemente non ricordavo di avere avuto le stesse preoccupazioni riguardo al dar loro un megaincantesimo.
Calamity alzò uno zoccolo, con un’espressione mortificata sul volto.
“Questo…” chiese Xenith, “... è il motivo per cui ti chiamano ‘Calamity’, giusto?”
Velvet Remedy si mise a sedere al fianco di Calamity.
SteelHooves stava fumando di rabbia. “Ti rendi conto che Occhiorosso è l’unico motivo per cui esista una Nuova Appleloosa, vero?” Il suo visore si spostò su di noi e trovò solo espressioni vuote. “Quel posto era una piccola città che stava morendo in mezzo alla polvere prima che Occhiorosso ci saltasse in mezzo dandogli un talismano dell’acqua. Avreste dovuto capire che ora sono in debito con lui!”
Calamity scosse la testa, sinceramente sorpreso. “Scusami, amico, ma questa mi giunge nuova.” Io invece mi limitai a gemere, mettendomi gli zoccoli sopra gli occhi.
Vidi la ricchezza della nostra scuderia condivisa, il talismano dell’acqua dato ad una città in difficoltà che ora conosce la gioia dell’acqua pura e pulita.
Homage stava per morire, e la colpa era mia.
*** *** ***
Il mio PipBuck stava ticchettando, impedendomi di ignorare il fatto che l’acqua nella quale stavo facendo il bagno fosse radioattiva. Velvet Remedy aveva una dose di RadiaVia pronta per essere consumata da me appena fossi uscita da quella vasca disgustosamente sporca. L’acqua pura era un lusso nelle terre devastate; persino quelli che la possedevano non avrebbero mai pensato di sprecarla per farci il bagno. A meno che non vivessero in qualche posto con un talismano dell’acqua come la Tenpony Tower. E nelle Rovine di Fillydelphia tutta l’acqua trovabile era irradiata.
Il ticchettio del mio PipBuck mi ricordò che le mie settimane nelle Terre Devastate di Equestria erano state, per molti aspetti, benedette. Avevo evitato alcune tra le difficoltà più ripugnanti che molti pony affrontavano ogni giorno. Non mi ero mai ridotta a bere acqua radioattiva dalla tazza di un gabinetto.
Non era rimasto molto del muro tra il bagno dell’appartamento e il soggiorno, quindi mi stavo facendo il bagno di fronte a tutti. Xenith stava ancora badando alle sue pentole ribollenti. Velvet Remedy un po’ mi aiutava a sfregarmi in posti che normalmente potevo raggiungere con la mia magia, e un po’ guardava Calamity mentre trafficava con delle radio rotte che aveva trovato in altri appartamenti, ricostruendone una con parti cannibalizzate dalle altre. Steelhooves stava di guardia vicino alla porta.
La radio che Calamity stava ricostruendo si riaccese a nuova vita.
“Yeehaw! Benvenuti, pony di Fillydelphia! Qui è DJ Pon3 che vi apre uno spiraglio di luce persino nelle parti più oscure della Zona Contaminata di Equestria! Non puoi fermare il segnale, piccola! E proprio grazie alla piccola della Scuderia Due il messaggio sta raggiungendo persino le anime intrappolate in quel buco infernale dimenticato da Celestia. Sembra proprio che la nostra Abitante delle Scuderie abbia galoppato nel cuore dell’operazione schiavista di Occhiorosso e abbia dato al vecchio bastardo un bell’occhio nero… facendogli perdere quasi metà dei suoi dirigibili e l’equivalente di una piccola armata di schiavisti. Per non parlare dell’annientamento del Boss del Cratere. E a Stern, il grifone zoccolo destro di Occhiorosso, ha persino dato una pesante lezione di umiltà. Maaaa non è tutto! La nostra piccola Eroina della Zona Contaminata, la nostra Portatrice di Luce, ha dato un bel calcio al muro che Occhiorosso aveva costruito attorno alle frequenze di Fillydelphia, portando il mio umile messaggio nel posto che non ero mai riuscito a raggiungere! Grazie, Puledra della Scuderia!”
Mi inabissai nella vasca e gemetti. La gioia che sentivo nel sentire la voce di Homage (anche se camuffata) in quel posto orribile combatteva l’umiliazione e lo sconcerto al sentire la regale cazzata che avevo fatto descritta come fosse una brillante vittoria. Non me lo meritavo.
“Se vi capita di incontrare la nostra Portatrice di Luce, datele i ringraziamenti che merita! Sarà facile da riconoscere, visto che dovrebbe viaggiare in compagnia della schiava zebra che ha salvato aggiungendo la glassa sul cupcake della sua ultima avventura. E per voialtri che state ancora tribolando a Fillydelphia, i nostri cuori vanno a voi, e la vostra condizione non è stata dimenticata. A voi offro queste piccole parole di speranza: conoscendo la nostra Portatrice di Luce, non credo che abbia finito con Occhiorosso!”
Xenith fissò la piccola radio, sbattendo lentamente le palpebre. “Come fa a sapere così tante cose?” Avevamo attraversato il fossato uscendo dal Muro meno di tre ore fa.
La zebra guardò i miei compagni, “E perché non ha dato a voi il giusto merito? È soprattutto grazie a voi se abbiamo vinto. E se siamo fuggite, cosa di cui sono molto riconoscente.”
Calamity ridacchiò. “Oh, andiamo. Non era nulla di speciale”
Velvet Remedy, in tono sornione, “Perché abbiamo chiesto… a DJ Pon3 di non menzionarci. La qui presente Littlepip deve prendersi tutto il merito.”
Gemetti. Era una cospirazione.
Stavo per alzarmi e dire qualcosa, ma Velvet Remedy mi mise uno zoccolo sul muso, poi mi sussurrò nell’orecchio. “Oh, e non pensare che mi sia dimenticata di quel commento sulla ‘porta del fienile’”. Sorrise quando collassai con un tonfo sotto il peso del mio imbarazzo.
La voce di DJ Pon3 continuava a portare notizie e consigli ai pony delle Terre Devastate di Equestria. Avevo un brivido nel sentire che DJ Pon3 parlava apertamente a noi, senza avere alcuna idea del pericolo mortale che stava correndo.
“Attenzione a tutti coloro che stanno viaggiando nella zona centrale di Equestria. Tenete gli zoccoli lontani dalle aree attorno a Ponyville. Sto ricevendo rapporti di fuochi nella parte posteriore della Everfree Forest. Sembra che si stia diffondendo lentamente, ma le fiamme che avanzano e il fumo stanno facendo spostare molti degli abitanti più sgradevoli della foresta verso il lato di quella zona da incubo rivolto a Ponyville, e almeno una coppia di mostri si è già insediata nella vecchia cittadina. Per fortuna gli unici pony che vivono in quell’area sono razziatori. Quindi, e mi rivolgo ai mostri, bon appetite!”
“Beh, se non è per una è per l’altra,” nitrì Calamity, evidenziando che la Splendid Valley era oltre Ponyville nella direzione opposta. Per fortuna avremmo attraversato l’area al di sopra del livello del terreno, quindi potevamo volare via da qualsiasi problema.
“A meno che, ovviamente, gli animaletti che vagano fuori da quel posto non includano manticore o cose simili”
Conoscendo la mia fortuna e la malizia delle Terre Devastate di Equestria sarebbero stati draghi incazzati.
“Bene, è stata un’altra dura giornata nelle Terre Devastate di Equestria, ma ho le notizie e la musica per tirarvi su il morale. Dite dunque ciao ciao alle stupide scariche di statica e date il benvenuto alla magnifica musica! Qui era il vostro conduttore, DJ Pon3…”
La voce del personaggio della trasmissione di Homage lasciò il posto a una delle nuove canzoni della playlist di DJ Pon3. Qualcosa preso da degli archivi che avevo salvato dalla Scuderia Ventinove.
“Tu sogni mai...?”
*** *** ***
Mi sentivo immensamente meglio dopo il bagno. Appena Velvet Remedy finì di passare il suo corno sul mio corpo malmesso, risistemandomi la costola con la sua bellissima magia, iniziai a scivolare nel sonno.
SteelHooves entrò. “Littlepip, possiamo parlare? Riguardo alla zebra.”
Feci un lungo e sofferente sospiro. Di nuovo? Facendo finta di aver sentito male, risposi. “Possibile parata? No, credo che sia da duecento anni che non ne facciano più.”[1]
“Divertente,” disse secco SteelHooves. “Littepip, ho bisogno di parlare con te.”
“Hai bisogno di andare alla parata? Va bene. Vuoi che veniamo tutti e quattro con te?” Misi un po’ di enfasi sul numero quattro, rendendomi conto però che con Pyrelight eravamo in cinque. Dov’era finito tra l’altro quel magnifico uccello?
Ridacchiando dolcemente, Velvet Remedy si alzò e trottò verso il Ranger d’Acciaio a testa bassa. Iniziò a spingerlo via, circondandolo con un campo telecinetico per ridurre il peso massiccio della sua armatura, permettendole di metterlo fuori dalla porta. “Scusami, SteelHooves. È stata troppo impegnata a salvare Equestria oggi. Tutti i pregiudizi devono essere riprogrammati. Il prossimo mese può andarti bene?”
SteelHooves nitrì sbattendo uno zoccolo. “Puoi anche accettare di portarne una con noi, ma anche se io l’accettassi, non c’è alcuna possibilità che i Ranger d’Acciaio le permettano di trottare nella loro cittadella e vivere.” Mi guardò oltre la criniera bianca striata di rosso e d’oro di Velvet. “Oppure mi sbaglio e tu non hai più affari da sbrigare lì?”
Nascosi la faccia quando capii che lo stallone ghoul aveva ragione. Il vecchio quartier generale della Stable-Tec era la mia prima fermata. Avevo alcune cose da… discutere con l’Anziana Blueberry Sabre. Ma quello non era un posto dove potevo portare Xenith. Avrei avuto più fortuna entrando nella cittadella dei Ranger d’Acciaio con un alicorno convincendoli che fosse amichevole.
Velvet Remedy l’aveva spinto via dalla porta quasi del tutto quando finalmente dissi, “SteelHooves, ho dato il benvenuto a Xenith nella nostra compagnia. Può stare con noi fin quando vuole. Se questo è un problema per te, allora sei libero di andare da un’altra parte” Lo fissai con quella che speravo fosse una espressione gentile. “Ricordati, la stessa Applejack aveva offerto i suoi zoccoli in amicizia ad una zebra…”
La risposta che ricevetti fu un inaspettato grugnito. “Sì. E se solo sapessi come è andata a finire, non faresti quest’esempio!”
Wow. Campo minato.
“Va bene... ma in qualche modo sono diventata il capo di questa allegra banda di pony, e ho deciso di darle una possibilità. Se vuoi stare con noi, dovrai fare lo stesso. Non voglio che Xenith sparisca misteriosamente appena volterò la schiena...”
Velvet Remedy sussultò bruscamente alla mia insinuazione. Lei non conosceva i modelli di comportamento che avevo visto nelle memorie di Applesnack e sembrava scioccata che potessi suggerire che uno di noi fosse capace di cose simili. Invidiavo la sua innocenza. SteelHooves stesso era stato zittito.
“... quindi, finché starai con noi, tu dovrai fottutamente amarla e tollerarla[2]. Consideralo un ordine.” Lo fissai, dandogli una possibilità.
“Detto questo.” aggiunsi a malincuore “Hai assolutamente ragione riguardo ai Ranger d’Acciaio. Non la porteremo con noi nell’edificio della Stable-Tec. Che… uff… vorrà dire che dovremo separarci di nuovo. Anche se solo per poco tempo.”
SteelHooves stette lì per un attimo, poi annuì rigidamente. Mentre si girava per trottare via, per poco non si scontrò con Xenith, che stava trottando verso di noi con una piccola pentola coperta che pendeva dalla sua bocca. Si fissarono imbarazzati, poi si danzarono intorno a vicenda. Velvet Remedy indietreggiò, facendo passare Xenith attraverso la porta, poi la chiuse dietro di lei.
Xenith abbassò il collo, posando la pentola per terra. “Ancora una volta, sembrerebbe che io sono l’oggetto di una discussione.”
“Che tu sia l’oggetto di una discussione,” corresse Velvet Remedy delicatamente.
“Non è quello che ho detto?”, chiese la zebra, perplessa. Coprii un risolino con uno zoccolo.
Velvet Remedy si arrese girando gli occhi. “E questo cos’è?”, chiese puntando verso la pentola con uno zoccolo. Piegò indietro le orecchie. “Ti prego, dimmi che non c’è della carne dentro.”
Xenith sembrò piuttosto sorpresa. “Certo che no. Le zebre sono vegetariane... come i pony, credevo. Non lo siete?”
Potevo vedere il sollievo inondare Velvet Remedy mentre un’espressione di gioia le si stampava sul viso. “Sì! Sì, lo siamo! Grazie a Celestia... finalmente!” Scivolò verso Xenith, mettendole una zampa attorno alla nuca, apparentemente inconscia dell’improvvisa tensione di Xenith. “O sì, diventeremo certamente delle grandi amiche, tu e io.”
Velvet Remedy si ritrasse, esaminando Xenith. “E Littlepip non è l’unica ad aver bisogno di assistenza medica.” Il lato medico-materno di Velvet aveva instantaneamente ripreso il controllo quando tirò via il copriletto da un gruppo di letti a castello e vi diresse sopra Xenith con insistenza.
Ma il colpetto per invitarla a stendersi fu l’ultima goccia. Xenith saltò via, girandosi e calciando via lo zoccolo proteso di Velvet Remedy con abbastanza forza da farla arretrare, barcollante e con una lacrima nell’occhio. “Non mi piace essere toccata!” esclamò la zebra.
Velvet Remedy strabuzzò gli occhi, cadendo sulle sue cosce, mentre stringeva al petto lo zoccolo contuso. Mi sentii come congelata. Una parte di me aveva bisogno di saltare fra loro, di fare qualcosa. Ma la situazione era mutata così rapidamente che il mio cervello stava ancora mettendosi al passo.
“Oh.” Velvet sbattè le palpebre, gli occhi spalancati. “OH!” Fissò di nuovo la zebra con un’espressione straripante di compassione. “Oh, Xenith… Mi dispiace tanto!”
Non avevo fatto menzione a nessuno di quello che mi aveva raccontato Numero Quattro circa l’abuso subito da Xenith; non sentivo d’averne il diritto. Velvet Remedy non aveva bisogno che lo dicessi; l’aveva capito da sola. Non i dettagli, grazie alle Dee, ma abbastanza.
Poggiando cautamente lo zoccolo dolorante e alzandosi, Velvet Remedy si scusò ancora. Ma con quelle scuse venne l’insistenza, “Non ti toccherò disinvoltamente senza il permesso. È stato sbagliato da parte mia. Ma sono un pony medico, ed avrò bisogno di toccarti per medicare le tue ferite fisiche.”
“Posso farlo abbastanza bene da sola,” nitrì Xenith.
Velvet annuì. “Sono sicura che tu possa. Ma io so farlo meglio.” Non c’era vanto. E dopo che Velvet era riuscita a medicarmi costola e polmone, non c’era più alcun dubbio sul fatto che avesse ragione.
“Meriti un trattamento molto migliore di quello che hai ricevuto fino ad adesso. In generale da parte degli altri, ma anche da te stessa. Permettimi di darti il livello di cura di cui hai bisogno” nitrì Velvet. “Almeno, al meglio delle mie abilità.”
Xenith nitrì a sua volta. “Sono venuta qui per dare un dono alla piccola, non per essere pungolata e curata da un pony medico.”
Entrambe si voltarono verso di me. Ero quasi tentata di far finta di non averle sentite. Uffa. La nostra famiglia era chiaramente cresciuta così tanto da aver bisogno di qualcuno che mettesse delle regole base. Ma perché toccava a me? Considerando la mia totale mancanza di esperienza familiare, non ero io la meno qualificata?
“Xenith” dissi gentilmente “In questo gruppo dobbiamo riporre la fiducia l’una nell’altra per sopravvivere ogni giorno. Ci aiutiamo a vicenda, e ognuno di noi usa i propri talenti per aiutare il gruppo.” Mi fermai quando mi accorsi che la mia linea di pensiero stava divagando. Ri-regolazione. “Sei davvero la benvenuta qui, e spero tu voglia rimanere con noi. Ma essere parte di un gruppo richiede alcuni sacrifici. Mi hai detto che ero responsabile per te. Ciò include che tu abbia le cure più adatte, ed è così che voglio che tu le abbia – permettendo a Velvet Remedy di prendersi cura di te come fa con tutti noi” Guardai la zebra, aggiungendo. “A meno che tu non scelga di rilasciarmi dalle mie responsabilità.”
Gli occhi di Xenith si restrinsero. Ma, lentamente, si coricò sul materasso. “No, non lo farò, piccola pony.”
Rilasciai un sospiro che non mi ero accorta di trattenere.
Velvet Remedy si mosse con cautela verso la zebra. Si fermò quando passò oltre la piccola pentola lasciata da Xenith sul pavimento. La annusò. “Xenith, che cos’è questo dono?”
“È un infuso ricostituente” Ci disse Xenith “Curerà il tuo corno e lo reintegrerà della magia di cui hai abusato durante la nostra fuga.”
Sbattei le palpebre. Quella sì che era una notizia davvero benvenuta. L’ultima volta che avevo avuto un esaurimento avevo impiegato giorni per riprendermi. Con la minaccia di Occhiorosso che pendeva su Homage non potevo permettermi di essere inefficiente così a lungo. D’altra parte però non potevo non chiedermi come facesse una zebra a conoscere la magia degli unicorni, per non parlare dei rimedi ai loro disturbi unici.
“Conosco molte delle antiche ricette mistiche. Alcune per curare, altre per migliorare, altre ancora per nuocere” ci disse Xenith. “Con gli ingredienti giusti posso miscelare delle pozioni che ti altereranno e rinforzeranno permanentemente, rendendoti più adatta per la lotta che ti attende.”
Alterare? Non era mia intenzione essere alterata.
“Questa non è una pozione del genere, ma ho il necessario per creare uno di questi elisir – uno che ti rinforzerà le ossa in modo che siano più difficili da rompere. La miscelerò per te… se me lo permetterai.”
Velvet Remedy sembrava scettica. “Non sono sicura che sia una buona idea. E nemmeno questo dono, se è per questo.”
Prima che una di noi potesse protestare, Velvet mi ricordò. “Littlepip ha avuto delle brutte esperienze con la ‘medicina’ delle zebre. È particolarmente suscettibile ai loro pericoli.”
Xenith guardò alternativamente noi due. “Non offrirei mai una mistura assuefacente, né darei un bicchiere troppo pieno.” La zebra guardò Velvet con disapprovazione, poi si girò verso di me, “Hai appena detto che qui permettete l’uno all’altro di condividere i propri talenti. Non mi concederai di condividere questo con te?”
Velvet nitrì al modo in cui Xenith aveva prontamente usato il mio ragionamento. La zebra inclinò la testa. “Hai visto Occhiorosso, non è vero? Quel pony si è potenziato con dei congegni e con la tecnologia. Se la piccola sceglie davvero di renderlo il suo nemico mortale, non dovrebbe forse trarre vantaggio dai doni che le offro? Se Occhiorosso è anche mio nemico, non dovrei forse offriglieli?”
La mia risposta fu di alzarmi, camminare verso la pentola e alzare il coperchio. La pozione al suo interno odorava dolcemente di spezie, il vapore che ne fuoriuscì liberò le mie narici. Con solo una minima esitazione cominciai a bere.
*** *** ***
La mia magia era completamente esaurita. Dopo aver bevuto la pozione di Xenith e una notte di riposo non ero ancora in grado di alzare la pentola ora vuota. Ma mi sembrava di sentire il formicolio della magia. E sapevo come metterla alla prova usando il minimo di concentrazione e potere.
Posai una delle sfere di memoria sul pavimento dell’appartamento. Le avevo sacrificate tutte nella battaglia contro il super-alicorno, tranne due. Quelle che erano state messe nell’altra sacca. Mi coricai, sporgendomi in avanti e concentrandomi mentre toccavo la sfera con il corno...
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Lampi di luce apparvero nella notte – scatti di macchine fotografiche che catturavano il momento per una folla di giornalisti e paparazzi. Si mischiavano con una calca di pony che urlavano cori di protesta tenendo dei cartelli in bocca. Il mio ospite stava su una scalinata di marmo, guardandoli dall’alto e fissando un quartetto di pony poliziotto in armatura che cercavano di farsi strada.
Ero ricoperta da un’armatura, ma al contrario dell’esperienza nella mente di Applesnack questa non la sentivo pesante o claustrofobica. Anzi, la percepivo a malapena. Gli indicatori più attendibili di quanto fossi rivestita erano la visione limitata, l’EFS acceso dietro il visore e l’odore di sudore pony (un buon odore di sudore di giumenta, mi ritrovai a pensare mio malgrado). Con uno sgradevole shock mi resi conto che potevo sentirmi le ali. Ero in una pony pegaso.
Sia a destra che a sinistra di me stavano altri pegasi che indossavano l’armatura nera e lucida simile a un carapace che avevo cominciato ad associare a quella dell’Enclave.
Quando i pony poliziotti riuscirono a varcare il fronte della folla e iniziarono a salire i gradini, vidi che stavano scortando una zebra, messa in catene e circondata dai pony in armatura.
Uno di loro fece un passo in avanti, parlando a qualcuno giusto dietro di me “L’abbiamo catturata nelle Armerie Ironshod, con gli zoccoli nel sacco, mentre tentava di rubare gli schemi del fucile anticarro.”
La zebra protestò per quell’ingiustizia. “Nessuna regola ho infranto; lì ero stata invitata soltanto!” L’accento esotico era come quello di Xenith, e riconobbi lo strano rimare che sembrava ricorrere in tutti i suoi discorsi. Abbassando rumorosamente la sua voce, Zecora chiese al pony al comando “Possibile che non te ne renda conto?”
“Lo sapevo!” esclamò un’altra voce familiare da dietro di me. Il pony rosa da party avanzò nella mia visuale, lanciando staffilate alla zebra. “E pensare che ti ho permesso di ingannarci fidandoci di te! Tu… tu... ingannatrice!”
Zecora sembrò ferita. Pinkie Pie non si calmò, incominciando una furiosa canzone. “La maga malvagia danzando verrà ...
“Pinkie Pie, la tua è una svista. Del tuo canto non sono la tetra alchimista.”
“Non provare nemmeno a incantarmi, Zecora. Io… Mai più.” Pinkie Pie le voltò le spalle, minacciosa. Era la prima volta che vedevo la Giumenta del Ministero della Morale arrabbiata, ed era terrificante.
Con voce bassa, brontolò. “Spero che ti piacciano le rocce!”
Pinkie Pie mi guardò, poi puntò uno zoccolo verso due dei pegasi in armatura alla mia destra. “Tu e tu, aiutate a scortare la mia vecchia amica…” sibilò Pinkie Pie a denti stretti, “... al convoglio. Zecora spenderà il resto della sua vita come ospite allo Spaccazoccolo. Dite loro che voglio tutte le memorie della zebra. E Non. Siate. Troppo. Gentili.”
I due pegasi alla mia destra si affrettarono ad ubbidire. Pinkie Pie puntò il suo zoccolo a me. “Tu, con me.”
La pony rosa di terra ripercorse i gradini verso l’edificio che assunsi fosse un Ministero. Il mio ospite si voltò e trottò dietro di lei, seguendo Pinkie Pie mentre attraversava lo spazioso, oscurato corridoio che portava agli ascensori. Sottovoce continuava a cantare con tono avvelenato, “...lei ti cucinerà, e come stufato, ti trangugerà!...”
Smise di cantare nell’ascensore. Il che era un bene, visto che la canzone avrebbe cozzato con la versione soft della Marcia dei Paraspiritelli che si sentiva dentro la cabina. Pinkie Pie si girò e schiacciò simultaneamente tutti i pulsanti con la groppa.
L’ascensore ci portò direttamente su un grande ufficio con una enorme finestra in vetro laminato che dava su... Canterlot.
Pinkie Pie avanzò minacciosamente fino a metà stanza, poi si voltò, fissandomi con un’espressione malevola che mi fece pensare che mi avrebbe fatto a pezzi e cucinata in un cupcake. Poi, in un istante magico, sul suo viso si aprì un immenso sorriso che sembrò illuminare l’intera stanza. Agitò uno zoccolo in un arco completo, la sua voce ricolma di gioia: “RECITA!”
L’invecchiata pony di terra rosa collassò sul pavimento in un attacco di risatine. “Miglior! Scherzo! Di! Sempre!”
Il mio ospite sbuffò e trottò verso la finestra, guardando sotto. L’EFS iniziò a identificare i pony e i vagoni nella strada al di sotto. Il convoglio che trasportava Zecora allo Spaccazoccolo stava già partendo con una scorta leggera rinforzata dai due pegasi nell’armatura potenziata magicamente.
Sentii il visore alzarsi. Nella finestra la faccia che vidi riflessa era blu, con occhi magenta e un ciuffo di crini arruffati di colore arcobaleno tra di essi. Il riflesso di Pinkie Pie apparve nella finestra vicino a me. “Zecora starà bene,” chiese, con un accenno di preoccupazione sincera nella sua voce, “vero Dashie?”
Vidi e sentii il mio ospite annuire. “È con i migliori insegnanti che ha a disposizione il Ministero dell’Epicità. Non avrei permesso questa messinscena, diversamente.”
Pinkie Pie annuì e spostò lo sguardo al convoglio al di sotto. Era già a due isolati di distanza. Pinkie Pie si fermò, alzando lo zoccolo sinistro e agitandolo. “Ehm.”
Rainbow Dash la ignorò, e le si restrinsero gli occhi. “Estrazione da traditori simpatizzanti per le zebre in tre..”
“Due!” guardò in basso Pinkie Pie, eccitata. “Ooooh, Zecora sarà davvero un’ottima spia!”
“Uno...”
Ci fu un lampo in basso quando esplose il primo vagone del convoglio della prigioniera. Figure scure scattarono da tutte le parti in mezzo ai flash degli spari.
Rainbow Dash spinse in basso il visore. “Ora. Si. Comincia.”
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*** *** ***
Ero seduta nella stanza comune dell'appartamento, tentando di fare fluttuare dei piccoli oggetti. Ero arrivata a far levitare un pacchetto di gomme da masticare (il che, onestamente, era l'unica cosa a cui immaginavo il pacchetto potesse servire. A chi verrebbe in mente di mangiare cicche vecchie duecento anni?).
A colazione, un pasto che in quanto al contenuto era indistinguibile dalla cena, la conversazione era versata su presentazioni più aperte e un tentativo da parte degli altri di conoscere un po’ meglio Xenith; in cambio la intrattenevano con storie delle nostre avventure nelle ultime cinque settimane.
“Non ho mai visto un Pipistrello Vampiro”, ammise Xenith, “Ma ho visto i gusci essiccati che le loro battute di caccia si lasciano dietro. Eppure... un missile non è un po’ eccessivo per ucciderne uno?”
“SteelHooves non è mai stato uno per le uccisioni di misura.”
Il ghoul grugnì. “Parli tu. Raccontale della tua soluzione a quando gli alicorni ci stavano dando la caccia attraverso Manehattan.”
“A dire il vero”, interruppe Velvet Remedy, “penso che sia il turno di Xenith di condividere.” Diede un’occhiata incoraggiante alla zebra e suggerì, “Perché non ci racconti un poco di dove hai imparato a fare pozioni?” Velvet stava deliberatamente suggerendo di parlare di storie che riguardavano il periodo prima di Fillydelphia, direzionando la memoria della zebra e la nostra conversazione via da sentieri molto più pericolosi e dolorosi.
Xenith esitò, ma cedette quando il silenzio divenne imbarazzante. “Ho imparato la preparazione delle pozioni e dei rimedi sia mondani che magici dai miei nonni. Quando erano giovani si erano dati all’avventura, curiosando in tutti i tipi di posti proibiti – affrontando persino la Everfree Forest alla ricerca della Capanna di Zecora e sfidando L’Altopiano Bellavista[3] che si innalzava sopra i vapori oscuri della Torbiera delle Rane[4] verso l’ignobile distesa della Ponytomic – alla ricerca di vecchie ricette e conoscenze delle zebre che erano perdute da più di un secolo. È da loro che ho imparato le vie e le storie del popolo zebra... almeno una parte.”
Distolsi l’attenzione dal compito di ammassare cicche e proiettili in un piccolo forte. In qualche modo l’idea di zebre che rovistavano tra le rovine di Equestria non molto diversamente da come facevo io era sorprendente. Non so cosa mi aspettassi. Qualcosa di più marziale e distintamente zebresco, forse.
“I miei bisnonni erano tra i sopravvissuti della Scuderia Tre, come la maggior parte delle zebre nella Zona Contaminata di Equestria. Come capita spesso in gioventù, i miei nonni si ribellarono alle vie dei loro genitori e cercarono di imparare più cose sulle zebre oltre alle storie passate per via orale dai tempi della Sigillatura.”
Non avevo bisogno di chiarimenti su cosa fosse la Sigillatura. Nessuno che avesse vissuto in una Scuderia ne aveva bisogno. Ma ero curiosa di saperne di più sulla Scuderia di cui avevo la planimetria nel mio Pipbuck. “Scuderia Tre?”
SteelHooves grugnì. “La Scuderia Vogliamoci Bene,” sbuffò in modo derisorio. Vidi le orecche di Velvet alzarsi.
“Era chiaramente una Scuderia sperimentale,” brontolò SteelHooves. “Di fatto tutti i cittadini zebra di Equestria erano stati ‘assegnati casualmente’ alla Scuderia Tre. Avrebbero raggiunto la metà della popolazione della Scuderia.”
Xenith si accigliò per la sgradevole interruzione, ma annuì alla spiegazione di SteelHooves. “Era ben prima dei tempi dei miei nonni, ma le storie tramandate dicevano che le Capogiumente avevano spiegato a tutti nella Scuderia perché erano stati scelti. E perché la Scuderia non aveva testi storici o poster degli eventi d’attualità.”
Ah. Invece che modificare le cose, Scootaloo e le sue amiche avevano semplicemente filtrato quanta più influenza del Ministero dell’Immagine possibile.
Velvet Remedy domandò, “Capogiumente? Plurale?”
Xenith annuì. “Un pony e una zebra.”
La mia esperienza con le Scuderie stava artigliando il retro della mia mente. Però, se c’erano dei sopravvissuti… “Cosa andò storto?”
“Perché presumi che qualcosa sia andato storto?” Xenith mi diede uno sguardo interrogatorio. “Le zebre e i pony possono vivere insieme assai armoniosamente, se ciascuno dà all’altro l’opportunità.”
Fu di nuovo SteelHooves che diede la risposta che cercavo. “La Scuderia Tre era stata costruita vicino a una delle città di Equestria con la maggior concentrazione di zebre,” ci informò. “Canterlot.”
Oh no.
Xenith vide la mia espressione e annuì con espressione accigliata. “Nemmeno le Scuderie potevano trattenere la Nube Rosa per sempre. La Scuderia Tre durò per oltre un secolo prima che la Nuvola riuscisse a trovare la via per entrare. Entro una generazione coloro che ancora potevano furono costretti a sbloccare la porta e fuggire. Molti non soppravvissero all’esposizione; i miei bisnonni furono tra coloro che ci riuscirono.”
*** *** ***
“Hai... ucciso un drago?!” Xenith spostava lo sguardo tra me e Calamity, gli occhi sgranati. Si restrinsero quando mi chiese, “È vero? O è una vendetta per il Coniglio dell’Apocalisse?”
“Coniglio dell’Apocalisse?” chiese curiosa Velvet Remedy.
Calamity tirò fuori un libro da una delle sue sacche. “Credo che abbia qualcosa a che fare con questo.”
Mi concentrai, provando ad avvolgere il libro in un campo magico. Sudai un po’, ma il libro volò doverosamente verso di me in un cuscino di energia levitativa. Arti Marziali delle Zebre, annunciò il titolo.
“Dove l’hai trovato?” chiesi, mentre aprivo il libro per dare un’occhiata all’interno.
“In un archiviatore alla stazione,” disse Calamity praticamente. “Stranamente, era sotto la ‘P’.”
Mi strinsi nelle spalle. Il prologo parlava della ricca storia sulle arti marziali delle zebre, dai molto antichi stili di combattimento che erano stati perfezionati nei secoli (come lo Stile del Cesare Caduto) ai più moderni. Il più recente, che era esistito per un paio d’anni al tempo della scrittura di questo libro pre-apocalittico, si focalizzava su un’abilità marziale potenziata dalle droghe: lo Stile del Coniglio dell’Apocalisse. L’autore del libro ne parlava male perché riteneva avere vaghe “influenze” dalle terre dei pony.
Chiusi il libro, con l’intenzione di leggerlo più tardi.
Xenith battè uno zoccolo, pensierosa. “Littlepip, con il tuo permesso c’è un luogo in cui vorrei che ci dirigessimo. Capisco che ci sono altre questioni urgenti, ma sarebbe importante per me.”
“Ma certo che… aspetta, perché questa dovrebbe essere una mia decisione?” guardai gli altri. “Perché voi continuate a comportarvi come se fossi io il leader?”
"Littlepip ha ragione", nitrì Calamity. "Comunque, abbiamo questioni più urgenti, quindi penso che prima dovremmo sentire quel piano. Cosa viene dopo?
Annuii con gratitudine e spiegai il piano. "Per prima cosa dobbiamo andare al Quartier Generale di Stable-Tec. Ho qualcosa che l'Anziana Blueberry Sabre desidera, e ho intenzione di usarlo per barattare l'accesso al maneframe della Stable-Tec."
SteelHooves nitrì interrogativamente.
"Occhiorosso sta costruendo una fortezza chiamata la Cattedrale lì dove un tempo c'era la Scuderia 101. Suppongo che il maneframe Stable-Tec abbia dei registri riguardo la posizione di tutte le Scuderie, quindi questo è il modo più veloce per scoprire dov'è situata la base principale di Occhiorosso."
Guardai verso Calamity, "Dopodiché, suggerisco di volare verso la Tenpony Tower il più in fretta possibile e cominciare l'evacuazione."
Calamity fece un sorrisetto compiaciuto e si giro verso Xenith. "Scusa l'interruzione. Stavo giusto dimostrando una cosa. Continua pure con quello che stavi chiedendo?"
Sbattei le palpebre, confusa. "Eh? Che cosa?"
Xenith replicò il sorrisetto, rispondendo gentilmente. “Ho idea che tu abbia appena dimostrato a tutti tranne che a te stessa perché sei tu il leader.”
La fissai. Cosa aveva...? Oh cazzo. Lanciai un’occhiata fulminante a Calamity, ma lo stallone sorrise e basta. Che Luna mi stupri con le Sue ali.
“Potresti andare da sola,” suggerì SteelHooves a Xenith quanto meno sgradevolmente potesse.
Xenith annuì. “Sì, ma il viaggio sarebbe lungo e pericoloso da sola. Preferirei arrivare tardi che non arrivare affatto.” Rivolse a me lo sguardo, “Anche se tu dovessi rifiutarti, mi congederò non appena i vostri viaggi ci porteranno a pochi giorni dalla mia destinazione.”
Annuii. Avrei voluto acconsentire immediatamente, ma sembrava saggio chiedere, “Dove hai bisogno d’andare?”
“Io… Devo far ritorno alla mia casa tribale. Il villaggio che è stato mio e della mia famiglia finché gli schiavisti di Stern non calarono su di esso.”
“La tua famiglia?”
“I miei genitori e mio marito caddero nel combattimento. Mia figlia…” la zebra emise un suono strozzato prima di continuare con fatica. “Mia figlia era troppo giovane per le fosse degli schiavi di Stern, e non essendo un pony non c’era posto per lei nelle scuole di Occhiorosso. Così Stern la lasciò lì, assieme agli altri piccoli.”
Velvet Remedy piagnucolò, versando le lacrime che la zebra sembrava incapace o non disposta a versare. I miei pensieri tornarono alle parole di una dei razziatori dello Spaccazoccolo, che diceva di come il suo paese fosse stato trattato allo stesso modo, con i piccoli lasciati indietro a badare a loro stessi. Lei s’era rifugiata nella vita di razziatrice per sfuggire l’orrore che il suo paese era diventato sotto il dominio di bulli segnati dal massacro e di piccoli traumatizzati.
“È stato tanto tempo fa. Anni. Dubito che mia figlia mi riconoscerebbe, qualora fosse ancora viva.” L’espressione di Xenith era addolorata ma la sua voce era salda. “Qualsiasi diritto avessi come sua guida e guardiana l’ho perso da allora negli anni. Desidero solo sapere.”
*** *** ***
“Non dovresti andare da nessuna parte,” borbottò Velvet Remedy mentre ci avvicinavamo nell’edificio della Stable-Tec, anch’esso separato dal resto di Fillydelphia con un muro come una città di Stern in miniatura. “Tranne in una clinica medica per una settimana o due di ricovero.”
Probabilmente aveva ragione, ma non ci potevamo permettere una settimana. Mi sentivo in colpa per aver rubato quasi un giorno per riposare. Ma una volta che la mia magia era divenuta abbastanza forte per alzare la Piccola Macintosh, sapevo che era ora di muoversi.
Una piccola famiglia di recuperatori ci vide sulla strada e scappò alla ricerca di un riparo. Faceva male pensare che i pony una volta si salutavano a vicenda quando si incontravano per strada. Quel saluto e il buon vicinato una volta erano la norma sociale. Nelle Terre Devastate di Equestria un pony straniero era visto con estremo sospetto, e veniva valutato come una potenziale minaccia. Diedi loro un sorriso e li salutai amichevolmente con uno zoccolo mentre passavamo. Non replicarono e si rannichiarono, gli adulti che nascondevano i pony più giovani dietro di loro, preparando le armi nel caso avessimo attaccato come una banda di razziatori.
Odiavo le Terre Devastate di Equestria. Fillydelphia in particolar modo.
“Oh cielo!” esclamò Velvet Remedy, gli occhi spalancati per la meraviglia “Sei semplicemente magnifica!” Ci superò trottando rapida.
Pyrelight si era posata sulla statua della fontana di Sweetie Belle, luminosa e brillante. Aveva perso molto del suo potenziamento al Cratere di Fillydelphia, ma la sua aura era ancora cinque volte la sua grandezza, illuminando il cortile esterno dei Ranger d’Acciaio di uno splendore dorato.
Il mio cuore andò alla fenice di fuoco magico, immensamente grato per la sua compagnia mentre ero oltre il Muro. Anch’io iniziai a trottare verso di lei, con una lacrima che mi scendeva da un occhio.
Il mio Pipbuck iniziò a ticchettare, informandomi che stare nelle vicinanze di Pyrelight era ancora meno salutare che bagnarsi nell’acqua di Fillydelphia. Mi fermai e vidi Velvet Remedy far levitare una bottiglia di RadiaVia da una sacca. Ne mandò giù più della dose raccomandata prima di trottare dall’uccello radioattivo e accarezzarlo gentilmente. Pyrelight tubò.
Bè, almeno Velvet Remedy non stava più tutto quel tempo dentro la sfera di Fluttershy da quando Pyrelight si era unita a noi. Avevo sentimenti contrastanti al riguardo.
“Tutti i pony in questo gruppo sono pazzi, “ borbottò Xenith mentre mi superava.
Mi avvicinai a Xenith “Ehm… questo edificio appartiene ai Ranger d’Acciaio. Penso che non sia molto sicuro per te venire con noi. Ti crea problemi aspettarci fuori? Non sarai da sola, e spero che non sarà per molto.”
Xenith giudicò le mie parole. “E chi intendi lasciare qui a farmi compagnia?”
Sapevo di aver bisogno dell’abilità di combattimento di Calamity, in caso che il mio incontro con Blueberry Sabre fosse andato male. E non solo volevo un Ranger d’Acciaio al mio fianco per ragioni diplomatiche, ma non mi fidavo ancora a lasciarlo da solo con Xenith. A Velvet Remedy, d’altra parte, sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo con Pyrelight… e di certo non avrei portato una luminosa palla di regali radiazioni con me. Comunicai a Xenith la mia decisione.
La zebra annuì. “Come desideri. Rimarrò qui con l’unicorno Fluttershy e il suo Coniglio dell’Apocalisse di fuoco magico.”
Okie dokey lokey.
“Forse… potresti lavorare su quella pozione che mi avevi offerto?” suggerii, prendendo una decisione. Volevo mostrare alla zebra la mia fiducia, e darle qualcosa da fare mentre eravamo via che le sembrasse produttivo. Non ero granché disposta a venire modificata. Era già difficile entrare nelle memorie di gente il cui corpo era assai diverso dal mio. Non sapevo quanto sarebbe stato difficile vivere in uno di essi.
Ma...
Xenith aveva ragione. Occhiorosso aveva dei vantaggi. Dovevo almeno considerare seriamente di mettere da parte la mia schizzinosità e accettare quelli che mi venivano offerti.
Xenith sorrise. “Come desideri.”
*** *** ***
“...quei fuochi di cui ho parlato ieri sembra siano opera dell’esercito privato di Occhiorosso. Grifoni con i colori del re degli schiavisti sono stati avvistati mentre volavano sul lato opposto della Everfree Forest armati di inceneritori. Un normale bosco sarebbe ormai già consumato dalle fiamme, ma questi fuochi si stanno diffondendo molto lentamente. Mi sembra che la Everfree Forest stia contrattaccando.”
La voce di DJ Pon3 arrivava dagli altoparlanti sui muri della sala dei visitatori. L’ascoltavamo mentre aspettavo impaziente.
“E le ultime notizie per voi fedeli ascoltatori. Sembra che Occhiorosso abbia posato il suo sguardo sulla Tenpony Tower. Fortunatamente per chi ci vive quel posto è costruito come una fortezza. E l’unica entrata è sia ben difesa che difficile da accedervi. I pony della Tenpony Tower si sono barricati al suo interno, sani e salvi per ora. C’è abbastanza cibo e acqua di scorta, e il nuovo capo della sicurezza sta facendo del suo meglio per organizzare il razionamento, in modo da tenere duro finché non arriveranno aiuti.”
Saltai sui miei zoccoli sentendo quella notizia. “No!” urlai all’altoparlante. “Non stanno cercando di invadervi. Stanno cercando di chiudervi dentro!”
“E ora qualcosa di un po’ insolito. Normalmente non leggo lettere quando sono in onda, ma ho qui un messaggio personale da parte della mia assistente Homage per la Puledra della Scuderia. Eh-ehm. Carissima Littlepip... oooh, non è dolce? Credo proprio che qualcuno qui abbia una cotta. Carissima Littlepip, so che le cose qui sembrano andare male, e so che sarebbe nella tua natura venire qui di corsa in nostro soccorso; ma stiamo bene per ora, e hai problemi più importanti vicino a casa. Fai quello che devi fare, pensa prima a loro. Poi, più avanti, ci potremo incontrare dove ci siamo già incontrate prima, e ti prometto così tanti orgas… Oh! Beh, questo non mi sento a mio agio a leggerlo mentre sono in onda. Credo che dovrò fare un piccolo discorsetto alla mia assistente.
“Nel frattempo, ecco i toni vellutati di Velvet Remedy che canta cosa la porta ad andare avanti in questa terra desolata post-apocalittica!”
Fissai l’altoparlante, il corpo bloccato, la mascella sul pavimento, avvampando in faccia e in altri posti. La bellissima voce di Velvet Remedy uscì dall’altoparlante, rimpiazzando quella di DJ Pon3, ma la sentivo a malapena.
Ciò che avrei voluto dire era “Non posso credere che l’abbia appena fatto!” Quello che dissi in realtà era più vicino a “squeak!”
Calamity ridacchiò, con le lacrime agli occhi, poi collassò sulla schiena sganasciandosi dalle risate.
*** *** ***
“Che vuol dire l’Anziana non è qui?!”
“L’Anziana è stata chiamata per una crociata urgente e non è disponibile,” affermò il Cavaliere Poppyseed. “Comunque ha detto che in caso foste tornati potevo ricevere qualsiasi cosa aveste recuperato.”
Sbattei gli zoccoli per terra. “Avevo avuto l’impressione che queste cose fossero importanti per voi pony! O almeno per lei, considerando che ho rischiato la vita per ottenerle!”
“Non si aspettava affatto che sopravvivessi,” intuì SteelHooves. Dal suo tono sembrava voler fare personalmente quattro chiacchiere con l’Anziana.
Guardai in cagnesco la giumenta in armatura potenziata magicamente. “Bene. Posso segnalare che le ricerche di Occhiorosso sugli Incantesimi di Elusione sono state distrutte.” Non ne avevo recuperate nessuna, e non le avrei date a questi pony nemmeno se lo avessi fatto. Ma sapevo che almeno una parte di quelle ricerche erano state completate con successo. Potevo dirle almeno questo. Ma a pensarci bene, al diavolo questi pony.
“Ho recuperato gli schemi del Motore Alimentato a Radiazioni. E sono pronta a darveli…” dopo averne fatte delle copie, ma non sentivo il bisogno di dirglielo. Non avevo alcun problema a dare ai Ranger d’Acciaio questa tecnologia. Ma intendevo darla anche a qualunque pony con la possibilità di implementarla. Questo era il genere di tecnologia di cui l’intera Equestria poteva beneficiare, ma non se era gelosamente custodita da un pugno di pony.
Detto questo, che io fossi dannata se non avessi ottenuto qualcosa in cambio questa volta. “... in cambio dell’accesso del Maneframe della Stable-Tec.”
Il cavaliere Poppyseed farfugliò. “Scusa? No, neanche per idea…”
Calamity si mise vicino a me, fissandola con uno sguardo pericoloso. “Non mi sembra che lo stiamo chiedendo. Siete in debito con Littlepip, e prenderemo questo pagamento. Ora perché non dobbiamo fare tutto in maniera amichevole?”
La giumenta cavaliere guardò verso SteelHooves per ottenere supporto.
“Sono un Paladino Stellato,” le ricordò il mio compagno ricoperto dall’armatura. “In assenza dell’Anziana, sono il Ranger più alto di grado in questa base. E ti ordino di portarla al maneframe della Stable-Tec.” Spostò il suo sguardò verso di me. “Mi assicurerò personalmente che Littlepip non acceda a informazioni vitali per la sicurezza dei Ranger d’Acciaio o al Ministero della Tecnologia Bellica.”
Il Cavaliere Poppyseed nitrì, ma si girò obbedientemente e iniziò a guidarci. “Ho il permesso di parlare liberamente, signore?”
“No.”
*** *** ***
La stanza era fredda e buia eccetto per le luci lampeggianti del maneframe. Dalle serrature alla porta, le torrette all'esterno e le impronte di zoccolo nella polvere potevo intuire che questa stanza non solo era riservata ma anche raramente visitata.
Diedi una zoccolata all'interruttore delle luci, ma la stanza rimase buia. Accesi la torcia del mio PipBuck e mi guardai intorno. Il faretto sul casco di SteelHooves prese vita con un ronzio, tagliando il buio con una lama di luce. Entrò dietro di me.
Invece di procedere direttamente verso il maneframe, concessi alla mia curiosità di trascinarmi in giro per l’enorme interrato. Sul lato opposto c'era la massiccia porta a forma di ingranaggio di una Scuderia. Era appoggiata all'ingresso aperto, staccata da esso. Dopo aver rimosso le bisacce ero a malapena in grado di intrufolarmi attraverso l'ingresso. A giudicare dal numero questa era la Scuderia 0.
Più in là si estendevano le stanze e i corridoi dell'ala manutenzioni di una Scuderia. Ma i corridoi sfociavano in grotte di fango poco profonde. Le stanze non erano state finite. Borse per gli attrezzi ed equipaggiamenti da costruzione giacevano sparpagliati ovunque. Diverse sezioni delle mura e dei soffitti erano collassate.
In un angolo trovai lo scheletro distorto di un pony di terra. Il pavimento attorno al pony era disseminato di bottiglie vuote. Scossi la testa quando notai che erano di liquore applejack. C’era un opale nero posato per terra vicino ai logori resti di un ricollettore. L’osso inferiore della zampa anteriore sinistra del pony di terra indossava uno dei primi modelli di PipBuck.
Ci collegai il mio PipBuck e trovai una sola registrazione audio. Mi sedetti, e la feci partire. La voce della registrazione era debole, quasi sommersa dai rumori di sottofondo di sirene e di bombardamenti.
“Non so proprio cosa dire. O, se per questo, a chi lo sto per dire. La buona notizia è che Sweetie Belle ha portato la mia famiglia sana e salva alla Scuderia Due. Non ho idea di dove sia Scootaloo, ma sono felice che non…”
Un rombo particolarmente forte coprì il resto, seguito da suoni di metallo e cemento che collassavano nella Scuderia incompiuta mentre l’apocalisse divorava la città al di sopra.
“... Fillydelphia è stata appena colpita. È andata… è tutto finito. Sono tutti morti… eccetto coloro che siamo riusciti a salvare. Che Celestia sia dannata, Applejack, perché non hai impedito che capitasse tutto questo? Non c’era nessuno che poteva impedirlo?”
Sentii dei click furiosi. Controllai il mio Pipbuck, ma il contatore delle radiazioni era al sicuro sul verde.
“No, no, no! Non è vero! La colpa non è di Applejack. Sì, ho più colpe io di lei. E so che non dovrei sentirmi così, ma mi capita qualche volta. Ma immagino che tutto questo non importi più. Sono tutti morti ora. Anch’io ormai sono morta. Non sopravvivrò al megaincantesimo solo perché sono scampata all’esplosione. Non siamo riusciti nemmeno a mettere su la porta. Le radiazioni mi uccideranno.”
Il cliccare veniva dalla registrazione.
“Volevo solo dire a tutti coloro che mi sentiranno che mi dispiace. Anche se non è colpa mia, tutti quei puledri sono morti. Mi dispiace ancora. Ho cercato di metterci una pezza. Davvero.”
*** *** ***
SteelHooves mi stava chiamando.
“Sto bene!” risposi, asciugandomi le lacrime dagli occhi. “Sarò fuori tra un minuto.”
Prima di strisciare indietro mi inginocchiai e presi coi denti la sfera di memoria. Una volta tornata nel vero seminterrato misi la sfera nella sacca e procedetti verso il maneframe della Stable-Tec.
Il maneframe fu una sfida complessa, ma o io ero diventata più abile o quello di Pinkie Pie era stato più facile. Scaricai tutte le informazioni che potevo sulle varie Scuderie e iniziai a setacciarle per trovare l’informazione che mi interessava di più. La posizione della Scuderia 101.
La trovai e la risposta mi sorprese.
Quando mi riunii con i miei amici fuori dalla cittadella dei Ranger d’Acciaio, dopo aver dato al Cavaliere Poppyseed gli schemi che le avevo promesso, dissi a tutti quello che avevo imparato.
“La Scuderia 101 è stata costruita dentro la Everfree Forest.” Gli sguardi e i boccheggiamenti furono esattamente quelli che mi aspettavo. “A quanto pare sembra che si trattasse di un vecchio castello su un pezzo sicuro di terra nel centro di quella zona. È lì che la Stable-Tec ha costruito la loro ultima Scuderia.”
Xenith fu la prima a fare una connessione particolare. “Quindi Occhiorosso sta costruendo la sua fortezza nel mezzo della Everfree Forest... e sta bruciando la foresta attorno? Perché?”
“Difficile mantenere un’armata in crescita in un posto dove la fauna tenta di sventrarti e succhiarti i fluidi.” teorizzò Calamity.
“Agricoltura,” risposi con la mia ipotesi. “L’hai detto tu stesso, Calamity. La Everfree Forest non è stata mai colpita da un megaincantesimo. Per quanto riguarda la coltivazione la Everfree Forest è uno dei pochi posti che non è mai stata toccata da radiazioni o contaminazione.”
Xenith condivise la mia linea di pensiero. “E dopo gli incendi il suolo sarà ricco di sostanze nutritive provenienti dalle ceneri.” Suonava sinistra, cadendo inconsciamente in quella specie di parlare rimato che ero abituata a sentire da Zecora. “Ho lavorato per mesi riciclando carburante per lanciafiamme per Stern. È chiaro che ne stavano stoccando parecchio per questa operazione.”
“E quando avrà finito metterà un muro attorno all’intera zona e avrà il completo controllo sul cibo,” concordò SteelHooves, dando uno sguardo indietro verso il Muro che Occhiorosso aveva eretto attorno ai due terzi della città. “È così che agisce.”
*** *** ***
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“Pensi che le piacerà?” chiese Apple Bloom, curando un delizioso modellino di un quasi monastico villaggio interamente circondato da mura. Il design sembrava familiare; avevo visto i resti di questo modellino nell’espositore fuori dalle stanze dell’anziana Blueberry Sabre.
“Lo amerà,” sentii e mi sentii dire. La voce era vagamente familiare, e mancava completamente della pronuncia di campagna della giumenta più giovane. Questa Apple Bloom, vestita con un abito formale in cui non si trovava ancora a suo agio, non era più vecchia di me.
“Credi che Le piaceranno le merlature?”
“Amerà le merlature,” la rassicurò gentilmente il mio ospite. “Le merlature vanno bene.”
“E la luna nel cortile centrale? Forse avrei dovuto mettere una luna piena invece di una luna crescente...”
“Amerà la luna. La luna va bene.”
Apple Bloom trottò nervosamente attorno al tavolo, lanciando occhiate al modello da ogni angolazione. La stanza in cui ci trovavamo era di un marmo bianco brillante, con morbide tende e filigrane dorate in tutti i risvolti. Se non eravamo in un palazzo, allora qualcuno aveva fatto delle follie per farlo sembrare tale.
“E la torre? È troppo corta? O forse troppo alta?” Apple Bloom si portò gli zoccoli alle orecchie, frustrata. “Arrrugh! Non so nemmeno se alla Principessa Luna piacciano le torri! Perché non l’ho chiesto prima?”
Il mio ospite fece un nitrito paziente. “Amerà le torri. Le torri sono molto belle.”
Apple Bloom reagì come se fosse stata colpita. “Belle? Ma devono essere perfette!” l’agitazione di Apple Bloom era così forte che stava quasi per decollare. Sembrava che la giovane giumenta sarebbe stata vittima di autocombustione per stress.
“Calmati adesso, ragazza. Sono sicuro che la Principessa Luna amerà tutto.” Mi sentii sorridere mentre queste parole rassicuranti mi uscivano dalla bocca. “La Principessa Celestia voleva il migliore architetto di tutta Equestria per questo progetto, e ha fatto in modo di ottenerlo.”
Apple Bloom tremò per un momento, poi si calmò con un sospiro. “Grazie ancora, Zio Orange, per avermi accompagnato a incontrare la Principessa. Non penso che sarei riuscita a farcela da sola.”
“Stai facendo una figura migliore di quanto tua sorella sia mai riuscita a fare. Ma cerca di controllare la tua parlata di campagna. Ricorda, parlando in maniera raffinata mostri a tutti che sei raffinata.”
“Sì, Zio Orange. Me ne… Lo ricorderò[5].” Apple Bloom tornò ad essere agitata, ma in un modo più controllato.
“Dovresti essere orgogliosa,” disse lo zio Orange incoraggiandola. “Questo è il tipo di progetto che ti renderà famosa in tutta Equestria.”
Apple Bloom annuì soltanto. La fama non sembrava interessarle. Però, “Coi soldi che ci... scusa, che prenderò per questo potrò... espandere i miei affari. Assumere degli aiutanti. Forse iniziare a cercare altri tipi di prospettive.” Alzò lo sguardo mostrando un sorriso. “Scootaloo dice che le piacerebbe investire ora che la Red Racer sta andando così bene. Forse costruire una compagnia insieme...”
La voce di Apple Bloom si affievolì di colpo. Un’altra presenza era entrata nella stanza. Una molto importante. Il mio ospite si abbassò con grazia in un inchino. Apple Bloom seguì rapidamente il suo esempio.
Ero in compagnia di una Dea!
Non una di quelle blasfeme pseudo-dee mostri-alicorni. Mi stavo inchinando di fronte alla Dea del Sole a cui avevo pregato da quando ero una piccola puledra: Celestia stessa!
Era maestosa oltre ogni descrizione: un’alta, bianca, normale alicorno la cui criniera e coda ondeggiavano di colori, il Suo fianco decorato con il simbolo del sole stesso. Era aggraziata, gentile ed eccellente in tutto.
“Per favore,” Si rivolse a noi graziosamente, “Alzatevi, miei piccoli pony. È una gioia vedervi.”
Mentre il mio ospite si alzava, la Principessa Celestia (squee! squee! squee!) si mosse attorno al tavolo, dando occhiate favorevoli al modello. “Quindi sarà questa la nuova accademia di Luna?”
Apple Bloom annuì nervosamente, incapace di parlare.
“Sembra incantevole.”
Apple Bloom squittì, “Grazie, Vostra Maestà!”
Le orecchie di Celestia si alzarono. “Ah, ed eccola che arriva. Sareste così gentili da lasciar parlare me per prima?”
“Ma certo, Vostra Maestà,” disse il mio ospite rapidamente. Celestia si voltò e sia Apple Bloom che suo zio seguirono il glorioso sguardo della Principessa.
La Principessa Luna entrò passando tra due tende. Il suo colore blu scuro era impressionante, eppure decisamente fuori posto con il resto del palazzo. Era molto più piccola della Sua regale sorella più anziana (e, se per questo, delle pseudo-dee)... aveva quasi la dimensione di un normale pony. Mentre la Principessa Celestia risplendeva di bellezza, la Principessa Luna mi sembrava semplicemente… carina.
Il tipo di carina che mi avrebbe generato pensieri impuri se il pony nella mia testa non fosse già troppo occupato a rimbalzare avanti e indietro in stile Pinkie Pie rilasciando un’infinità di rumori squittenti.
“Sorella? Mi hai chiamato?”
“Sì, Luna cara. Ho riflettuto a lungo su quella scuola di magia che mi avevi proposto. E ho deciso di mandare tutti i tuoi studenti sulla luna.”
Luna si congelò sul posto. La sua bocca spalancata. Che poi richiuse lentamente. “Tu non lo faresti…” Potevo vedere le rotelle nella Sua testa che iniziavano a girare di nuovo. “E non potresti. Senza gli Elementi dell’Armonia, non sei neanche lontanamente vicina a quel tipo di potere, cara sorella.”
Che stava accadendo?
Apple Bloom, che o non aveva capito lo scherzo o non se la sentiva di mettere a disagio Luna, parlò rapidamente. “Intende il Canyon della Luna Crescente.”
La Principessa Celestia sorrise, ma inclinò la testa verso Apple Bloom con uno sguardo che suggeriva che avrebbe preferito che la giovane architetto non concludesse lo scherzo così presto.
La Principessa Luna lanciò alla sorella uno sguardo, poi si mosse verso il tavolo, e spalancò gli occhi. “Questo...?” Guardò in alto, con le lacrime negli occhi. “Questa sarà l’Accademia di Luna per Giovani Unicorni? Una scuola magica tutta per me? Come la tua?”
La Principessa Celestia sorrise e carezzò col muso la Sua sorella più giovane. “Buon compleanno, sorellina.”
La bocca di Apple Bloom restò spalancata finché il mio ospite non gliela richiuse con uno zoccolo. Rossa per l’imbarazzo, fece un cenno con lo zoccolo sopra il modello “La Principessa Celestia ci ha dato...” Fece una pausa, guardando la Principessa per essere sicura di avere il permesso di parlare. La Principessa Celestia sorrise facendo un cenno con tenerezza negli occhi. “... la Valle di Littlehorn nel Canyon della Luna Crescente per costruirla. È isolata, lontana da ogni pericolo...”
“O qualunque villaggio,” notò la Principessa Luna, lanciando a Sua sorella un’occhiata un po’ più gentile, ma comunque un’occhiata. “E molto lontana da Canterlot e dalla tua stessa scuola.”
La Principessa Celestia annuì. “Volevo offrirti una base di partenza equa, senza che pony potessero fare paragoni nel caso le scuole fossero state fianco a fianco, e senza studenti distratti da rivalità.” La Principessa diede un rapido sguardo ad Apple Bloom quando aggiunse. “E so che stavi considerando Ponyville, ma non volevo che giovani puledri e puledre potessero vagare nella Everfree Forest.”
Luna roteò gli occhi. “Andiamo, sorellona. Nessun puledro è abbastanza folle da vagare in quel posto. Abbi fede nei miei studenti...”
Apple Bloom stava facendo quel genere di faccia che suggeriva il suo desiderio di essere in un altro posto.
“... l’unica cosa entro un giorno di vagone da Littlehorn sono alcune zebre della giungla.”
“Sì,” annuì la Principessa Celestia. “Ci saranno zebre amichevoli non molto lontano se avrai bisogno di assistenza. E presto molti dei tuoi studenti avranno i loro piccoli di drago; quindi, se qualcuno avrà bisogno di contattarti, sarà solo a uno starnuto di distanza.”
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*** *** ***
Stavamo volando tra Fillydelphia e Manehattan. Per quanto volessi dirigermi dritta alla Tenpony Tower, l’avvertimento che DJ Pon3 mi aveva mandato era tra le mie priorità, quindi avevo chiesto a Calamity di portarci prima alla Giunzione R-7. Se stava accadendo qualcosa di brutto allo Spaccazoccolo, qualcosa di cui Homage pensava dovessi occuparmi per prima, allora non volevo perdere tempo.
Ciò mi dava comunque un bel po’ di tempo per pensare. E la maggior parte di quel tempo era spesa a pensare alla sfera di memoria che avevo trovato a fianco dello scheletro della povera Apple Bloom. Il pony nella mia testa aveva smesso di danzare per aver visto le Dee solo dopo un giorno, ed impedirmi di rivivere quella memoria continuamente era stata persino più dura del bisogno di assumere le Ment-ali Party-Time. E almeno con quest’ultimo mi aiutava il fatto di non averne nessuna a disposizione. Le voglie arrivavano senza un modo semplice per soddisfarle. Ma queste… non potevo gettare via una sfera di memoria delle Dee! Meritava di essere messa su un altare.
Giocai momentaneamente con l’idea di prendere la Cattedrale per me, con il desiderio di trasformarla in un tempio a Celestia e Luna, con la sfera di memoria come reliquia sacra. Era un sogno a occhi aperti sciocco, e passò. Mi capitò anche di rivisitare la nozione di Luna che mi stuprava con le Sue ali, questa volta come una fantasia invece che una bestemmia. Mi fermai quando la mia immaginazione iniziò ad andare troppo in là, e punii me stessa sbattendo la testa ripetutamente contro il fianco del Bandito dei Cieli fin quando Calamity non mi minacciò di atterrare se non avessi smesso.
Ci volle un po’ prima che le altre implicazioni di quello che avevo visto iniziassero a farsi largo nella mia mente.
Littlehorn. Era un nome che avevo sentito prima in diversi contesti. Ma le parole dell’Osservatore erano quelle che mi rimaste più impresse:
Il Massacro di Littlehorn spezzò il cuore della Principessa Celestia. Dopo di quello, circa a metà della guerra, la Principessa Celestia decise che Lei non era più il pony giusto per condurre Equestria. Quindi Lei fece un passo indietro e abdicò la Sua posizione a Sua sorella, la Principessa Luna.
Mi guardai attorno. Velvet Remedy era di nuovo persa dentro la sfera di memoria di Fluttershy. Pyrelight, la cui aura era appena il doppio della sua grandezza, si era addormentata contro la spalla sinistra di Velvet e stava russando altezzosamente. Stavo condividendo il Bandito dei Cieli con SteelHooves e Xenith. Calamity era davanti, a trainare il mezzo.
Bè, se c’era qualcuno che lo sapeva, quello era SteelHooves.
“Cosa accadde a Littlehorn?”
Sia SteelHooves che Xenith furono sorpresi dalla domanda. Si guardarono l’un l’altro prima che SteelHooves mi rispondesse semplicemente “Un disastro.”
Tremai, già sapendo che non volevo sentire la risposta. Ma parte di me ne aveva bisogno. “Racconta.”
“Littlehorn era una scuola. Puledri e puledre unicorno, molti dei quali erano ancora troppo giovani per avere i loro cutie mark, vivevano lì e venivano addestrati da alcuni dei migliori maghi di tutta Equestria,” iniziò lentamente SteelHooves. “Una sera, verso il crepuscolo, poco dopo nove anni dall’inizio della guerra, un convoglio zebra entrò nella Valle di Littlehorn. Due dozzine di legionari Zebra e tre grandi vagoni coperti. Quando non hanno risposto agli approcci pacifici, la matrona della scuola ha attivato le difese della scuola...”
“Non conoscevano la vostra lingua.” interruppe bruscamente Xenith. “Non erano soldati di prima linea. Era un convoglio di rifugiati. Giumente e piccole zebre che stavano cercando di andarsene dal fronte!”
“Lo so!” replicò duramente SteelHooves. “Se ne accorsero quando fu colpito il primo vagone e videro i morti! Ma a quel punto era troppo tardi.” Si voltò verso di me. “Era troppo tardi. Il convoglio zebra aveva assassini che indossavano mantelli zebra dell’invisibilità...”
“Ce n’era uno.” corresse Xenith. “Un padre la cui famiglia era stata uccisa nell’attacco a sorpresa della vostra scuola.”
“Gliene bastava uno,” ringhiò SteelHooves. “La scuola era piena di puledri. E le zebre fecero saltare una bomba al gas all’interno. Fu una Canterlot in miniatura. Le bastarde striate uccisero… tutti… quanti a Littlehorn!”
Stavo iniziando a piangere. “Va bene… per favore… non ne voglio più sentire parlare.”
*** *** ***
Non mi stavano dando attenzione.
E comunque non mi sentivo molto decisa. Ero ancora intorpidita dalla tristezza. Littlehorn era stato il punto di svolta della guerra, e il pony nella mia mente aveva capito con dolorosa lentezza che Littlehorn aveva finito per distruggere tutti coloro che avevano avuto a che fare con quel posto. Iniziai a capire. Il senso di colpa di Apple Bloom e di come sembrava aver indirizzato le sue scelte. Nulla comparato al senso di colpa e alla tristezza che la Principessa Celestia aveva provato per aver scelto Ella stessa la località. O gli effetti sulla Principessa Luna, i cui amati studenti erano stati massacrati fino all’ultimo.
“È stato dopo Littlehorn che le dannate zebre sono impazzite come delle manticore. Ogni combattimento si trasformò nel totale annientamento di una parte o dell’altra. Abbiamo colpito un vagone, e sì, è stato uno sbaglio. Hanno massacrato centinaia di piccoli puledri e poi ci sono diventate completamente pazze!”
“Non aveva nulla a che fare con Littlehorn,” disse Xenith solenne. “La guerra era cambiata. Non riguardava più il carbone o le gemme...”
Carbone e gemme? Eppure a ben pensarci aveva senso. Le zebre non erano come gli unicorni. Non potevano lanciare incantesimi o usare direttamente la magia. Avevano bisogno di produrla tramite pozioni, di infonderla in feticci o altrimenti legarla a degli oggetti perché la loro magia funzionasse. E con la possibile eccezione delle Giare Spirituali, le gemme erano il contenitore perfetto per i miglioramenti magici. Qualunque società che volesse avanzare nelle scienze arcane aveva bisogno di treni pieni di gemme. Era facile per i pony. Le nostre terre ne erano ricche. E le fattorie di rocce le facevano crescere. Ma se le terre delle zebre non avevano gemme… e avevano il carbone...
Fui tirata fuori dalla mia distrazione mentale quando SteelHooves avanzò verso Xenith. “Quindi ammetti che la tua intera dannata specie ha avuto un fottuto crollo mentale!”
“Non la mia,” insistì Xenith. “Abbiamo visto che voi pony eravate caduti preda dell’influenza delle stelle. Non potevamo concedere riposo, né aspettarci clemenza da una nazione governata dal male cosmico.”
“Cosa?!?” dissi ciò che SteelHooves gridò.
“Avete o non avete scelto di seguire la campionessa delle stelle malvagie, Nightmare Moon?”
“Cosa? Stai... cosa!?” SteelHooves si voltò calpestando con forza il pavimento, fin quando Calamity ci minacciò di nuovo di far atterrare il Bandito dei Cieli e di farci un bel discorsetto.
“Aspetta...” dissi lentamente. “Stai dicendo... che la ragione per cui la guerra andò così male... fu perché le zebre non riuscivano a capire la differenza tra la Principessa Luna e Nightmare Moon?”
Da lotta per le risorse a guerra santa in dieci secondi spaccati.
“Non erano lo stesso fottuto pony!” urlò SteelHooves a Xenith, adesso più perché non poteva urlare alle zebre del passato. “Noi… non non abbiamo più seguito Nightmare Moon da quando la Principessa Celestia imprigionò Luna sulla fottuta luna per mille anni.” Il Ranger d’Acciaio stava tremando. “Non. Sono. La. Stessa. Cosa!”
Velvet Remedy era uscita dalla sfera di Fluttershy e stava guardando la scena confusa. SteelHooves si voltò verso noi due e ringhiò, “Diteglielo.”
“Non sono la stessa cosa” dissi fermamente. Poi presi nota del silenzio vicino a me. Lanciai uno sguardo a Velvet Remedy.
“Onestamente,” sussurò, “la questione non è molto chiara nemmeno a me. Ho sempre pensato che fosse una specie di crollo psichico.”
“Arrugh!” SteelHooves sembrava pronto a uccidere qualcuno. Il che, considerando chi era SteelHooves, mi spaventò sul serio. “I crolli psichici non portano a trasformazioni fisiche!”
Annuii, perfettamente d’accordo… A meno che non fosse la criniera di Pinkie Pie, pensai, ricordando quello strano cambiamento alla fine della sua discussione con Twilight Sparkle.
SteelHooves si riscosse visibilmente. La sua voce cambiò da un urlo arrabbiato a un tono basso, costante e tagliente. “Quindi non c’è mai stata alcuna possibilità di diplomazia dopo quel fatto, vero?” Ero certa che dietro il suo visore, gli occhi erano puntati su quelli di Xenith. “L’invito alla Cresta Spaccazoccolo per i negoziati di pace... non ci sarebbero mai stati negoziati di pace, o sbaglio?”
Le orecchie di Xenith si appiattirono. Aveva cercato di essere ragionevole, e probabilmente stava capendo che quella era diventata più di una discussione poco amichevole. “Non ero lì. Per favore, ricordati che quella era altra gente, sia zebre che pony. Non noi.”
“Rispondi alla domanda.”
Xenith scostò lo sguardo. “Dalle storie che ho sentito,” sospirò tristemente, ”La pace era ben sperata, ma ci sarebbe stata pace solo se Nightmare Moon fosse stata rimossa. Sfortunatamente, i pony mandarono la Principessa sbagliata alla Cresta Spaccazoccolo.”
La notte divenne infinitamente più fredda. Attesi, con i nervi a fior di pelle, che cosa avrebbe fatto SteelHooves.
Con un ringhio finale, SteelHooves se ne andò nella parte più lontana del Bandito dei Cieli e si accovacciò, con l’intento di dormire. Cosa che sapevo che non stava facendo, ma stetti con riconoscenza al gioco.
“Tutto okay là dietro adesso?” ci chiese Calamity.
La mia risposta fece eco a quella di SteelHooves al Cavaliere Poppyseed.
“No.”
*** *** ***
Trovammo il segnale quasi a un’ora di distanza dalla Giunzione R-7. Non veniva dallo Spaccazoccolo.
“...ta automatica di emergenza della Scuderia Due della Stable-Tec. Inizio messaggio.”
La voce meccanica diede spazio a una che credevo che non avrei mai più sentito. La voce della nostra Capogiumenta.
“Littlepip, Velvet Remedy, se una di voi riesce a sentirci... prego che siate ancora vive là fuori per sentire questo messaggio. Per favore, se voi... o se qualche pony amichevole può sentire questo messaggio... la Scuderia Due è sotto attacco. Non sappiamo chi siano o da dove arrivino. Ma sono riusciti in qualche modo ad aprire la porta frontale e a uccidere tutti quelli all’interno! Ho evacuato tutti i sopravvissuti nell’ala della Sicurezza e della Capogiumenta. Ma ora che siamo tagliati fuori dal frutteto stiamo finendo il cibo. Gli invasori sembrano attendere solo la nostra uscita. Se potete sentire questo messaggio, per favore, salvateci.”
Il sangue mi si tramutò in ghiaccio. Analizzai il segnale. La trasmissione proveniva dallo stesso trasmettitore che il padre di un puledro morente aveva una volta lasciato all’interno della cisterna sotto il monumento a Big Macintosh. La voce meccanica ritornò.
Casa!
“Il messaggio si ripeterà. Questa è una chiamata automatica di emergenza della Scuderia Due della Stable-Tec. Inizio messaggio...”
O Dee...
“C-Calamity, svolta adesso! Dobbiamo andare alla Scuderia Due! In fretta!”
“Ehm… Littlepip? Sto per collassare qui. Che cosa...”
Tolsi il mio auricolare e feci sentire il messaggio a tutti. Dopo le prime dieci parole, Calamity stava già virando e portandoci verso la nostra nuova rotta.
“No...” sussurrò SteelHooves. “Dannazione a loro, no!”
Mi girai verso il mio amico Ranger d’Acciaio. “No cosa?” E poi capii in quale crociata l’anziana Blueberry si era precipitata nel momento in cui ero fuori dai giochi.
“Mi dispiace, Littlepip. Ho fatto tutto ciò che potevo per far credere che prendere la Scuderia Due fosse un errore. E ce l’ho fatta per decenni. Ma dopo che voi due siete apparse, e hanno capito che c’era ancora una Scuderia funzionante là sotto …”
“Era. Questa. La. Tua. Missione!?” Mi avvicinai a grandi passi, il mio sguardo feroce quasi abbastanza forte da disintegrare il pony ghoul. “Valutare se la Scuderia Due era facilmente conquistabile?!”
Replicò rabbrividendo. “Ho persino tentato di offrire al suo posto la Scuderia Ventinove.”
Saettai sui miei zoccoli, la mente in bilico sul bordo di un abisso oscuro mentre cercavo di lottare per ricordare se, nella mia violazione dell’entrata della Scuderia Ventinove, potessi aver lasciato tracce che gli esperti tecnologici del Ministero della Tecnologia Bellica potessero aver usato per riuscire a passare la porta della mia Scuderia.
Velvet Remedy mi prese con un zoccolo, trattendendomi. “Se i Ranger d’Acciaio stanno assaltando la nostra casa” disse con dell’acciaio nella sua voce, “Abbiamo bisogno di lui.”
“O forse è meglio che ti lasciamo qui,” sentii dire da Calamity, che fissò SteelHooves con uno sguardo piatto. “Perché mi sto dirigendo alla Scuderia Due, e quando sarò lì ho in mente di uccidere un bel po’ di Ranger d’Acciaio!”
Nota: Nuovo Livello.
Nuovo vantaggio: Infuso di Rafforzamento delle Ossa - Con questo vantaggio i tuoi arti ora ricevono solo il 50% del danno che subirebbero normalmente (nota: Infuso di Rafforzamento delle Ossa e il vantaggio di impianto cibernetico Articolazioni di Adamantio si escludono a vicenda).
[1] Si è cercato di rendere un gioco di parole intraducibile. Nell’originale SteelHooves chiede “Can we talk?” (Possiamo parlare?) e Littlepip risponde “Candy Hawk? Sorry, don’t think I’ve heard of her” (Candy Hawk? Mi spiace, non credo di aver mai sentito parlare di lei). La finta incomprensione continua anche nella risposta successiva.
[2] Nell’originale, love and tolerate the shit out of her.
[3] Nell’originale, Lookout Plateau.
[4] Nell’originale, Froggy Bottom Bog.
[5] La prima parte della frase aveva una pesante inflessione dialettale, impossibile da rendere in italiano.